San Marino. “Essere simili”, Di Stasio in mostra al Museo di Stato con un San Marino in chiave moderna … di Simone Sperduto

Ora diagonale San Marino“Essere simili”, Di Stasio in mostra al Museo di Stato con un San Marino in chiave moderna

E’ il volto del Santo Marino nel nostro tempo ad emergere dalle opere di Stefano Di Stasio, esposte al Museo di Stato, in una mostra a cura di Walter Gasperoni inaugurata il 16 ottobre. Sarà quindi possibile ammirare le tele (olio su tela) e i disegni dell’artista nella sede museale di Palazzo Pergami Belluzzi fino al 16 novembre. La fonte ispiratrice è il seicentesco San Marino esposto a Palazzo Pubblico e ritratto da Bartolomeo Gennari, proveniente dalla bottega del Guercino. Quella di Di Stasio è una versione in chiave moderna della sopracitata figura del santo che il Gennari ritrae in estasi ed abiti diaconali mentre tra le mani tiene la scultura compiuta delle tre torri simbolo della Repubblica.

Nel suo “Essere simili”, Di Stasio propone un San Marino dal volto decisamente più umano intento nel duro lavoro quotidiano di scalpellino. Nulla sembra essere ancora compiuto nell’iconografia del santo raffigurata dall’artista Di Stasio. La consueta scultura delle tre torri è nell’atto di essere eseguita con gli strumenti di lavoro, martello e scalpello, sempre in primo piano. Marino in abiti semplici è intento ad edificare con il lavoro delle proprie mani quella Repubblica che la leggenda vuole essergli stata donata da Donna Felicissima come segno di riconoscimento per la conversione e la guarigione del figlio Verissimo.

La veste diaconale appare spesso in alto alle spalle di Marino che si volta per guardarla con viso reso stanco dal lavoro, come a sottolineare anche in questo caso un cammino ancora in via di compimento. La via della santificazione passa per le fatiche manuali, nel quale lo scalpellino è accompagnato dalla figura dell’orso reso mansueto proprio dal santo dopo che la bestia inferocita e posseduta dal demonio aveva divorato il somaro che Marino aveva come unico compagno di lavoro nel suo orto in cima al Monte Titano.

Per Di Stasio non si tratta di praticare citazioni fini a se stesse, quindi il quadro del Gennari, nè di fotocopiare la realtà. La pittura ha il compito arduo di trasfigurare la realtà per portarla nella dimensione introspettiva dell’arte. La tela o il disegno, in questo caso, hanno la missione di rendere visibile una leggenda: quella del Santo Marino fondatore della futura cittadella turrita, che lui stesso ricava dal marmo attraverso il lavoro di scalpellino. Una figura in chiave moderna e vicina al quotidiano.

 

Simone Sperduto

 

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