Fili.
E niente… ieri sono andata a dare l’ultimo saluto a Glauco, uno della Contrada, uno dei cari amici di famiglia che sono l’eredità dei Miei. Un’eredità ancor più preziosa perchè ormai si è perso quello spirito di comunità, di Contrada, di amicizia e complicità che dura una vita e resiste a tutto; uno spirito che il nostro tempo non riconosce più, perché quest’epoca corrode tutto scappando convulsamente dal passato, e a volte anche dal presente, nella compulsione di consumare il tempo e le esperienze. Tutto diventa vecchio, superato, noioso e lontano da noi. Noi, io e le mie sorelle e i ragazzi che sono cresciuti con noi nelle contrade, siamo stati gli ultimi testimoni delle serate estive a parlare sulle scale della chiesa di Santa Chiara dove si riunivano generazioni delle più diverse ma avevano da raccontarsi come coetanei. Era l’affetto, la reciprocità che legava i fili di quelle persone, amicizie che univano donne di 30 e di 70 anni come se fossero compagne di scuola. Gli adulti erano TUTTI nostri punti di rifermento e tutti si prendevano la responsabilità di badare i ragazzi del Centro. Sì, ricordo la confidenza e l’affetto di quel sistema, un sistema che ti faceva sempre sentire “di casa”, benvoluto. Ci guardavamo con occhi buoni, in quel sistema di affetti che si tramandavano da generazioni. L’amica della nonna che ci trattava come nipoti, i “compagni di cazzate” del babbo che ci cercavano per raccontarci di lui dopo che se ne era andato troppo presto.
Ieri ho sentito di nuovo l’affetto e la complicità delle persone che erano lì, con cui ci scambiavamo occhiate complici e saluti sinceri e carezze con le stesse modalità di “quella volta”; ma allo stesso tempo ho sentito anche quanto questo filo si stia assottigliando, quanto io stia perdendo quei riferimenti senza che essere riuscita a sostituirli con altri; sarà che siamo orfane da troppo tempo…
Con Porta del Paese e Contiamoci stiamo provando a ricostruire quel microcosmo di appartenenza e di gentilezza perchè vorrei sentire ancora quel calore e vorrei lo sentisse chi non ha avuto la fortuna di esserci, allora.
Simona Capicchioni
Presidente di Porta del Paese