San Marino. Frontalieri disoccupati e discriminati. L’allarme dei consiglieri in regione

Protesta a Roma dei frontalieri per la doppia inposizione
Protesta a Roma dei frontalieri per la doppia inposizione

Il calo dei frontalieri italiani che lavorano a San Marino, passati da 6.605 a 5.393 a causa della crisi, mette in allarme una dozzina di consiglieri regionali del Pd in Emilia-Romagna, che hanno depositato una risoluzione a proposito.
Viene inoltre rilevato che i non sammarinesi che prestano servizio sul Titano sarebbero inoltre discriminati rispetto ai residenti della piccola repubblica, tanto da creare una situazione che, secondi i consiglieri, andrebbe affrontata con la stipula di una serie di accordi. Le cause della diminuzione rilevata nel documento, di cui è prima firmataria Nadia Rossi, sarebbero dovute a due fattori: «Nel caso di crisi aziendali, le normative sammarinesi prevedono la salvaguardia delle maestranze residenti in territorio – viene spiegato – inoltre i lavoratori frontalieri hanno una tipologia di assunzione che non prevede alcun tipo di stabilizzazione, rendendone piu’ facile l’espulsione». In particolare, si fa riferimento al trattamento riservato alle maestranze espulse dal mondo del lavoro e stabilizzate prima del 2011, che hanno diritto al riconoscimento dello stato di mobilià e alla ricollocazione.
FINITO il periodo di mobilità, rileva il Pd, le diverse normative dei due Stati rispetto alla disoccupazione creano una nuova disparità. I frontalieri non stabilizzati, infatti, hanno diritto a tre mesi all’82 per cento di cig e, successivamente all’indennità economica di disoccupazione presso la Repubblica italiana, ma avranno scarsissime possibilità di essere ricollocati presso le imprese del territorio sammarinese. Molti di loro perdono il lavoro non a causa di riduzioni collettive di personale, ma a fronte del non rinnovo del proprio permesso di lavoro, non potendo dunque beneficiare degli ammortizzatori.
Rossi e gli altri consiglieri del Pd ricordano inoltre che le norme dell’Unione europea, di cui il Titano però non fa parte, vietano qualsiasi tipo di diversificazione nel riconoscimento dei diritti sulla base della residenza anagrafica, e che dal 2010 il lavoratore frontaliero in stato di disoccupazione ha la facoltà di mettersi a disposizione anche degli uffici del lavoro del Paese di ultima occupazione, oltre che a quelli del Paese di residenza, mentre a San Marino, ad esclusione dei lavoratori frontalieri stabilizzati che siano stati collocati in mobilità a fronte di licenziamenti collettivi, per potersi iscrivere alle liste di avviamento al lavoro è necessario essere anagraficamente residenti.