Il dottor Gabriele Rinaldi, l’eroe bello e gentile della prima fase pandemica, se ne va dall’ISS. Il kalòs kai agathòs, per dirla nel suo stile, cioè il “bello e buono” che aveva incantato tutti i sammarinesi nelle conferenze stampa quotidiane con la sua vasta cultura umanistica e la sua profonda umanità, tanto da essere omaggiato in un gruppo Facebook dall’emblematico titolo: “Le bimbe di Rinaldi”. Fra meme e fan club, era diventato una vera superstar, da quel 3 marzo quando per la prima volta comparve in streaming, scatenando un autentico fenomeno di costume.
La politica aveva riconosciuto le qualità professionali di Rinaldi, rinnovandogli il contratto di dirigente dell’Authority Sanitaria il 4 aprile, per altri tre anni. Ma forse l’eroe del web avrebbe dovuto essere più trasparente con il governo sulle sue reali intenzioni, se è vero che già da agosto aveva cominciato a mettere in giro le voci sulle sue dimissioni perché voleva andare in pensione e, continuando il suo rapporto con San Marino, non sarebbe rientrato nella quota 100, prevista dal sistema pensionistico italiano.
Ma forse c’è dell’altro, perché dentro l’ISS non godeva dello stesso glamour che aveva sui media. Si narra che anche suo figlio l’avrebbe contestato per l’intervista rilasciata in tivù, mentre alcuni operatori sanitari si sarebbero mossi per avviare un’azione disciplinare a suo carico. Solo voci? Forse, ma piuttosto ricorrenti e ripetute da diverse fonti. Sono aspetti che fanno pensare alla presenza di molte ruggini sull’operato del dottor Rinaldi.
Il quale, dopo aver pensato e ripensato sui vari aspetti del suo rapporto con San Marino, si è deciso a fine anno a comunicare le sue volontà. Ma la vicenda è troppo succulenta per sfuggire all’opposizione (soprattutto Libera) che non perde la benché minima occasione per sparare bordate sulla Sanità. L’occasione viene fornita dal focolaio Covid all’interno del Casale la Fiorina, che viene bloccato già il 21 dicembre, ma questo non interessa né all’opposizione, né al sindacato. Il quale ultimo, se ne esce con una nota di accusa coinvolgendo anche l’Authority Sanitaria. Rinaldi replica immediatamente con un’altra nota, respingendo le accuse al mittente: “Il silenzio assordante da parte dell’Authority non so da dove l’abbiano ricavato, le organizzazioni sindacali. L’Authority ha fatto tutte le segnalazioni necessarie e utili, sia all’interno del Gruppo delle Emergenze Sanitarie, sia direttamente ai vertici dell’Iss, richiedendo una serie di chiarimenti in relazione all’ipotesi di mettere in piedi un percorso di questo genere”.
All’osservatore occasionale potrebbe sembrare un allineamento (per quanto parziale) di Rinaldi ai vertici ISS. Gli esperti invece leggono, in questa finta schermaglia, un’alleanza mascherata ed espressamente mirata a colpire la Segreteria di Stato. La riprova viene nei giorni successivi quando, stando ai racconti che circolano nei corridoi delle strutture sanitarie, un autorevole esponente di Libera, avrebbe telefonato alla RSA per ricevere ragguagli sulla situazione interna. Trattandosi di un cotanto personaggio, i responsabili avrebbero fornito tutte le informazioni richieste. Che però sono state mistificate e strumentalizzate sul giornale di partito, proprio per assecondare la linea di chi sostiene che la politica di governo non avrebbe dato risposte all’Authority e che da qui sarebbero nate le frizioni con Rinaldi.
Molto spesso la realtà è ben più misera dei racconti con cui viene ammantata. Rinaldi non vede l’ora di godersi una dorata pensione (che tra l’altro è nel suo pieno diritto) e l’opposizione non vede l’ora di poter presentare una mozione di sfiducia a Roberto Ciavatta. E allora si mettono insieme le due cose, con il paravento della preoccupazione per la salute degli anziani (che fa sempre presa sull’opinione pubblica) e si alza il clamore mediatico. Così è se vi pare, per dirla in maniera pirandelliana, quando ci si trova di fronte ad una politica di opposizione incapace di riconoscere la realtà delle cose.
a/f