San Marino. EUROPA DOLCE CHIMERA … di Alberto Amati

alberto amatiLa Repubblica ha avviato un percorso di negoziazione tardiva con la Commissione Europea per addivenire ad accordi di associazione assieme ad altri stati che hanno caratteristiche assai diverse dal nostro.

E’ si vero che le nostre industrie devono essere tutelate per facilitare le loro esportazioni  verso l’Europa  che garantiscono occupazione al nostro Paese, ma è altrettanto vero che, anche alla luce dell’ uscita del Regno Unito dall’Europa, devono rivedersi i termini di questa alleanza! Noi abbiamo interesse a mantenere buoni rapporti di collaborazione ma non dobbiamo dimenticare che oggi l’Europa vive lo “strapotere” della Germania, l’Europa è passata da un’unione di pochi paesi prima,  ad un’unione di minoranze poi, ad uno strapotere germanico  che ha raggiunto  un surplus commerciale  del 9% quasi come il PIL del Belgio. Così continuando  i tedeschi frenano lo sviluppo  degli altri paesi rendendo pressoché irragiungibile una perequazione del debito. La politica tedesca sta aumentando in maniera esasperata l’antieuropeismo, foraggiato da tutti quei paesi che hanno sfruttato l’Europa per una rapida crescita ed ora che la mucca non da più latte vorrebbero macellarla!

In ambito europeo abbiamo perso troppe opportunità che ci avrebbero portato sensibili risultati, una di queste  è rappresentata dal progetto  della Regione Adriatico – Jonica   che avremmo dovuto  corteggiare maggiormente essendo una realtà coinvolgente  otto stati  del bacino interessato. Opportunità che    avrebbe rafforzato la nostra presenza sul territorio europeo con una vera e solida  alleanza.

Pochi sono stati i finanziamenti che San Marino ha ottenuto dal Consiglio d’Europa e altrettanto pochi sono stati i finanziamenti  per progetti  congiunti nel ruolo di paese terzo;  chissà  se  in futuro sarà in grado di accedere ai finanziamenti per programmi comunitari  e per fondi strutturati? Non possiamo comunque  trascurare  i vantaggi  offerti dall’Europa che potranno  consentire ai nostri concittadini di accedere liberamente al lavoro sul territorio europeo ed ivi formarsi. Mi domando  se il nostro sistema economico-produttivo ed educativo –formativo sono  pronti per poter usufruire di queste  opportunità.

Alberto Amati