Leggo dal comunicato stampa della Democrazia Cristiana Sammarinese: ‘‘Nel testo (delle legge ndr) compaiono infatti articoli, (in particolare l’art.11) che hanno come obiettivo proprio quello di tutelare quegli operatori che da sempre svolgono la loro attività in maniera professionale e corretta, nella più completa autonomia, andando invece a sanzionare chi confonde il diritto all’informazione con il ricorso arbitrario a forme di strumentalizzazione o di vera e propria aggressione mediatica. Uno Stato democratico come San Marino non può prescindere dal rispetto del diritto. Nessuno deve dunque pensare che appellarsi a tali principi di democraticità e certezza della legge sia qualcosa di anormale.”
Direi finalmente!
Siamo perfettamente d’accordo sull’art.11, ma il problema è su un altro articolo. Forse voleva dire dell’11.2?
Il comunicato che abbiamo appena letto sembra essere stato scritto da qualcuno che non conosce la materia, il settore dell’informazione o non ha letto la nuova legge. Infatti, diversamente da quanto impropriamente scritto, molto spesso sono proprio alcuni professionisti che non svolgono in maniera corretta e professionale il loro lavoro e non è perchè uno è professionista, come invece dice il comunicato, allora si comporta automaticamente in maniera ineccepibile; a volte è tutt’altro.
Però mi piace molto questa norma in quanto si potranno segnalare proprio queste aberrazioni e distorsioni anche e soprattutto dei giornalisti professionisti della carta stampata.
A dirla tutta l’articolo 11.2 della nuova legge sull’Informazione è poco chiaro a causa del termine “ricorsivamente”, il quale non ha un significato preciso e determinato. Questa ambiguità porta ad una indeterminatezza della norma e quindi la rende del tutto inapplicabile.
Inoltre esiste la questione di un’autorità professionale che vorrebbe sanzionare un suo non associato o addirittura una persona giuridica forense, il che risulterebbe totalmente inapplicabile. Forse abbiamo istituito un grande fratello che controlla tutto quello che dicono i cittadini e sanziona se esprimono opinioni diverse rispetto a quello che vuole leggere chi comanda? Se fosse così mi pare un po’ autoritaria e non al passo con i tempi la cosa. Sopprimere in un colpo solo la libertà di espressione per paura di ritorsioni politiche e sanzioni amministrative non è un grande vanto per un paese che si definisce democratico e che vuole essere un simbolo di libertà.
C’è poi un conflitto di competenze e di territorialità della norma. San Marino non ha giurisdizione su soggetti, società o personalità giuridiche straniere come può essere un sito italiano, ad esempio. Inoltre, l’applicazione delle leggi di uno stato su una personalità giuridica o un soggetto di un altro stato solleva questioni di sovranità nazionale e di rispetto del diritto internazionale.
La norma, quindi, è totalmente inapplicabile per i siti web, o blog, non sammarinesi ma lo è per quelli sammarinesi, giornali compresi. E questo mi piace molto.
Sarebbe interessante fare valere le ragioni in tutte le sedi, anche europee ed internazionali, per far comprendere le incongruenze di una legge che sembra essere in contrasto con i basilari canoni delle leggi europee e che pare essere fatta solo per mettere il bavaglio, e sanzionare chi non è schierato con una determinata parte politica e vuole dire la sua pur rispettando il codice penale.
Una legge fatta male, gestita peggio, votata da un terzo del Consiglio e che pare avere un fine poco nobile, qual è quello del bavaglio ai cittadini che scrivono sui siti e blog opinioni non gradite.
Marco Severini – direttore del GiornaleSM
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