Non resteremo senza cibo e benzina, ma è in atto una “speculazione smisurata”. Supermercati presi d’assalto, scaffali svuotati e letteralmente saccheggiati: pasta, pane, conserve, cibo in scatola, tutto sparito, con i cartelli su alcuni prodotti che indicano di prendere una sola confezione per famiglia. E non finisce qui, uscendo per strada ci sono le file ai distributori di carburante, che in qualche ora prosciugano benzina e simili, lasciando a secco tutte le stazioni. Scene di ordinaria follia avvenute in diverse zone d’Italia, una psicosi “immotivata” dicono gli esperti.
A San Marino non c’è ancora stata la corsa all’accaparramento, come è avvenuto ad inizio pandemia. I prezzi, comunque, crescono di continuo e le file ai distributori ci sono quotidianamente. La differenza è che stavolta il fenomeno è spinto dalla possibile protesta degli autotrasportatori per l’aumento spropositato dei prezzi del carburante. Una situazione complessa che potrebbe nascondere una “truffa colossale”.
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ospite di SkyTg24 Progress, ha spiegato che “non esiste una motivazione tecnica per cui questi carburanti siano così costosi, il mercato ha alzato i prezzi in maniera irragionevole e lo stanno pagando le imprese”.
Quanto c’è di emergenza e quanto di speculazione per la benzina che in alcune zone tocca anche i 2,5 euro al litro? Il confine è spesso sottile: guerra, sanzioni e incertezza generale diventano pretesto per speculazioni finanziarie alla fonte e sui futures delle materie prime, innescando aumenti prima ancora dell’emergenza stessa. Ci sono poi le manovre di chi il petrolio lo produce. Il Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord, ha sfiorato i record storici dopo che l’Opec (l’alleanza di 23 paesi produttori guidata dall’Arabia Saudita e di cui fa parte anche la Russia) ha deciso di non incrementare la produzione. Altro effetto, l’euro debole sul dollaro, la valuta usata per gli scambi.
Per rispondere alla fiammata dei prezzi i ministri della EU concordano sulla necessità di dare sostegno a tutte le famiglie colpite, con sconti sui prezzi alla pompa, indicando anche l’ok a sostegni mirati per le imprese più esposte con la possibilità di aiuti di Stato e all’indipendenza energetica, da raggiungere il più rapidamente possibile. (fonte ANSA)
Vedremo cosa farà San Marino. In questi giorni sono cominciate ad arrivare le bollette con le nuove tariffe. Un mezzo salasso, se le si raffronta con quelle italiane, che sono molto peggio. Ma già si parla di nuovi rincari, perché i prezzi delle forniture continuano a crescere.
Riguardo invece alla spesa quotidiana, rischiamo di finire le scorte? Intanto va chiarito che la corsa agli scaffali è immotivata, in quanto arriva dal timore di blocchi della circolazione che, su territorio italiano, sono stati già frenati dal Garante. Tuttavia nelle ultime settimane i consumatori hanno assistito ad un rincaro dietro l’altro, un’impennata avvenuta in concomitanza con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, ma probabilmente due situazione non conseguenti tra loro.
Annunciare aumenti dettati dalla guerra in questo momento è da irresponsabili.
Sui generi alimentari, nessuno è in grado di stimare se e quanto aumenteranno determinati prodotti, ma anche in questo caso c’è un rischio di speculazione, forse ancor più pericoloso. Basta pensare a pane e pasta: i rincari di questi prodotti non sono imputabili alla guerra, ma derivano dai cattivi raccolti del 2021 che hanno influito sulle importazioni da Canada e Stati Uniti. Anche i rincari delle bollette hanno avuto la loro parte, ma in questo caso gli aumenti sono partiti lo scorso agosto e adesso ne paghiamo le conseguenze.
È anche vero che, se la guerra perdura, per gli agricoltori ucraini sarà difficile coltivare le loro terre sottoposte a bombardamento. In questo caso, le importazioni di granaglie potrebbero avere problemi nei prossimi mesi.
Fatti concreti che possono alimentare i timori, ci sono. Ad esempio la mancanza di alcuni beni. Tra quelli più difficili da trovare rispetto al passato c’è il pellet, necessario per alimentare stufe e caldaie e una parte di questo arriva dai Paesi dell’Est. Situazione simile per l’olio di semi. Anche in questo caso, l’Ucraina è uno dei maggiori fornitori. Molte catene di supermercati hanno imposto un limite per l’acquisto di questo prodotto, fissando un tetto di due bottiglie a persona.
Di fronte a questi aumenti fuori scala, purtroppo non esiste più nulla di pianificabile. L’unica cosa possibile è prendere atto della straordinarietà della situazione e cercare di affrontarla non con i soliti metodi, ovvero con coraggio e lungimiranza, mettendo da parte le logiche elettorali a cui spesso ricorrono i governi.
La guerra in Ucraina fa da spartiacque sulla necessità di un’Unione Europea davvero unità e che va oltre le nazioni. Le sanzioni funzionano finché tutti i Paesi e tutte le aziende sono nella stessa situazione, senza nessuno che si smarchi. Si deve ragionare a livello globale.
Ma dobbiamo essere anche consapevoli che quando le emergenze passeranno, i prezzi non caleranno con la stessa rapidità.
a/f