San Marino. FONDISS: servono a garantire i lavoratori o servono a garantire le banche? Urge una riforma per assicurare una maggiore redditività del secondo pilastro

La presentazione pubblica del rendiconto 2024 di FONDISS (mercoledì sera alla sala Montelupo) è stata l’occasione per fare il punto sulla gestione delle risorse, ma anche per capire alcune problematiche di tipo finanziario, come la redditività; e altre di tipo sociale, come le richieste di anticipo. Ne hanno parlato il presidente del Comitato Amministrativo Fabrizio Lonfernini, con a fianco il Segretario di Stato Stefano Canti. 

Ci sono notizie buone e altre molto in chiaroscuro. FONDISS è un pilastro giovane, ma solido e in continua crescita. Crescono gli iscritti, oltre 45 mila. Cresce il valore della quota, partita da 10 euro il 31 dicembre 2012; arrivata a 11,362 il 31 dicembre 2023; attualmente a 11,793 e in ulteriore crescita.  Crescono anche le entrate, sia in funzione dei nuovi iscritti, sia come conseguenza dell’aumento degli stipendi. Quest’anno crescerà anche la quota di iscrizione. 

Purtroppo, il rendimento non raggiunge il livello inflazionistico per una serie di impedimenti normativi che hanno assoluta necessità di essere riformati. Con tassi di interesse bassi e purtroppo attualmente in riduzione, il rischio è di una perdita di valore della vera sorte. Ma tutte le proposte che ormai da anni vengono presentate dal Comitato Amministrativo si abbattono contro il silenzio della politica.

Così, un patrimonio che supera i 239 milioni di euro (un vero tesoretto) non può essere allocato secondo asset diversificati, come deciso già dal 2020, proprio perché manca la riforma della legge. Altro grosso problema è la duplice funzione di Banca Centrale (di cui la stessa BCSM è perfettamente conscia), che è sia banca depositaria, sia banca di vigilanza.

Pertanto, l’intero patrimonio viene diviso tra le quattro banche presenti in territorio sulla base della migliore offerta e del vincolo che impone il limite massimo degli affidi al 40 per cento del totale, per non più di un anno. In genere le offerte si discostano di pochissimo, quindi il patrimonio va un po’ in tutte le banche. 

Ci può essere un rischio di cartello, vista la ristrettezza del mercato? Nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco. Il Comitato Amministrativo propone periodicamente la possibilità di altri tipi di investimenti, ovviamente tranquilli e non a rischio. Ma per il momento è impossibile. C’era stato un tentativo nel 2012, bocciato tramite referendum popolare. E lì siamo rimasti.

Il Segretario Canti, con delega alla Previdenza, preoccupato per l’andamento del rendimento, ha cercato di mediare la situazione. “È necessario diversificare gli investimenti. Insieme con le parti sociali, dovremo quindi andare a cambiare la legge e il regolamento” ha detto. Quindi ha suggerito di procedere per gradi. “Proviamo a cambiare il regolamento, prevedendo investimenti fino a 24 mesi e non più solo a 12. Vediamo quale sarà la reazione del Consiglio Grande e Generale. Se funziona, possiamo andare a modificare la legge 191 e vedere di investire anche fuori territorio. Da parte mia c’è la massima disponibilità a ragionare”. 

È una strada possibile, nonostante la litigiosità della politica? Dal pubblico sono venuti dubbi piuttosto consistenti. In particolare, dal Segretario CSDL Enzo Merlini: “Il Segretario Gatti ci ha detto che non garantisce niente che vada fuori territorio e non ci sono altre garanzie se non quelle dello Stato. Allora chiedo: qual è l’obiettivo vero, diversificare e tutelare gli interessi dei lavoratori; oppure lavorare per mantenere i soldi dentro i confini e garantire solo le banche? In questo modo, il FONDISS non può andare avanti, non ha ragione di essere!” Comunque la si pensi, prima si comincia ad approfondire gli argomenti in un confronto aperto, meglio è per tutti. 

L’altro grande problema, più volte evidenziato durante la serata, sia dal Presidente Lonfernini, sia dal Segretario Canti, sia dal pubblico, è la crescita degli anticipi. Anche in questo caso, la richiesta del lavoratore è regolata da vincoli piuttosto stringenti, infatti può essere avanzata dopo 8 anni di contribuzione e solo per questioni che riguardano la salute, la scuola, la casa. Il problema è che nello scorso anno sono arrivare ben 414 richieste, per oltre un milione di euro. In sé per sé, la percentuale è piuttosto contenuta rispetto al totale degli iscritti. Fa paura il trend in grossa crescita. “Questo significa – ha detto il Segretario USL Francesca Busignaniche gli stipendi non bastano quando ci sono spese impreviste come quelle per la salute, o per far studiare i figli, o per sistemare la casa. Vuol dire che la gente non ce la fa.  Il problema è di ordine sociale e va valutato”. Ma è un problema che avrà conseguenze future, alle quali spesso le persone non pensano. Infatti, quando la legge che ha istituito il secondo pilastro (FONDISS) andrà pienamente in vigore, la pensione verrà erogata per un 65% con il primo pilastro, il resto con il secondo. Se ci saranno ancora i soldi accantonati. Ma se sono stato ritirati anticipatamente, ci sarà un ulteriore rischio di povertà.