La Commissione Europea approva un primo portafoglio di trattamenti anti coronavirus. I vaccini non sono più un’emergenza. La notizia getta benzina sul fuoco del dibattito e delle proteste di piazza da parte dei no-vax, dei no-green pass e, per contro, di quelli che criticano l’obbligo della certificazione perché non riescono ancora vaccinarsi.
Insomma, l’aumento esponenziale dei contagi a causa della variante Delta sta cambiando non solo il volto dell’estate, ma anche l’opinione della gente sui vaccini: da una parte quelli che si precipitano a valanga per prenotarsi e avere diritto di accedere al pass per entrare liberamente ovunque; dall’altra, quelli che tornano a gridare contro la dittatura sanitaria, animando il cosiddetto estremismo di piazza. Del resto, adesso ci sono le cure, perché bisogna vaccinarsi?
La domanda rischia di scivolare nella retorica perché ormai è assodato a livello universale che “prevenire è meglio che curare”. Quindi è molto meglio non rischiare il contagio da un virus che potrebbe portare alla malattia grave, e perfino alla morte. In questo senso, i numeri sono decisamente molto più bassi di qualche mese fa, ciò nonostante stanno riprendendo quota i ricoveri e perfino i decessi.
La vaccinazione ha senso proprio perché interrompe la catena dei contagi nella stragrande maggioranza dei casi, il green pass certifica l’immunizzazione e diventa il passaporto per tornare ad una vita normale, per evitare le chiusure, per non intasare gli ospedali, per non dare il colpo di grazia all’economia.
È evidente: se tutti fossero vaccinati e vaccinabili, il virus non circolerebbe. Per questo è stato diramato l’invito anche ai più giovani, perfino ai teenagers, di vaccinarsi. La protesta sulle libertà individuali che sarebbero state violate da queste decisioni, si dimostra piuttosto sterile anche semplicemente guardando quanto è successo in tema di salute pubblica negli ultimi decenni. Se la gente avesse avuto gli stessi atteggiamenti 50 anni fa, saremmo ancora dietro a combattere il vaiolo e la poliomielite.
Un altro esempio è il divieto di fumo nei locali pubblici chiusi (legge Sirchia del 2005) a causa della nocività del fumo passivo. Anche allora ci furono molte proteste, oggi nessuno ci fa caso. Prima ancora, nel 2003, l’obbligo dell’uso delle cinture di sicurezza in macchina. Ci fu chi le dipinse sulla maglietta, pur di non indossarle, eppure oggi è un gesto talmente abituale da diventare automatico, perché in caso di incidente stradale, si salvano molte vite umane.
Insomma, il popolo italico (compreso quello sammarinese) è storicamente allergico a obblighi e imposizioni, figuriamoci quale reazione può scatenare una “costrizione” come può essere una campagna vaccinale di massa. Tanto da diventare una questione politica, se non addirittura elettorale, scatenando la gara ad accaparrarsi il voto dei negazionisti.
I no-vax sono tutti fascisti. Anche questo si è sentito, a seguito delle dichiarazioni di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini, il quale però è corso subito a prendere la prima dose dopo la strigliata di Draghi. Ieri, l’ha seguito anche la Meloni. Qualsiasi bandiera politica si volesse assegnare ai no-vax, non corrisponderebbe a verità, sebbene un peso politico ce l’abbiano sicuramente. Ma in questo caso non si può fare una distinzione netta tra bianco e nero. In mezzo ci sono mille sfumature di pensiero, ovvero un’immensa scala di grigi, come dimostrano i milioni di persone che sono corse a prenotarsi.
Ce chi lo fa per interessi spiccioli come viaggiare, andare in palestra o a divertirsi. C’è chi si è convinto sulla necessità di tutelarsi e, contemporaneamente, non diventare un pericolo per gli altri.
C’è sempre più gente che ha paura di venire contagiata e di ammalarsi gravemente. Infatti, ancora non si sa bene chi è più soggetto al contagio e chi non lo è; chi può sviluppare le forme più gravi della malattia, e riuscire a guarire, e chi no. Soprattutto non si conoscono ancora le conseguenze che lascia la forma grave del Covid: ad esempio, ci sono persone che dopo mesi dalla guarigione continuano a mantenere deficit respiratori dei quali non si capisce la ragione. Tra i sintomi più diffusi tra coloro che sono stati ricoverati ci sono: cefalee, depressione, problemi metabolici e glicemici. Si chiama “Long Covid” questo fenomeno che gli studiosi e i ricercatori stanno ancora analizzando.
Ma anche in questo caso una cosa è certa: il vaccino ha la sua importanza dal momento che limita il ricovero ospedaliero nella stragrande maggioranza dei casi, e quindi elimina anche gli effetti del long Covid.
Insomma, non è solo una questione di green pass e della sua estensione: la questione è stare bene e interrompere con ogni mezzo la trasmissibilità del male.
a/f