San Marino. Futuro del carcere ancora avvolto in una nube di fumo. Vita sospesa, chi i responsabili?

Noi che predichiamo l’amore per il prossimo e approviamo ordini del giorno per l’accoglienza dei migranti non dovremmo girarci dall’altra parte sapendo che chi è approdato in Repubblica ha poi visto dire le proprie speranze e la propria giovane vita rinchiusa nel buio di una cella a causa dei propri problemi psichiatrici. “Al di là del bene e del male” che cosa significa accogliere se al posto di spalancare le nostre braccia, le strutture più qualificate alla cura dei problemi, apriamo le porte del carcere dimenticando per più di un anno di riaprirle?

E’ trascorso ormai un mese da quando da queste pagine abbiamo dato conto ai lettori di una storia che avrebbe quantomeno dovuto suscitare reazioni e riflessioni.

E’ dunque tempo di riparlare di D, il ragazzo di 23 anni di origini moldave ma residente a San Marino detenuto presso il carcere dei Capuccini da oltre un anno a causa dei suoi problemi psichiatrici. E soprattutto è questo il tempo di reiterare alcune domande alle quali ci pare nessuno abbia ancora risposto.

Nell’articolo che risale al 31 luglio scorso ci chiedevamo: “L’istituzione, il dipartimento di salute mentale, che responsabilità ha nei confronti di questo ragazzo? Non deve fare un percorso riabilitativo? Perché deve essere abbandonato in un carcere senza essere curato? Non sono le istituzioni che devono darsi da fare per individuare una struttura terapeutica che possa dare delle risposte ai bisogni di questa persona? Questo ragazzo non merita un’alternativa? Scrivevamo poi che la storia di questo giovane con problemi psichiatrici trattenuto in carcere dall’estate scorsa se trapelasse fuori dai nostri confini avrebbe la potenza di una bomba atomica. E forse questo ‘spiega’ il silenzio che è stato imposto senza comprendere che esso stesso fa rumore, un rumore ormai insopportabile che ha indotto per esempio il Pdcs a depositare un’interpellanza con focus sul carcere:

“Visto l’articolo ‘trattamento inumano e degradante: da oltre un anno rinchiuso ai Cappuccini’ apparso su ‘Repubblica.sm’ in data 31 luglio u.s., con il quale si è venuti a conoscenza della situazione in cui versa il giovane ragazzo di origine Moldava, ma residente a San Marino, di anni 23, detenuto presso il carcere dei Capuccini a San Marino Città (…) Vista la Convenzione Europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti ratificata dalla Repubblica di San Marino con Decreto \8 Dicembre 1989 n. 121 (…)”

Si pretende di veder finalmente chiaro su tanti aspetti che riguardano il carcere non ultimo quello sullo stato dell’arte del progetto di una nuova struttura che dovrà sorgere a Murata ma che pare ancora avvolto da una nuvola di fumo. E ciò a dispetto delle recenti notizie sulla non volontà da parte della proprietà di rinnovare il contratto di locazione.

Interpellanza con la quale si vuol fare inoltre luce sugli aspetti legati alla sicurezza viste anche le recenti evasioni di due detenuti”. Poi il focus su D: “ (…) chiede di conoscere nel dettaglio per ciascun detenuto il regime di detenzione ovvero il tipo di condanna o se in carcere preventivo, la durata del periodo o le motivazioni della condanna e la relativa pena da scontare”.

“Se il dipartimento di salute mentale sta seguendo il ragazzo; in caso di risposta affermativa si chiede di conoscere quante volte, durante il periodo detentivo, il ragazzo è stato visitato dai medici del servizio o da psichiatri dell’Iss”. “Se il Comitato Esecutivo o il Dirigente della Uoc Salute Mentale hanno individuato e deliberato il trasferimento del soggetto presso una struttura terapeutica che possa dare risposte ai bisogni di questa persona”. L’Italia insegna proprio in questi giorni che nessuno è intoccabile e che se certi attacchi sono studiati a tavolino deve però sempre prevalere il criterio dell’umanità e chi ha la responsabilità di vite umane non può non farsene carico nel massimo rispetto della propria funzione.

Noi che predichiamo l’amore per il prossimo e approviamo ordini del giorno per l’accoglienza dei migranti non dovremmo girarci dall’altra parte sapendo che chi è approdato in Repubblica ha poi visto finire le proprie speranze e la propria giovane vita rinchiusa nel buio di una cella a causa dei propri problemi psichiatrici. Si può essere capaci di accogliere quando si sia incapaci di garantire la prospettiva di una vita dignitosa?

La RepubblicaSM