Non c’è pace all’ombra del Garofano. Per un socialista che viene, ecco un socialista che va… Giornata tumultuosa, quella di giovedì scorso, per la neonata Aggregazione Socialista venuta alla luce poche settimane dopo una lunga e non sempre serena “gestazione” con lo scopo di superare la pesante diaspora che da anni divide le forze di ispirazione socialista.
Ma cosa è successo fra Psd-Md, Pss ed Elego, i tre partiti che avevano dato vita ad una sorta di convivenza? Diciamo che per i socialisti sammarinesi c’è una notizia “buona” e una notizia “cattiva”… Iniziamo da quella “buona”. E, questa volta, viste le conferme trapelate dall’interno di tutte le forze politiche coinvolte, non serve usare i condizionali.
Per parlare di vero superamento della diaspora socialista mancavano, all’appello, i socialisti di MIS, rappresentati in Consiglio da Rossano Fabbri e Denize Bronzetti, uniti in Alleanza Riformista a Noi Sammarinesi di Gian Nicola Berti, quest’ultimi già nel gruppo consigliare di NPR unitamente al Psd.
Come un fulmine a ciel sereno -stranamente non era trapelato nulla alla vigilia- MIS ha deciso di traslocare dal gruppo misto a quello di Npr, determinando una totale riunificazione delle forze socialiste, sancita giovedì sera nel corso di una apposito vertice congiunto a tutte le forze che componevano la coalizione elettorale nota come Npr… Ma la riunificazione è durata solo qualche minuto… E qui sta la “brutta” notizia per i socialisti sammarinesi.
Infatti, l’ingresso dei due consiglieri di Mis nel gruppo consigliare di Npr ha creato fortissime tensioni fra il resto del gruppo e il Partito Socialista di Augusto Casali, che ha perso la sua rappresentanza consigliare dopo la fuga-espulsione di Alessandro Mancini e Giacomo Simoncini, confluiti poi in AR al fianco di Ns e Mis.
Tensioni che -come evidenziato da Erik Casali, vicino al Pss e al suo attuale leader- sulla sua bacheca Facebook, hanno determinato una nuova spaccatura del fronte socialista. “Il Partito Socialista torna all’opposizione, libero del peggio del peggio!!!”. Certo, con il Pss che passa dalla maggioranza all’opposizione gli equilibri in Consiglio Grande e Generale non cambiano, non avendo lo stesso partito alcun consigliere attualmente fra i “Sessanta”.
Ma l’impatto politico della scelta di Casali e compagni è importante, molto importante, per il futuro della proposta socialista dove -è il caso di dire, parafrasando un vecchio adagio popolare- “un socialista perde il pelo ma non il vizio…”. Del resto, di scissioni, spaccature, scontri la storia del Garofano biancazzurro, della sinistra più liberale e anticomunista, è piena la storia…
Ma chi è per il Pss il “peggio del peggio”? Difficile dirlo con certezza. A prima vista verrebbe da pensare che il riferimento possa essere agli ex-Pss Mancini e Simoncini, ma essendo gli stessi già membri del gruppo consigliare dei rappresentanti dell’Aggregazione Socialista, il riferimento sembra indirizzato a Fabbri e, soprattutto -visti i precedenti veti che avevano impedito al Mis di far parte da subito della stessa Aggregazione-, alla Bronzetti.
La scelta avrebbe creato non poche perplessità anche in Elego di Paride Andreoli, che starebbe meditando sul da farsi, anche se appare improbabile che possa seguire Casali e compagni nella fuga dalla “casa comune” appena costruita.
Quella che, in seno ad NPR, sembrava una riunione rituale, come dire tecnica e finalizzata a sostituire Gian Nicola Berti -lanciato verso la Segreteria di Stato agli Interni- nel ruolo di capogruppo, si è rivelata devastante per appena ritrovata unità delle forze di ispirazione socialista. Tanto da far passare in secondo piano l’indicazione del nuovo capogruppo, del quale si sa soltanto che sarà espressione del Psd-Md, quindi o Matteo Rossi o Gerardo Giovagnoli, e che si arricchirà di due seggi, visto l’ingresso di Fabbri e Bronzetti che, dunque, abbandoneranno il gruppo misto.
Secondo quanto è trapelato, comunque, le diplomazie sono tuttora al lavoro per ricomporre la rottura. Il tempo, visto che probabilmentenon si voterà prima della prossima primavera, non manca.
Enrico Lazzari