Le vittime dei reati sono state danneggiate dalla lentezza del procedimento penale, che ha portato alla prescrizione dei reati stessi. Di conseguenza, non hanno potuto richiedere il risarcimento civile per il quale si erano costituite parte lesa nel processo. Questo caso è stato portato davanti alla Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ieri mattina si è tenuta l’udienza davanti alla Grande Camera della Corte di Strasburgo, il più alto organo della Corte. Inizialmente, la seconda sezione della Corte dei diritti umani aveva dato ragione alle vittime e condannato lo Stato di San Marino a pagare loro un risarcimento totale di 15.000 euro.
Ma più importante del risarcimento è il principio stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che afferma che anche le vittime che si costituiscono parte civile e subiscono un processo eccessivamente lungo con conseguente prescrizione dei reati, hanno il diritto di invocare il mancato accesso alla giustizia. In pratica, non sono state in grado di ottenere il risarcimento che avrebbero potuto ricevere.
Di fronte a questa decisione, l’Avvocatura dello Stato di San Marino ha presentato ricorso alla Grande Camera. Anche l’Avvocatura dello Stato italiano ha sostenuto l’Avvocatura di San Marino, poiché se il principio stabilito dalla seconda sezione della CEDU fosse confermato, l’Italia si troverebbe in una situazione difficile riguardo ai potenziali risarcimenti richiesti dalle parti danneggiate che sono state colpite dalla prescrizione dei reati.
Per l’Italia insomma si tratta di un caso spinoso e potenzialmente esplosivo.
Il ricorso alla Grande Camera è stato ammesso e l’udienza pubblica si è tenuta come detto ieri mattina. A rappresentare i ricorrenti a Strasburgo c’era l’avvocato Rossano Fabbri, mentre l’Avvocatura dello Stato ha difeso gli interessi di San Marino. La decisione impugnata riguardava l’inerzia dell’inquirente che ha portato alla prescrizione dei reati e alla conseguente impossibilità per le parti danneggiate di ottenere il risarcimento civile.
La decisione precedente della CEDU aveva stabilito il diritto delle parti danneggiate a ricevere un risarcimento da parte dello Stato. L’Avvocatura ha impugnato questa decisione e da qui l’udienza a Strasburgo di fronte alla Grande Camera.
Gli avvocati Rossano Fabbri, Marino Fattori e Cristina Ioli hanno sostenuto che le vittime sono state danneggiate nelle loro richieste di risarcimento a causa della lentezza dell’autorità giudiziaria, che ha portato all’interruzione del processo penale. Il governo, rappresentato dall’Avvocatura, ha sostenuto che le vittime avrebbero comunque potuto procedere con un’azione civile e che non era sicuro che il processo penale si sarebbe concluso con una condanna. Tuttavia, la Corte ha osservato che le indagini penali erano state interrotte a causa dell’inattività del Commissario della legge, e quindi le richieste delle parti civili erano state ignorate a causa delle circostanze imputabili all’autorità giudiziaria stessa, che hanno portato alla prescrizione dei reati.
Secondo la Corte, in circostanze così estreme, causate interamente dall’inattività delle autorità giudiziarie, non si può pretendere che le vittime intraprendano un’azione civile separata, soprattutto considerando che sarebbe probabilmente difficile da dimostrare dopo tanto tempo trascorso, e in assenza di una sentenza penale.
Se il principio stabilito dalla seconda sezione della CEDU venisse confermato, esso avrebbe un impatto enorme sulla Repubblica italiana, poiché tutte le vittime che si sono viste prescrivere i loro casi in cui erano parti civili potrebbero potenzialmente invocare la violazione dell’articolo 6 della Convenzione CEDU. Pertanto si attende con trepidazione la decisione dei 17 Giudici che compongono la Grande Camera.
Avvocato Rossano Fabbri, come è andata? “L’udienza è durata tre ore. Siamo certamente riusciti a spiegare le motivazioni per cui i diritti all’equo processo devono essere riconosciuti anche alla vittima danneggiata del reato. Una sentenza a noi favorevole metterebbe certamente in grossa difficoltà soprattutto l’Italia. Attendiamo comunque con fiducia la sentenza, siamo pronti ad ogni evenienza: essere alla Grande Camera significa già che ci sono delle divergenze giurisprudenziali sul punto”. Sentenza che potrebbe già arrivare nei prossimi giorni.
David Oddone
(La Serenissima)