Abbiamo a che fare con una dura realtà. Inutile fingere di non vederla. Ma la paura al momento sembra impedire ragionamenti lucidi quando invece di lucidità ce ne vorrebbe tanta. Ne abbiamo parlato con il consigliere di Mis in Libera Rossano Fabbri noto per le sue posizioni equilibrate e per non lasciarsi mai andare alle punzecchiature gratuite che spesso sono solo il prodotto di miserabili manovre politiche prive di ogni sostanza.
Consigliere, essendo lei anche papà di tre bambine, come sta vivendo questo momento difficile soprattutto per chi è piccolo e non può né andare a scuola né interagire con insegnanti e compagni rischiando di perdere per strada pezzi di vita fondamentali per la propria crescita?
“Le mie bambine fortunatamente stanno bene e sono serene, hanno spazi per giocare e i genitori vicini e questo è sempre una grande cosa. Poi è ovvio che si chiedano il perché di questo distacco dai loro amici e che la cosa non le lasci del tutto tranquille. C’è poi il dramma della scuola che è la grave emergenza con cui ci troveremo a fare i conti superata l’emergenza sanitaria. Parte del piano didattico gli studenti non l’hanno svolto, il punto è come recuperare quella parte di piano didattico avendo perso interi blocchi di anno scolastico. Come faranno i bambini a recuperare questi mesi? Non è questione che a tutti venga garantita la promozione, c’è qualcuno che purtroppo pagherà un prezzo altissimo. E tuttavia in questo momento la paura prevale sui ragionamenti e sulla logica”.
Crede dunque che qualcosa non abbia funzionato bene?
“Che qualcosa non abbia funzionato è ovvio ma gli errori di strategia non possono essere imputati a San Marino che fa parte di un universo mondo in cui si è passati repentinamente dalla politica del ‘lasciamo tutto aperto’ al ‘chiudiamo tutto completamente”.
In cosa San Marino potrebbe aver peccato?
“Questo come ho sempre detto non è il momento delle polemiche ma della buona politica. E non c’è dubbio che gli operatori sanitari si siano impegnati al massimo e che abbiano fatto tutto secondo il loro buon cuore. Non finiremo per questo mai di ringraziarli. Il punto è che San Marino essendo così piccolo avrebbe potuto essere il laboratorio mondiale di questa epidemia chiudendo tutto sin dall’inizio e svolgendo indagini su tutta la popolazione arrivando per primo a risolvere l’emergenza sanitaria. Ciò non è stato possibile per due motivi: la crisi economica semi irreversibile e la mancanza di accordi con l’Italia sulla limitazione dell’ingresso ai frontalieri”.
Il suo movimento ha chiesto con forza la ripartenza del Consiglio Grande e Generale.
“Sì, qui però vorrei specificare che io sono stato il primo a dire che non c’erano le condizioni per andare avanti con il Consiglio rispettando le misure di sicurezza, dunque da un lato è assolutamente prioritario ricostruire il dialogo democratico, dall’altro non è sufficiente dotare il Kursaal di tutte le tecnologie necessarie al suo svolgimento, noi spingeremo affinché prima di tornare in aula vengano fatti controlli a tutti i consiglieri. Esattamente come la sanità, anche la democrazia è un bene essenziale che considerato debba andare avanti, necessita di adeguati controlli”.
La reazione di Iss è stata a suo avviso adeguata?
“Le emergenze vanno risolte con una gradualità, noi desideriamo partecipare alla fase due ma purtroppo siamo in piena fase 1 e il problema non è solo sammarinese. Iss era già in condizioni di grave emergenza, il nuovo corso non ha fatto neanche in tempo ad arrivare e si è subito trovato a dover affrontare la pandemia da Covid-19. Il virus non ha permesso nemmeno di alzare la testa mentre andava studiato un percorso completamente nuovo per la sanità perché al di là del buon cuore degli operatori sanitari e dell’impegno è mancato un piano organico e la nostra sanità si è rivelata altamente impreparata a gestire un’epidemia di questa portata”.
Usciti dall’emergenza, qual è una delle prime azioni che si dovranno fare?
“All’indomani della ripartenza dovremo onorare la memoria di chi non c’è più e che non ha avuto nemmeno un funerale. Non penso solo a funerali pubblici ma all’istituzione di un giorno del ricordo come fossero vittime di guerra”.
Olga Mattioli