Le “tredici imprese” legate all’incubatore d’impresa di San Marino impiegano “23 dipendenti”, di cui sette sammarinesi. Questi i numeri relativi alle start-up presenti sul Titano, elencati ieri in Consiglio dal segretario di Stato all’Industria, Marco Arzilli, durante il dibattito che ha preceduto l’approvazione del decreto sui “Flussi di migrazione per i dipendenti di imprese start-up ad alta tecnologia”. Le cifre, mette in chiaro il membro di governo, riguardano un periodo che va “dal giugno dell’anno scorso a oggi” e sono al ‘netto’ di due imprese che si affiancano a quelle presenti, ma al di fuori dell’incubatore, e altrettante “in via di costituzione .
Tre, prosegue il titolare del dicastero all’Industria, “i permessi di soggiorno” rilasciati. A proposito, il tetto massimo stabilito dal decreto per il 2015 è di “cento unità”, fa presente dall’opposizione Matteo Zeppa, in forza al movimento Rete. Un ammontare che definisce “esagerato”. D’accordo con lui il collega Roberto Ciavatta: “ll Liechtenstein ne rilascia al massimo 99 in tutto- afferma il consigliere di opposizione- loro hanno fatto un conto per capire quanti permessi sono sostenibili, ma qui manca ogni pianificazione”.
Arzilli non lo nega. Ma alla base, dice, mancano gli elementi necessari: “Per il 2016 avremo dati maggiori per iniziare a fare una pianificazione”. Dalla minoranza si fa sentire anche la voce di Andrea Zafferani, scettico di fronte alle possibilità di lavoro che possono essere intercettate dai sammarinesi nel settore delle alte tecnologie: “La formazione in questo Paese non c’è e non c’è mai stata- sbotta dalle trincea di Civico 10- bisogna metterla in agenda”. La Tribuna