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  • San Marino. Fabbri, Ciacci, Renzi, Zeppa: proviamo a rileggere i fatti di oggi e quelli di ieri … di Alberto Forcellini

    Il Consigliere Rossano Fabbri entra in maggioranza dopo due anni o poco più dall’uscita dal gruppo di Libera, avvenuta il mese di ottobre 2020, quando non era trascorso neanche un anno di legislatura. Troppe le perplessità di Fabbri e del suo partito sulla “proposta di apertura di una fase costituente da parte di Libera, sui risultati della lista, la quale avrebbe dovuto essere contraddistinta da una chiara e netta presa di distanza dai fautori del disastro che aveva contraddistinto la prima fase della passata legislatura”.

    Una posizione durissima, che riconferma in tutta la sua importanza quando lunedì, in comma comunicazioni, spiega le motivazioni della sua nuova scelta: “Le aspettative del Mis si rivelarono deluse e inattuate, tant’è che in certi frangenti si è avuto l’impressione della riedizione della copia sbiadita della fallimentare esperienza del governo di Adesso.sm”.

    Purtroppo è sempre difficile accettare i risultati degli altri a fronte del proprio fallimento e Matteo Ciacci, secondo il suo stile, gira la frittata. Ma gli cade dalla padella “Lei Fabbri, adesso entra in una maggioranza che non ha mai preso le distanze come abbiamo fatto noi. (…) Lei Fabbri entra in una maggioranza dove ci sono ancora quelli che sguazzano con le consulenze e dove ci sono politici che hanno agevolato bonifici in regime di blocco di pagamenti. Lei entra in una maggioranza dove c’è un segretario che era un ‘Buriani boys’, ma di che cosa stiamo parlando? E chi ha preso le distanze da questa gente? Noi e nessun altro. Lei vuole dire che ha la ‘coscienza pulita’ perché sulla giustizia ha una posizione differente, ma su tutto il resto evitiamo, per favore”.
    Il segretario di Libera probabilmente non ricorda come la commissione di inchiesta su banca CIS abbia scoperchiato un sistema dominato dalla collusione politica affari mirato ad occupare i gangli finanziari ed istituzionali della Repubblica, dove si facevano i decreti notte tempo per appropriarsi dei titoli di Fondiss e usarli per fini privati, dove si chiudevano le banche o le si cuocevano con colpi di mano, per poi passarne tutti i debiti allo Stato, come è stato fatto con Carisp. Ciacci era in maggioranza, il suo movimento Civico 10 aveva rappresentanti in Congresso di Stato, lui stesso è stato Reggente. Ha mai preso le distanze da questi atti?

    Ha mai preso le distanze dai legami molto stretti che, durante il suo governo, intercorrevano con la magistratura? L’allora dirigente del tribunale Giovanni Guzzetta fu arruolato con una stretta di mano in un corridoio da parte dell’allora SDS alla Giustizia. Il fatto fu raccontato in Consiglio e ne nacque una battaglia durissima, che è durata anche in questa legislatura, proprio perché Renzi e Ciacci e loro colleghi dovevano difendere quella scelta e quanto ne conseguì.

    In questi giorni, con l’avvio del “processo Titoli” quel Segretario di Stato, oggi consigliere di RF, Nicola Renzi, ha ammesso di avere avuto dei contatti con il giudice Buriani. Era per la questione Titoli? O per il processo Mazzini? Non lo sappiamo. Certo è che, per come sono andati i fatti, per le foto che abbiamo visto, per le reazioni che tuttora si registrano, viene da pensare che politica e magistratura si condizionassero a vicenda. Per altro con effetti di cui sono piene le cronache, basta andare a rileggerle.

    Ma Ciacci cosa fa? Se la prende ancora con Ciavatta, che in aula ha confessato di essere tra i Buriani boys, ovvero rivelando che presso l’ufficio di quel magistrato, in tempi non sospetti, si tenevano incontri con chiara rilevanza politica. Cosa per cui, appena Ciavatta se ne accorse, se ne andò sbattendo la porta. Poi gliel’hanno fatta pagare moto cara, Buriani &Co, mentre tutti gli altri hanno continuato. Infatti Ciacci parla di boys, al plurale. Il che la dice lunga su quanto fosse esteso questo comportamento. Sicuramente c’era anche Renzi, visto che l’ha ammesso. E forse c’erano anche i Civici, anche se non l’hanno mai ammesso.

    Basterebbe questo, no? E invece Ciacci, nella sua foga moralista, tira fuori anche il Consiglio dei XII, dove a suo dire starebbero succedendo cose inaudite, dalle quali alcuni rappresentanti dell’attuale maggioranza non avrebbero preso le distanze. E qui si scatena Matteo Zeppa, che per sua natura vuole poca acqua nel vino e gli ricorda che nel Consiglio dei XII le decisioni sono sempre state prese all’unanimità. Ovvero, non c’è nessun recidivo. Non entra nello specifico di alcuni fatti, ma è difficile dimenticare che proprio Zeppa scoprì il giochino messo in piedi da Grais e Savorelli, i quali si facevano pagare soldi extra di stipendio per consulenze e incarichi fasulli dentro la Fondazione BCSM. C’è qualcuno dei suoi (cioè di Ciacci) che abbia preso le distanze da vicende come questa e tante altre che sono succedute durante il governo Adesso.sm?

    È vero che Ciacci, a un certo punto ha fatto cadere quel governo, anticipando le elezioni. Un merito offuscato dal patto sotterraneo con la Dc per un rientro nel governo successivo. Non aveva calcolato il dissenso degli elettori, che non gli hanno dato abbastanza fiducia per quel passo. Quindi, non se la può prendere con nessuno.

    Riguardo al Consiglio dei XII, è evidente che c’è sempre qualcuno che ci prova a confondere le carte. Ma per il momento, finché ci sono persone come Zeppa, ha vita molto dura.

    a/f