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  • San Marino. Enrico Lazzari: ”Politica e Magistratura, insieme, hanno appena delegittimato l’intero processo Conto Mazzini”

    Riceviamo e pubblichiamo

    Enrico Lazzari

    Politici e magistrati, insieme, in poche ore di Consiglio Giudiziario Plenario, hanno delegittimato il processo sammarinese del secolo: il cosiddetto Processo Mazzini, tardiva appendice biancazzurra della rivoluzionaria “Mani Pulite” italiana che, in Penisola come sul Titano, al grido di “onestà, onestà!”, ha spazzato via una intera generazione politica.

    E’ figlia di quella troppo repentina epurazione la crisi in cui San Marino e Italia sono piombate? Forse sì… Ma questa è un’altra storia. L’attualità è la conferma, forse già avvenuta (quando scrivo queste riflessioni il summit è ancora in corso) del pur indiscutibilmente autorevole Giudice Francesco Caprioli, titolare del secondo grado -il definitivo per la giustizia sammarinese- del processo che scriverà la storia moderna di San Marino. Sia ben inteso, il problema non è la conferma in sé visto il prestigio della figura in questione, ma la conseguente titolarità del medesimo nel giudicare un processo così storicamente e, perchè no, individualmente importante.

    Sì, perchè ogni sentenza che verrà emessa in quel procedimento dal Giudice Caprioli, oggi, sarà priva di ogni autorevolezza perchè esposta a pesanti dubbi di imparzialità e libertà di giudizio.

    Un caro amico giurista, tempo fa, mi spiegò che “la giustizia è come la moglie di Cesare”… Ha l’obbligo, peraltro imposto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), di essere sia terza che imparziale. Ma non solo di esserlo, anche di apparire tale. Deve essere, quindi, terza e imparziale sia nell’essenza che nell’apparenza.

    Può apparire terzo un giudice il cui incarico scade durante un processo, dove alla sbarra sfilano dei politici e dove la conferma del suo incarico è in mano agli avversari e ai compagni di partito degli imputati stessi? La risposta appare scontata…

    Ma, in questo caso, la vicenda è ben più complessa e chiama in causa l’intero assetto della giustizia sammarinese, quanto mai bisognosa di una urgente e radicale riforma, una esigenza esasperata dalle ombre che, ultima, la commissione parlamentare di inchiesta ha più o meno direttamente gettato su istruttoria e primo grado dello stesso processo Mazzini, infondendo il sospetto su una sorta di commistione fra un gruppo di potere e il giudice che ha istruito l’intero procedimento giudiziario, Alberto Buriani, oggi sospeso (per vicende non collegate al Processo Mazzini) in attesa di far piena luce sulla correttezza del suo operato.

    A gettare altre ombre sull’apparenza di terzietà e imparzialità di una sentenza ci sono poi una serie di coincidenze sfavorevoli. Caprioli, infatti, fu nominato, proprio per dirimere l’appello del “Mazzini”, ai tempi in cui il gruppo di potere occulto -così definito dalla Commissione di inchiesta- avrebbe vantato presunte commistioni sia in maggioranza che all’interno del tribunale sammarinese. Ma non solo, lo stesso Caprioli, in una precedente sessione del Consiglio Giudiziario, avrebbe -il condizionale è d’obbligo in questo caso- criticato la proposta di sospensione del giudice su cui le conclusioni della Commissione consigliare gettano ombre di commistione con lo stesso gruppo di potere occulto, Buriani appunto.

    Certo, semplici e sfortunate coincidenze… Ma capaci, da sole, di minare l’apparenza di imparzialità e terzietà di una sentenza di condanna.

    Coincidenze altrettanto sfortunate, al tempo stesso, delegittimerebbero, nello stesso modo, una eventuale sentenza di assoluzione minandone l’apparenza di terzietà e imparzialità. Fra queste la più palese è senza ombra di dubbio incarnata nei lavori odierni del Consiglio Giudiziario Plenario che, attraverso anche i suoi membri “non togati”, fra cui i compagni di partito degli imputati del “Mazzini”, rinnoverà l’incarico al Giudice titolare dello stesso procedimento di appello del Processo Mazzini… Una coincidenza temporale sfortunata, scomoda, ma capace, da sola, di minare l’apparenza di imparzialità e terzietà di una sentenza di assoluzione…

    Ciò significa che l’ultimo grado di giudizio -qualora non sia lo stesso Tribunale sammarinese, accogliendo una ricusazione depositata da un imputato nei mesi scorsi- non potrà essere realmente l’ultimo e la parola fine nel “processo del secolo” sammarinese non potrà arrivare ancora per anni e anni e non la scriverà la giustizia sammarinese ma la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

    Enrico Lazzari