AMARCORD SAN MARINO. Fatti del 1621 … di Emilio Della Balda

Nel 1621, vengono pubblicati a Venezia i Dialoghi dello scrittore Ludovico Zuccolo, reduce da un lungo servizio presso il ducato d’Urbino. Uno di questi, Il Belluzzi, o vero della Città Felice, si finge avvenuto ai confini di San Marino che è la “città felice” del titolo. Lo Zuccolo racconta di essere stato ospite del medico di Mondaino, Vincenzo Moricucci, che gli ha riferito di un dialogo svoltosi tra lo stesso medico e il Capitano Giovanni Andrea Belluzzi di San Marino sulla libertà di questa piccola comunità “che in quel periodo viveva l’ora più tragica della propria indipendenza”.
E’ evidente il carattere utopistico che assumono sia il titolo di “città felice” che la descrizione della città. Ma le argomentazioni che lo Zuccolo porta per affermare la eccezionalità di San Marino sono interessanti e il Garosci si sofferma sull’amore della patria che fa la differenza essenziale con il caso di San Leo. Scrive lo Zuccolo:”I difensori di San Leo combattono per conservare il dominio d’altri e quei di San Marino per conservare la propria libertà”…”le repubbliche sono assai gagliarde a resistere al nemico esterno”. Lo Zuccolo riprende il tema egualitario:”In una Repubblica sono ugualmente pericolose l’eccessiva povertà e le soverchie ricchezze. Partorisce la ricchezza insolenza, ambizione, lusso, avarizia… D’altro canto, chi nulla ha da perdere tiene per nulla la quiete e la tranquillità della Repubblica, ma, pieno d’astio e d’invidia, procura mutazioni e novità… Mal si unisce con la povertà la creanza, la sincerità, l’osservanza della fede…”. “La disuguaglianza tra i cittadini è principio e fonte di tutte le sedizioni e rivoluzioni…, l’uguaglianza per contrario è causa di unione e di amore; tanto più che l’uguaglianza nella città non può né manco ben darsi, se non tra i mediocri. Perché una città tutta d’uomini mendichi e vili sarebbe una congerie di lezzo e d’inerzia; e tutta di ricchi non possiamo né manco immaginarla, se non vogliamo figurarci uno ammassamento di pochi cittadini e d’infiniti schiavi.”
Emilio Della Balda