Le persone sono sempre diverse da come posso sembrare al cosiddetto uomo della strada. Così accade anche nella Repubblica di San Marino.
Una feconda e radicata comunità dove molti, non tutti ovviamente, si interessano alla vita altrui perchè non hanno probabilmente una vita loro. Medesimo approccio anche alle nostre latitudini reggiane.
La gente è incuriosita da coloro che non elargiscono attenzione e confidenza a qualsiasi interlocutore, occasionale o di frequentazione per ragioni professionali.
Una donna sola viene ritenuta inavvicinabile, boriosa, scontrosa esclusivamente poichè non si interrelaziona con chiunque. Pertanto vi racconto una mia cara amica, anzi una sorella acquisita, Elisabetta Righi Iwanejko.
Tralasciamo le sue incontrovertibili testimonianze di una carriera prestigiosa e di elevato spessore manageriale-diplomatico-culturale come illustrato ampiamente nell’articolo con la photogallery di un’esistenza vissuta intensamente.
Elisabetta è una persona di estrema sensibilità che si batte da sempre per i più deboli e contro le ingiustizie. Una vocazione solidale applicata durante le sue esperienze nel mondo dell’associazionismo.
Un insegnamento ricevuto dai propri genitori, in particolare dal padre, medico che ancora oggi viene ricordato per la sua encomiabile disponibilità oltre che per la competenza.
Un dovere civico tramandato dalle istituzioni dell’Antica Repubblica. Elisabetta è un personaggio da scoprire soprattutto nel quotidiano da coloro che hanno l’onore e il privilegio di avere la sua amicizia, la sua stima, la sua fiducia.
Fiducia è una parola che Elisabetta definisce suprema premessa di identificazione di un’amicizia autentica e non amicizia di comodo o peggio amicizia di interesse.
Questa è Elisabetta vista da vicino, una donna speciale, una persona semplice, una cittadina che ama la propria nazione. Elisabetta che agisce con la testa, il cuore, l’anima. Un tesoro di amica.
Salvatore Occhiuto