Sono trascorsi cinquant’anni da quando abbiamo introdotto il ” governo del territorio ” coinvolgendo infrastrutture, sviluppo economico, ambiente. Con il primo piano regolatore ( fatto in casa! senza firma! ) abbiamo espresso gli obiettivi di integrazione, coesione sociale e partecipazione. Oltre 9 mila cittadini intervennero alle riunioni popolari durante le quali si svolse un grande dibattito fino al varo del piano che ha trasformato profondamente le politiche di governo del territorio, ha migliorato la qualità della vita delle persone, ha potenziato le attività economiche, ha prodotto la piena occupazione dei lavoratori.
Dieci anni dopo, il PRG è stato stravolto dalla speculazione, dall’affarismo e dal clientelismo favoriti dal governo. Da oltre 20 anni si attende un nuovo piano regolatore. Il PRG è uno strumento fondamentale dal quale non si può prescindere perché deve essere il guardiano del territorio a tutela di chi arriverà dopo di noi. Deve garantire che il territorio viene utilizzato nell’interesse pubblico. Deve rendere il territorio più gradevole, più agevole, più sicuro, più efficiente, dotandolo di tutte le infrastrutture necessarie al vivere civile. Deve proteggere il panorama, l’ambiente, i beni artistici, i centri storici. Deve contenere un piano casa impostato sul concetto di bene sociale del quale possano godere tutte le famiglie. Deve stimolare la cooperazione, garantire il coinvolgimento dei cittadini, definire la strategia di sviluppo, correggere gli errori del piano in vigore, assicurare la vivibilità, il rinnovamento architettonico e gli interessi generali.
La pianificazione territoriale è pertanto indispensabile. La politica urbanistica va riportata al dibattito pubblico incentrandola sugli obiettivi, sui problemi, sulle opportunità. Perciò, ancora una volta, la sfida è culturale. E’ tra innovatori e conservatori. E’ una sfida che può dare forza ed efficacia alle rappresentanze politiche e istituzionali in quanto non può esistere una pianificazione del territorio senza strategie condivise da tutti gli attori in sedi gestite dalle istituzioni democratiche. Il governo del territorio può derivare solo da un processo attivo e partecipato dai cittadini, mobilitando risorse creative, operando nella trasparenza, ricercando le migliori scelte possibili.
Il PRG va interpretato nel senso di un piano strutturale e strategico da attuare con un programma operativo. Il piano deve avere una scadenza con la quale si perdono i diritti di edificabilità non esercitati. Va consentita la perequazione dei diritti edificatori con politiche di compensazione verso il pubblico demanio e previsione della possibilità di spostare i diritti da un’area all’altra. Particolare attenzione va posta alla maggiore qualità degli edifici e al basso consumo energetico, nonché agli affitti sociali. Non va trascurato il recupero, ma anche la riqualificazione.
Dal governo e dal Segretario di Stato al Territorio, mi aspetto una proposta di piano, in tempi brevi, rivolta a chi lavora, a chi fa cultura, a chi fa impresa, senza escludere la fascia debole degli anziani, conciliando pianificazione e semplificazione.