San Marino. Energia responsabile: la sfida che ci aspetta come cittadini e come Stato … di Alberto Forcellini

“Caro concittadino, abbiamo tutelato la tua bolletta, ma la crisi energetica è alle porte. I mesi che ci attendono sono cruciali. Un solo metro cubo di gas risparmiato sarà fondamentale per la nostra economia. Consumare meno gas naturale possibile, dovrà essere l’obiettivo comune per il bene della nostra Repubblica e del nostro futuro. Contiamo sulla responsabilità personale di ognuno di noi”.  

Così scrive l’AASS ai cittadini, dopo aver tappezzato la Repubblica, pullman e tram con il manifesto che invita ad un uso responsabile dell’energia perché il bene di ciascuno è il bene di tutti. Ieri, l’annuncio ufficiale sul rincaro delle bollette, assolutamente contenuto rispetto al gas, indicizzato rispetto all’energia elettrica. Smentite tutte le voci finora sentite.

Lo slogan adottato per questa campagna informativa partita il 3 novembre scorso: “San Marino chiaAma San Marino”. San Marino è il nome del Fondatore, della Repubblica e della sua capitale, in una circolarità di valori ripresi dal verbo che regge la frase: chiamare. Il quale verbo ha una miriade di significati diversi, tutti di uso quotidiano, ma ha anche al suo interno la parola amare. Una parola che non deriva da altre, che significa solo se stessa e cioè avere un sentimento, un legame affettuoso, molto forte verso qualcuno o verso qualcosa.

Un messaggio ben diverso, scomposto, strumentale, confuso, incerto, è arrivato dalla politica, tutta. E anche dal messaggio urlato del sindacato, per il quale il caro bollette è uno degli aspetti dello sciopero generale. Qui invece, l’AASS afferma senza ombra di obiezione che la bolletta è stata tutelata (lo si è visto in questi ultimi mesi) e lascia intendere che sarà tutelata anche in futuro.

Resta solo da vedere se i sammarinesi “amano” la loro Repubblica e riusciranno a dare una risposta corale, positiva, efficace, così come hanno fatto nella prima fase della pandemia. Senza lasciarsi manipolare da coloro che, con sapiente uso mediatico, cercano di condizionare il pensiero e le azioni dei cittadini. E in questo caso, cioè quello delle energie, esattamente come per il Covid, la Repubblica deve sapersi barcamenare al meglio delle sue possibilità in un mare procelloso dove sono ben altri poteri a comandare.

Non è un caso che siamo sempre a guardare cosa succede al di fuori dei nostri confini perché, dagli stoccaggi ai rigassificatori, la situazione in Italia non è malissimo, ma le variabili sono tante e imprevedibili.

Ad oggi gli elevati prezzi energetici hanno già portato ad una diminuzione volontaria dei consumi, per altro facilitata dalle temperature ben più alte della media stagionale. In pratica, negli ultimi tre mesi (tra luglio e settembre) i consumi hanno fatto segnare un –8,5% rispetto allo stesso periodo del 2021, con addirittura un –13% nel solo mese di settembre e -25,6% per il mese di ottobre. Le autorità italiane hanno assicurato che gli stoccaggi sono al 90%, ma che comunque è difficile essere fiduciosi perché la crisi energetica è un problema internazionale e le variabili non dipendono unicamente dall’Italia. O meglio, ci sono delle variabili del sistema che non sono sotto il controllo di nessuno.

Tra queste c’è anche il meteo: con l’arrivo del freddo la crisi del gas è dietro l’angolo. Dopo un ottobre mite, il freddo fa aumentare i consumi e riaccende i timori sulle forniture e i prezzi delle bollette: ci sono difficoltà anche per il Gnl, il gas naturale liquefatto, una delle risorse principali per sostituire il gas russo. Tuttavia, senza il gas russo, le attuali forniture sembrano troppo risicate per coprire l’intero fabbisogno invernale. Per questo, lo scenario potrebbe cambiare presto. Per eliminare la dipendenza dal gas russo l’Italia ha stretto nuovi accordi per importare da altri Paesi. Nel giro di un anno la situazione si è ribaltata: per avere un’idea, nel mese di ottobre dall’Algeria è arrivato il 40,3 per cento del gas importato, mentre dalla Russia solo lo 0,6 per cento. Il Gnl ha costituito il 25,8 per cento delle forniture, l’Azerbaigian il 18,5, Norvegia-Paesi Bassi il 9 per cento e la Libia il 5,7.  I nuovi accordi hanno a malapena coperto le mancanze russe. Al momento, infatti, la situazione delle importazioni è in lieve deficit rispetto all’anno scorso: nel 2022 l’Italia ha importato 800 milioni di metri cubi in meno rispetto agli stessi mesi del 2021. In compenso, gli stoccaggi sono quasi pieni, ma sappiamo che coprono soltanto il 25 per cento circa dei consumi invernali. È un problema per quest’inverno, ma soprattutto per il prossimo, quando si dovranno riempire nuovamente gli stoccaggi.

Ecco perché è molto improbabile che i prezzi rimangano bassi. In più, è fondamentale che si lavori sulla diminuzione della domanda, e quindi dei consumi, per arrivare in primavera con quanto più gas possibile.

Non illudiamoci, il prezzo del gas è destinato a risalire. Gli aiuti che i vari governi mettono a disposizione delle famiglie e delle imprese sono dei palliativi, quindi non si può abbassare la guardia: i valori restano alti e cresceranno in inverno. L’invito di AASS non può essere sottovalutato, né dimenticato, sia dai cittadini, sia dall’intero apparato pubblico.

a/f