San Marino. Franco La Fata alle prese con la targa ”sbagliata”

Buon Giorno, oggi voglio raccontarvi una storia simpatica.
Questa mattina vengo fermato in città, da un simpatico anziano, attempato, ma con ancora una verve di giovinezza da far invidia a qualsiasi ragazzino, sarà che invecchiando diventiamo in qualche modo più giovanili dentro, fatto sta che il vecchietto simpatico mi apostrofa,
<< hei ma tu sei Franco La Fata …. di GiornaleSm… vero??? >> io lo guardo stupito..!! emoziona esser fermati dalla gente e ricevere complimenti. Dopo i convenevoli di rito, mi apostrofa …
<<ma tu la storia la studiavi??? eri bravo>>… e io con un sorriso rispondo, << a di… ero il migliore in tutto il Piemonte hahahaha…. >>
ci facciamo una gioviale sana risata, così il vecchietto con un sorriso invidiabile, mi prende sotto braccio, mi porta davanti alla targa dedicata a Garibaldi, dove soggiornò brevi giorni…qui a San Marino.
Al che lui mi fa… << Vè patacca leggila e dimmi se ti sembra normale>>…. la guardo… la riguardo… e che ci crediate oppure no, mi viene un fulmine a ciel sereno, un flash, insomma una serie di ricordi che pensavo cancellati, riaffiorano … il ricordo del mio professore di italiano e storia Angelo Magistro, non era solo un professore, era uno di quelli che una volta visto, ti rimaneva in memoria tutta la vita, e stato padre, amico, confidente, ricordo ancora quando entrai nei carabinieri, e mi fece una ramanzina spiegandomi cosa significava portare una divisa, e che segnale dovessi dare alla gente, vabhè questa e un’altra storia, fatto sta che mi viene appunto un lampo… guardo il vecchietto… lui mi sorride … e io con gli occhi sgranati…
<< Vè… ma non erano gli austriaci??? >> e lui mi punta il dito e mi dice…
<< appunto visto… almeno tu ti ricordi ciò che hai studiato, bravo, invece qui chi ricopre certi ruoli e certe cariche manco conosce gli eventi >>
Rimango basito, e penso ma possibile che abbiano sbagliato??? Eppure io non ero una cima in storia, possibile che il vecchietto si sbagli?? Dai impossibile che abbiano messo per tutti questi anni una targa commemorativa, con una dicitura sbagliata, e li chi ti vedo, il mio caro amico non che campione Antonio Pazzaglia, si campione, quello che insieme a suo fratello hanno scalato quella montagna maledetta, L’Everest, piantando in cima alla vetta la bandiera Sammarinese ( San Marino ha scalato anche l’Everest, cosa non da poco) lo guardo e gli faccio… << hei tu Direttore di Banca, vieni un po’ qui >>
Lui mi saluta, soliti convenevoli, e gli pongo stessa domanda … risultato!! una sana risata a 3 ma di vero gusto, e afferma anche lui che non erano i tedeschi, ma gli Austriaci..!
Torno a casina, faccio una ricerca veloce e udite-udite , …mi ritrovo sul sito di www.istruzioneecultura.sm
Che appunto smentisce tale targa.
Spero di farvi cosa gradita nel raccontarvi qui di seguito come sono andati realmente i fatti storici, ogni tanto una ripassatina non fa mai male..
Il vostro Franco La Fata vi augura un buon proseguimento di giornata lavorativa, e v’invita a seguirci sempre su giornalesm.com

