Nei giorni scorsi abbiamo appreso con grande soddisfazione dell’approvazione all’unanimità da parte del CGeG del progetto di coabitazione intergenerazionale (cohousing), già presente nella legislazione di molti paesi europei. Il progetto in sé parte da una filosofia positiva di aiuto reciproco tra le varie anime della collettività; pur non avendo ancora i dettagli della sua applicazione, è fondamentalmente un sistema per aiutare le giovani generazioni di studenti, chiedendo loro in cambio un impegno sociale attivo. Crediamo sia giusto mettere in primo piano i bisogni delle giovani generazioni, per il futuro stesso della collettività, e quindi valutiamo positivamente il progetto in sé e la sua filosofia, chiediamo però alla classe dirigente politica sammarinese di avere il coraggio di andare avanti su questa strada, individuando anche soluzioni che rispondano ai forti cambiamenti demografici in atto, come viene fatto in molti paesi europei. Viviamo in una società che sta velocemente invecchiando, e lo farà ancora di più nel breve, visto che gli anni dal 1960 al 1968 sono stati i più proficui di nascite; chi è nato in quegli anni, o è già andato in pensione, o vi si avvicina. È chiaro quindi che, pur dando la necessaria precedenza a chi sarà classe dirigente di domani, bisogna cominciare seriamente a pensare ad un Paese anche a misura di anziano, visto che, fortunatamente, l’aspettativa di vita si allunga costantemente. È necessario, oltre al valido progetto presentato dal Segretario di Stato per il Territorio approvato in Consiglio, mettere in cantiere anche altre forme di cohousing, che siano pensate per chi è nella fase anziana della propria vita, e che magari, visti anche i prezzi degli affitti e negli ultimi anni la mancata rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione, non riesce più ad avere quella vita dignitosa che gli spetta di diritto. Bisogna tornare ad una vera e propria politica abitativa sociale, investendo anche in nuove costruzioni edilizie, che possa rispondere alle esigenze di quelle famiglie, siano essi di lavoratori o pensionati, che non riescono a reperire abitazioni a prezzi accessibili sul mercato privato. E bisogna ripensare la vivibilità abitativa degli anziani, progettando, ad esempio, forme di “cohousing senior”, che funzionano molto positivamente dove sono state create. Nella sostanza, come già nei mesi scorsi la FUPS-CSdL aveva proposto, si tratterebbe di utilizzare edifici come ex alberghi dismessi, che per la loro stessa struttura sono facilmente destinabili a queste forme di coabitazione, creando delle sorte di case comuni che siano assistite. L’idea peraltro, non è né geniale né nuova, visto che già funziona molto positivamente in paesi come Belgio, Olanda, Danimarca e più in generale in tutto il nord Europa. Questo avrebbe molteplici benefici per l’intera collettività; la struttura protetta dovrà servire a chi non è più in grado di gestirsi autonomamente, e darebbe risposte concrete a quella che viene considerata una delle peggiori malattie del secolo, che è la solitudine degli anziani. Benissimo quindi il progetto approvato, positivo e lungimirante, ma non fermiamoci qui, la nostra società ha bisogno di coraggio e di proseguire il cammino intrapreso. Ristrutturare costruzioni già chiuse da qualche anno per renderle immediatamente agibili, per di più, avrebbe anche un costo molto minore per la società sammarinese, rispetto a faraonici progetti che rischiano di rimanere solo sulla carta. La FUPS-CSdL, in un’ottica di positivo approccio alla questione, si rende disponibile al confronto proattivo con la politica, ed ad una partecipazione concreta agli eventuali progetti che, auspichiamo, possano scaturire. Viviamo in una società che invecchia, a San Marino come in tutta Europa, quindi si rende necessario creare spazi e modi in cui tutti gli anziani, quelli di oggi e quelli di domani, possano vivere dignitosamente ed in serenità.
Comunicato stampa – Ivan Toni Segretario FUPS/CSdL Federazione Unitaria Pensionati Sammarinese











