San Marino. Focus sugli emolumenti dei componenti del consiglio direttivo di Bcsm

Non c’è statuto speciale che tenga e le realtà istituzionali di un Paese non possono non darsi regole che tengano conto del rispetto di quel Paese. Diceva Renan che la nazione è un plebiscito quotidiano ed è giunto il tempo di chiedersi se si possa continuare a prescindere da ciò che pensano e vogliono i cittadini. Ora dalla risposta ad una interrogazione presentata dai consiglieri Denise Bronzetti (Ps) e Giancarlo Capicchioni (Psd) in merito ai costi di Bcsm emergono dati e numeri di non trascurabile importanza. Si era già avuto modo di scrivere come il compenso per il Presidente di quell’istituzione sia passato dai 150mila euro percepiti da Wafik Grais ai 70mila per l’attuale numero uno dell’istituto di via del Voltone Catia Tomasetti. Il suo arrivo avrebbe determinato anche una piccola rivoluzione nel campo dei gettoni ai componenti del Consiglio Direttivo per i quali è stato posto un limite mensile. Non che ora i componenti del Consiglio Direttivo se la passino così male come invece in Consiglio Grande e Generale qualcuno da Alleanza Popolare ha voluto lasciare intendere intervenendo con un discorso a sostegno della bontà della scelta di aver nominato all’interno di quel Consiglio l’avvocato Antonella Mularoni. Scelta fortemente contestata e giudicata inopportuna da tutte le forze di opposizione. “Non si dica – ha provato ad argomentare un membro di Ap – che abbiamo nominato la Mularoni per l’appetibilità degli emolumenti, che sono davvero minimi”. Numeri alla mano, vediamo quanto poco percepiscano, anche alla luce del fatto che non si tratta certo della propria attività principale, i ‘poveri’ consiglieri di Bcsm. Nel 2018 tra gettoni e rimborsi il consigliere Martina Mazza ha percepito, da gennaio a ottobre, poco meno di 23500 euro, il consigliere Francesco Mancini ha portato a casa sempre da gennaio a ottobre circa 20mila euro, Giacomo Volpinari, nominato il primo agosto ha percepito sino ad ottobre circa 7mila euro. Nicola Cavalli in dieci mesi ha ottenuto emolumenti per poco meno di 20mila euro. Spiccano poi gli emolumenti di Marco Bodellini che da gennaio a luglio 2018 ha percepito tra gettoni e rimborsi quasi 52mila euro (7428 euro al mese) inoltre ne ha richiesti 5600 in più che non gli sono stati liquidati. E non passano inosservati nemmeno quelli di Silvia Cecchetti che da gennaio a luglio si è portata a casa 36500 euro (5214 euro al mese) anche lei chiedendo ulteriori gettoni per 2500 euro circa che non le sono stati liquidati. Del grado di soddisfazione che la risposta di Bcsm ha generato in chi ha posto le domande sapremo fra pochi giorni quando da mercoledì inizierà la maratona consiliare. Certo è che tante domande rimangono ancora senza risposta.
1. A quanto ammontano dal 1 gennaio 2017, mese per mese, componente per componente, gli emolumenti percepiti dai componenti del Consiglio Direttivo a titolo di gettone e di ogni altra forma di rimborso o corrispettivo;
2. se risulta vero che un regolamento interno a Banca Centrale permette l’ottenimento di gettoni ulteriori rispetto a quelli motivati dalla presenza alle riunioni del Consiglio Direttivo, con corrispettivo definito contando le ora di presenza nella sede di BCSM. Nel caso fornire il suddetto regolamento;
3. con quale modalità le presenze sono state monitorate, giustificate e certificate da ciascun componente del Consiglio Direttivo al fine dell’erogazione dei gettoni;
4. se tra le consulenze attribuite nel 2017 e 2018 siano presenti studi professionali o singoli individui riconducibili per parentela di 2 grado e/o affini con i componenti del Consiglio Direttivo che hanno deliberato le corrispondenti consulenze;
5. se esiste documentazione comprovante il lavoro prodotto per le consulenze terminate e di valore superiore a 20.000€ e, nel caso, fornirla.
Segno che se una rivoluzione è davvero iniziata, solo piccolissimi passi sono stati compiuti e tanti altri ne restano da compiere.

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