1849: lo scampo di Garibaldi a San Marino preludio all’Unità d’Italia”
Il contesto in cui la venuta di Garibaldi a San Marino si va a collocare non può prescindere dal 
ricordare che la sconfitta di Napoleone a Waterloo non pregiudica la libertà di San Marino, 
confermata durante il Congresso di Vienna dei vincitori nel 1815. La piccola Repubblica infatti non 
poté essere ritenuta un alleato della Francia a seguito del rifiuto di ampliare il territorio con gli 
inglobamenti proposti da Napoleone nel 1797 che avrebbero consentito lo sbocco a mare ma che 
probabilmente avrebbero dato un futuro diverso allo Stato che aveva da decenni fatto del motto 
“Noti a noi, ignoti agli altri”, attribuito al già citato Antonio Onofri, lo specchio della politica estera 
di quegli anni che portò anche a rifiutare quei nuovi territori che avrebbero mutato i confini fissati 
nel 1463 dopo l’inglobamento di territori dei Malatesta. 
Sono gli anni della debole Repubblica Romana e il 2 Luglio il Generale, vista l’avanzata del 
nemico, raccoglie le truppe e comincia a risalire la penisola con l’obbiettivo di raggiungere 
Venezia che ancora resisteva, per arrivare il 29 luglio alle porte di San Marino. Viene inviato un 
messaggero per chiedere il permesso di transitare in Repubblica ma, in un primo momento vi fu il 
rifiuto del Reggente Domenico Belzoppi motivato dal fatto che un simile passaggio poteva essere di 
pericolo per il piccolo Stato. Le truppe vennero quindi invitate ad aggirare il territorio sammarinese. 
Garibaldi non demorde e rinnova la sua richiesta il giorno seguente ma con medesima risposta. 
Veniva però sempre confermato il rispetto dei sammarinesi per profughi e bisognosi e quindi, a 
patto che le truppe restassero fuori dai confini, venivano loro garantiti cibo e assistenza. 
Al mattino del 31 Luglio però le cose si complicano e, visto l’accerchiamento da parte degli 
avversari i soldati garibaldini devono varcare il confine sistemandosi a ridosso delle mura cittadine 
di Castello di San Marino. 
Garibaldi si recò subito a colloquio dalla Reggenza per comunicare le necessità che lo avevano 
condotto a varcare il confine. Il Reggente Belzoppi rinnovò la richiesta di evitare pericoli per la 
Repubblica e ordinò di continuare a sfamare e curare le truppe. Il Generale sciolse il suo ormai 
ridotto esercito, ritenendo inutile continuare a schierarle di fronte all’esercito austriaco che ormai 
cingeva d’assedio San Marino. E’ a questo punto che comincia il difficile passaggio negoziale per le 
autorità sammarinesi, per il microstato di fronte alla grande potenza imperiale austriaca. 
La negoziazione condotta da Belzoppi portò alla conclusione che le armate austriache non 
avrebbero attaccato la Repubblica se la truppa garibaldina fosse stata sciolta e se i singoli esenti da 
reati fossero stati accompagnati in piccoli gruppi ai loro domicili di origine. Per Garibaldi e la 
moglie gli austriaci chiesero l’esilio oltreoceano, cosa che il Generale comunicò alla Reggenza di 
non potere accettare. 
La scelta fu quella della fuga durante la notte, anche se era necessario trovare un percorso sicuro in 
un territorio interamente occupato dai soldati nemici ed a ciò contribuì l’azione di altri sammarinesi 
che fornirono ai due coniugi abiti, tant’è che l’abito lasciato da Anita prima di vestire panni 
maschili per camuffarsi meglio, è ancora a San Marino, e furono loro guida nel territorio infido e 
sconosciuto.
qui il link che ne parla:https://www.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2Furl%3Fsa%3Dt%26rct%3Dj%26q%3D%26esrc%3Ds%26source%3Dweb%26cd%3D7%26cad%3Drja%26uact%3D8%26ved%3D0CGoQFjAG%26url%3Dhttp%253A%252F%252Fwww.istruzioneecultura.sm%252Fon-line%252Fhome%252Fuffici%252Fcensimento-dei-beni-culturali%252Fdocumento20002721.html%26ei%3DqxAsU9CVHOqZ0QXjq4CQAw%26usg%3DAFQjCNG7lpVY3hl2rFk9fLkZmBYn297RJQ%26sig2%3DJ8C4peBWTIuiM3wkl04Tmw%26bvm%3Dbv.62922401%2Cd.d2k&h=7AQHF_OX1

se ne può torvare anche un’altra versione a questo indirizzo seguente:
http://emiliaromagna.magna-carta.it/files/allegati/2011/July/Microsoft%20Word%20-%201849%20lo%20scampo%20di%20Garibaldi%20a%20SM%20x%20L’Occidentale.pdf