Con il titolo pubblicato oggi da La RepubblicaSM che fa più danni della grandine: «Oggi la vera sfida è fare utili, non proteggerli», il Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari ha gettato la maschera. Non è più una questione tecnica, diplomatica o strategica: è una questione ideologica.
Quello che leggiamo è un manifesto di adesione totale e incondizionata alla logica della globalizzazione economica, quella spietata, senza confini, senza tutele e senza memoria.
Ecco le sue parole riprese da RepubblicaSM:
«La competitività delle nostre imprese oggi si gioca su fattori diversi rispetto al passato: non solo sulla fiscalità – che rimane importante – ma su aspetti fondamentali come il costo dell’energia, delle materie prime, delle certificazioni, dell’accesso al mercato.»
E ancora:
«Oggi la vera sfida è fare utili, non proteggerli.»
In altre parole, non conta più se sei piccolo, se sei sammarinese, se lavori con passione, se dai da mangiare a tre dipendenti. Conta solo se sei competitivo nel grande mercato europeo, quello delle multinazionali, dei costi marginali ottimizzati e delle normative standardizzate.
Questo è ciò che Beccari propone per il futuro di San Marino: un modello economico “di scala” in un Paese che scala non può fare. Perché siamo piccoli, perché siamo un territorio con una dimensione umana, perché la nostra forza è sempre stata l’identità, la flessibilità, la nicchia.
Le vere conseguenze del suo pensiero. La frase di Beccari è ancora più grave perché esplicita ciò che fino ad oggi veniva detto sottovoce, nei corridoi delle grandi imprese o negli ambienti tecnocratici europei: non c’è spazio per la protezione. Solo per la resa.
Ma cosa significa “non proteggerli”?
Significa aprire le porte alla concorrenza sleale di chi produce a costi inferiori, in scala industriale, rispettando normative europee solo in apparenza. Significa abbandonare l’artigiano, il piccolo industriale, il falegname, l’elettricista, il panettiere, il produttore di ceramiche o di cosmetici che oggi sopravvive con orgoglio e difficoltà in una Repubblica che, pur con mille problemi, ha sempre difeso i suoi figli.
Beccari ha scelto. Vuole fare utili, non proteggerli. Ma chi li farà questi utili? Le grandi aziende, quelle che già oggi hanno agganci nei mercati europei, che possono permettersi il lusso di pagare un responsabile certificazioni o un export compliance officer, non il piccolo che non sa nemmeno cosa voglia dire “documentazione a prova di deforestazione”, come impone la normativa europea problema che è stato ovviato con una semplice recepimento quando tutti parlavano di un problema insormontabile.
Un danno politico, istituzionale, economico. Quel titolo, per chi conosce la storia di San Marino, è un affronto alla nostra sovranità. È un’umiliazione per tutti coloro che ancora credono in un’economia sociale di mercato, in un tessuto produttivo basato sulla persona, sul lavoro, sulla comunità. È un insulto alla memoria di chi ha costruito la Repubblica non sui margini di profitto, ma sulla solidarietà, sulla prudenza, sull’ingegno locale.
E viene proprio mentre Beccari, dopo avere deciso lui solo le sanzioni contro la Russia, si appresta a firmare un accordo di associazione con l’UE che – così com’è – ci obbligherà a rinunciare a tutti gli accordi settoriali in essere, a tutte le eccezioni conquistate con decenni di diplomazia paziente, a tutta quella sovranità economica che ci ha permesso di stare a galla, spesso controvento.
La verità sul grande mercato europeo. Smettiamola con questa retorica tossica del “grande mercato europeo pieno di opportunità”. Lo sarà,forse, per i colossi sammarinesi che peraltro hanno, alcuni, anche già spostato delle produzioni e magazzino oltre confine.
Ma per chi vive e lavora davvero nella Repubblica, significa più burocrazia, più costi, meno libertà, più concorrenza sleale.
E allora chiediamoci: Chi ci guadagna? Chi perderà tutto? Chi paga il prezzo politico dell’ennesimo fallimento annunciato?
Se Beccari vuole fare gli interessi dei grandi, lo dica apertamente.
Se vuole consegnare San Marino all’UE in cambio di una stretta di mano a Bruxelles, lo faccia.
Ma non si nasconda dietro parole come “modernità” e “sfide”.
Perché il suo progetto non è moderno, è semplicemente asservito.
San Marino non ha bisogno di una politica del profitto cieco. Ha bisogno di una visione, di protezione intelligente, di una diplomazia solida, di pragmatismo.
Se perdiamo questo, non ci resteranno nemmeno i margini. Ci resteranno solo le rovine.
Grazie Beccari e a tutti quelli che lo hanno seguito in questa folle scommessa.
Ecco la verità
Marco Severini
Direttore GiornaleSM