San Marino. Elementare analisi in vista del prossimo bilancio dello Stato … di Alberto Forcellini

Le forze politiche scaldano i motori in vista del bilancio previsionale dello Stato e già si affollano comunicati, post sui social, richieste di ogni tipo. Nell’immensa diversità che ne connota la pluralità di identità, l’unico tratto comune che sembra unirle comprende due cose dimenticate: l’enorme debito ricevuto in eredità dal Paese dalla passata legislatura e le spese dell’emergenza sanitaria.

San Marino non ha accesso ai finanziamenti europei, che sono di là da venire per via dei veti incrociati sul Ricovery Fund (750 miliardi) e che comunque sono nuovo debito per tutti i paesi comunitari che vi accedono. Pertanto, le trattative non possono che riguardare le condizioni di rientro, cioè gli interessi. Chi non ha problemi: sono i paesi come la Germania, o anche la Svizzera, che non è in Europa, ma che riesce a mettere sulla bilancia 800 milioni di euro per acquistare il vaccino anti Covid e un miliardo per il sostegno alle imprese. Francia, Spagna, Inghilterra hanno un debito molto elevato.

Per tutti loro, è una gara al denaro che costa meno, dalla quale la Repubblica comunque è esclusa. Infatti, già dalla scorsa estate si stanno percorrendo altre strade, che sono quelle dei mercati e la possibilità di finanziamento da Paesi amici. E comunque, il nodo rimane sempre legato alle condizioni di rientro, ma anche all’uso che verrà fatto di questo denaro. Quando arriverà bisognerà avere le idee molto chiare.

Finora, le voci più impegnative sono state sicuramente la Sanità e il supporto alle banche. Si pensi al 5 ter per ripianare l’enorme debito di Cassa di Risparmio. A questo punto arriva però qualche timida buona notizia. La prima proprio da Cassa, dove la nuova governance ha messo a punto un piano di sviluppo che prevede il riequilibrio di bilancio a tempi brevi e soluzioni per una nuova redditività, che dovrebbe portare sollievo anche al famoso 5 ter di celliana memoria. Anche Banca Centrale ha invertito la rotta degli ultimi dieci anni, registrando per la prima volta un attivo di bilancio.

Certo, siamo ancora in fondo al pero e ce ne vorrà per arrivare fino in cima… Ma un’altra piccola novità, che forse non ha ancora avuto abbastanza riscontro, è il fatto che i risparmi evidenziati sia da Carisp sia da BCSM sui costi gestionali, sono stati possibili grazie ad accordi aziendali fatti direttamente con i dipendenti, senza la trattativa sindacale. Poi c’è anche un discorso piuttosto latente: quello delle responsabilità. Viene da chiedersi se di fronte a reati presumibilmente penali, valga la manleva (anche questa di celliana memoria) e se il tribunale potrà fare il suo lavoro.

L’altra novità, che si spera porti buoni frutti è costituita dagli strumenti normativi per il rientro di capitali. Abbiamo visto nei tre anni appena trascorsi, un fiume di denaro che è scivolato via fuori confine. Scelte sbagliate sul sistema bancario hanno minato alla radice la credibilità e l’accountability del sistema sammarinese. Checché ne dicano gli allora protagonisti. E ora non sarà facile recuperare il terreno perduto.

La sfida del bilancio, oltre a quella finanziaria, è quella di riposizionare il sistema. Abbiamo vissuto un crollo di fiducia, oltre che economico, da cui non sarà facile uscire. Non illudiamoci che da fuori non sappiano, o non abbiano visto cosa è successo negli ultimi anni e come una politica di bassissimo livello abbia fatto di tutto per assecondare il progetto di default del Paese. Sono anche queste le ragioni per cui nel recente assestamento si registra il profondo impatto avuto dalla crisi innescata dal covid. Fra entrate tributarie ed extra-tributarie vi è una diminuzione di oltre 40 milioni di euro. Complessivamente lo sbilancio è tra i 90 e i 95 milioni. Sarà una banalità, ma se San Marino avesse potuto contare sulle risorse, o parte di esse, che negli anni passati sono state buttate dalla finestra, oggi sicuramente la situazione sarebbe migliore.

Da tenere sotto stretta osservazione il mondo del lavoro: 42 per cento di riduzione di personale dipendente, 1121 nuove assunzioni in meno, settori che stanno ripiombando nella totale inattività, come quelli legati al turismo e al suo indotto. Per fortuna che San Marino ha mantenuto la sua autonomia nelle ordinanze di chiusura dei locali, altrimenti sarebbe stato un crollo totale. E questo, bisogna ammetterlo, è stato grazie alle scelte fatte sulla gestione dell’emergenza sanitaria potenziando l’assistenza territoriale, in maniera da non intasare l’ospedale, e aumentando i controlli. La convivenza con il virus sarà lunga, almeno tutto l’inverno ed è comprensibile che le autorità competenti facciano di tutto per evitare un nuovo lockdown.

Va da sé che in una situazione così complessa, bisogna saper navigare. I risparmi, le riforme, gli investimenti oculati, il recupero del maltolto in tutti i casi in cui è possibile, sono percorsi obbligati, ma ci vuole tempo, anche perché ogni piccolo passo in avanti modifica degli equilibri preesistenti. E forse non tutti sono disponibili ad accettarli. Soprattutto quelli che ogni giorno predicano cosa bisogna fare.

a/f