San Marino. Emilio Della Balda quando denunciavo la corruzione della Banda Bassotti

Accetto le pubbliche scuse di Enrico Lazzari perché è manifesta la sua onestà intellettuale. Lo ringrazio perché mi dà l’opportunità di scrivere sulla associazione a delinquere formata da politici, giudici, massoni, che complottò per eliminarmi dalla politica e dalla professione.

In Consiglio facevo un’ opposizione vera al governo dei farabutti. Prima da solo, poi con Movimento democratico, poi insieme a AP, denunciavo la corruzione della Banda Bassotti. Il Movimento Democratico del quale ero il leader fondatore, era scomodo e conduceva una grande politica per l’alternativa di governo, per le riforme e per la moralizzazione. Ricordo le prime battaglie contro il pastrocchio del Parcheggione, la camorra del Palazzetto dello Sport, la speculazione e le ruberie del Piano Regolatore, la corruzione dilagante. Tante altre battaglie sulle quali cresceva nel Paese il consenso verso MD e AP nonostante la compravendita del voto, le campagne elettorali miliardarie, il clientelismo sfrenato, le pressioni e i ricatti. Una coraggiosa lotta politica, della quale sono orgoglioso, negli anni dei grandi traffici che hanno portato all’assedio della Guardia di Finanza e all’ umiliazione della Repubblica.

Ci tengo a distinguere nettamente i ruoli tra me perseguitato politico da 30 anni e i persecutori affaristi che si sono arricchiti enormemente con le ruberie e che hanno portato alla rovina la Repubblica, diventata il porto delle nebbie.

E la persecuzione continua: divieto di pubblicazione dei miei articoli sui giornali locali; cacciata da una banca che avevo contribuito a riorganizzare e risanare; minacce, ammonimenti e qualcosa di peggio.

Dopo il ritiro dal Consiglio nel 1998 mi sono dedicato alla mia professione di consulente finanziario arrivando nei primi quattro posti delle classifiche italiane. Ebbene, l’associazione a delinquere è riuscita a farmi dimettere anche dal posto di lavoro causandomi un danno economico enorme.

Dal criminale ribaltone del 1986, prodotto con i soldi del “Conto Abete” e le conseguenti corruzioni, ad oggi non ho avuto tregua.

Termino dicendo che sono ugualmente sereno e contento di non provare odio verso i miei persecutori vecchi e nuovi che mi hanno colpito anche negli affetti familiari. Sento solo amore per il mio Paese e sete di giustizia.

Emilio Della Balda