San Marino. Finanziaria: occhi puntati sul rimpatrio dei capitali, l’ospedale, il caro bollette … di Alberto Forcellini

Gli occhi puntati da una parte sulla pandemia, dall’altra su finanziaria, che come sempre prima di Natale, occupa i lavori del Consiglio. Sono tempi difficili, sia per l’emergenza sanitaria che ha stravolto la vita della persone, ma anche ogni attività politica; sia per il debito che si è accumulato negli ultimi dieci anni per ragioni che ormai conoscono anche i sassi.

“Ora compito del paese è quello di far sì che il livello di debito non continui ad aumentare per il registrarsi di continui disavanzi di bilancio, ma che con le politiche da mettere in atto, anno per anno, il disavanzo vada ad azzerarsi” aveva detto il Segretario alle Finanze Marco Gatti in apertura di dibattito.

Un obiettivo mastodontico che dovrà viaggiare su due binari paralleli: le riforme e gli investimenti. Più facile a dirsi che a farsi per le diverse sensibilità che corrono all’interno della maggioranza e per un’opposizione che ripete ad ogni spron battuto di voler parlare “in favore di microfono”. Non c’è bisogno dei sottotitoli per capirne il significato.

Tra i mille argomenti trattati in questi giorni, quelli più attenzionati dalla gente c’è sicuramente il rimpatrio dei capitali detenuti all’estero. Ovvero quel fiume di soldi che ha preso le strade fuori confine quando la credibilità del sistema bancario e finanziario sammarinese era crollata ai minimi termini. Oggi, il sistema ha recuperato e ha una sua solidità e, per invogliare a tornare, la legge di bilancio introduce dei disincentivi a rimanere fuori. Fuor di metafora: aliquota proporzionale dello 0,2 per cento sulle somme di denaro o prodotti finanziari sopra i 20.000 euro detenuti in istituti fuori confine. Un’imposizione molto lieve, ma che sommata ad altri “fastidi” fa sì che il progetto di emissione di un titolo interno sia equilibrata dal ritorno di capitali, questo è l’obiettivo.

A sua volta, un titolo interno aiuterà a smaltire il debito estero e ad avere meno spese. Insomma, sono queste le premesse per avviarsi su quel pareggio di bilancio che da anni viene inseguito come un’impossibile utopia.

Il nuovo ospedale. Un obiettivo ambizioso, molto impegnativo dal punto di vista economico e progettuale, ma assolutamente imprescindibile. Tutti d’accordo. A parole. In pratica molti insistono sulla condizione prioritaria di decidere preventivamente quale tipo di sanità si vuole per San Marino. A nostro modesto parere si tratta di due obiettivi che devono viaggiare paralleli: non si può decidere quale sanità si vuole se nel frattempo l’ospedale implode su se stesso per i problemi ben noti, compresi quelli strutturali. Insomma, non si vorrebbe che a furia di parlare e di mettere i paletti su tutto, fra qualche tempo i sammarinesi siano costretti ad andare in ambulatorio a Rimini.

Le super bollette. Quello dei rincari dell’energia è un altro bubbone che si aggiunge agli altri. E anche qui vengono fuori i ritardi, le scelte sbagliate dei tempi trascorsi, i soldi facili mai messi a frutto opportunamente. A San Marino si pagano ancora tariffe risalenti a 10 anni fa, ma oggettivamente non può durare, e ora i nodi vengono al pettine a causa dell’esplosione dei costi delle materie prime. Senza alcun tipo di intervento, il deficit di AASS sarebbe salito a 26 milioni di euro, con i correttivi che il governo apporterà lo sbilancio dovrebbe scendere a 5. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché nessuna decisione è stata presa e perché non sembra ci sia intenzione alcuna di aumentare le bollette fino al 40 – 45 per cento.

Molto apprezzabili le proposte di Asdico, che suggerisce una revisione delle fatture, che sono di difficile lettura per molti utenti; una maggiore frequenza per la lettura dei contatori, evitando anticipi e, nel caso dell’acqua, potrebbe anticipare la rilevazione di eventuali perdite occulte; ampliare e rivedere il primo scaglione di consumi, quello meno caro, oggi di entità troppo bassa per una famiglia tipo. Il tutto con un occhio previlegiato alle fasce sociali più deboli, specialmente in presenza di anziani e disabili.

Il clima è di preoccupazione, non di scontro, anche grazie agli incontri promossi dall’Authority per l’energia, pertanto c’è la ragionevole speranza di andare verso una soluzione che non penalizzi in maniera esagerata né le famiglie, né tanto meno le attività economiche perché in quel caso vorrebbe dire un ulteriore rincaro dei prezzi al consumo.

Il problema delle energie è ormai diffuso a livello mondiale. È di questi giorni la notizia che anche la UE sta lavorando per evitare che si manifestino ulteriori speculazioni di questa sorta e per mettere a punto misure di tutela alle famiglie e alle imprese. Come dire, non è facile per nessuno.

a/f