San Marino. Galullo: Il clan dei Casalesi e la camorra di Acerra riciclavano a San Marino – Il ruolo dei professionisti sul Titano

Dietro molti soldi che arrivavano alla finanziaria Fincapital di San Marino c’erano le  famiglie Schiavone e Mariniello. Insomma: i Casalesi e quelli di Acerra. Tipini fini.

A giungere a contratti – si badi bene: non scritti – di partecipazione societaria era il sammarinese Livio Bacciocchi, nella sua qualità di notaio, proprietario e amministratore di fatto di Fincapital. I contratti venivano raggiunti con i portavoce degli interessi economici dei Casalesi del gruppo Schiavone (vale a dire Salvatore Di Puorto e Massimo e Salvatore Venosa) e conFrancesco Vallefuoco che invece rappresentava gli interessi degli acerrani. I conferimenti societari finanziati dalla camorra erano ovviamente frutto di condotte illecite.

Con wesse, i Carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, nell’ambito dell’indagine non a caso chiamata “Titano” condotta dalla Dda di Napoli guidata per l’ultimo giorno da a Federico Cafiero De Raho (da giovedi capo della Procura a Reggio Calabria), hanno arrestato 24 persone indiziate a vario titolo dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, reimpiego di beni di illecita provenienza, intestazione fittizia di beni provenienti da attività illecite a soggetti compiacenti, di detenzione e spaccio di stupefacenti e di detenzione e porto illegale di armi, tutti con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’attività del clan dei Casalesi e del clan operante ad Acerra.

I capitali investiti in quote della Fincapital – si legge a pagina 3 dell’ordinanza – sono di almeno 5 milioni. Capitali restituiti solo in parte al clan dei Casalesi dagli amministratori di Fincapital mediante la cessione aliud pro alio (vale a dire qualcosa in cambio di qualcos altro). A essere cedute sono state una Ferrari Scaglietti (del valore di 300mila euro) e cinque unità abitative a Montegrimano Terme (Pesaro-Urbino) del valore unitario di almeno 500mila euro.

Le investigazioni hanno permesso di accertare che la famigliaSchiavone, oltre che a San Marino, investiva anche a Fano, Pesaro, Riccione e Rimini.

I PROTAGONISTI

L’associazione a delinquere era ben organizzata. Francesco Agostinelli (arrestato a differenza di Bacciocchi), esperto di investimenti e di pratica finanziaria, molto ben conosciuto anche per altre vicende sul Titano, aveva il compito di mediare nella trattativa contrattuale con Bacciocchi e accreditare presso quest’ultimno gli esponenti del clan dei Casalesi. Agostinelli garantiva inoltre i vertici del clan dei Casalesi (Carmine Schiavone, Michele Zagaria, Antonio Iovine) sulla felice riuscita e sulla convenienza dell’investimento ma, al tempo stesso, procurava al clan dei Casalesi il profitto dell’investimento mediante la liquidazione in favore del clan della cessione a titolo gratuito della Ferrari (di proprietà Fincapital) e di cinque ville (formalmente intestate a Im capital società immobiliare partecipata Fincapital e amministrata di fatto da Bacciocchi attraverso sua moglie, Monica Fantini), tutte intestate a persone riconducibili al clan dei Casalesi.

C’era poi R.A.  (arrestato anche lui, di Pesaro), l’avvocato che partocinava gli interessi di Bacciocchi e di Agostinelli e che aveva il compito di fornire consulenza legale alle parti, per consentire di occultare la partecipazione dei finanziamenti camorristici (di cui era ben consapevole si legge nell’ordinanza a pagina 4) e di procurare il passaggio della Ferrari a Salvatore Di Puorto (di San Cipiriano d’Aversa, arrestato).

Roberto Pierucci (arrestato), in qualità di agente della Toro Assicurazioni di San Marino, aveva il compito di monetizzare numerosi titoli negoziati consegnatigli da Francesco Vallefuoco e da Salvatore Di Puorto attraverso Agostinelli, così da consegnare ai referenti del clan dei Casalesi il corrispettivo dei titoli in contanti.

Anche il profilo di Roberto Zavoli (non arrestato), tra i tanti, è interessante. Per gli inquirenti aveva il compito di accreditare Francesco Vallefuoco e il gruppo camorristico da questi rappresentato (gli acerriani, federati con il gruppo Venosa, riconducibile ai Casalesi) con Bacciocchi. Aveva anche il compito di mantenere continui contatti con lo stesso Bacciocchi per riferire dell’andamento delle operazioni reimpiego al clan di cui era referente.

Infine Francesco Vallefuoco, che aveva il compito di fungere da referente del clan degli acerrani, per l’attività di reimpiego dei capitali illeciti presso operatori finanziari operanti a San Marino e nelle Marche e con il compito di verificare la redditività degli investimenti, provento dell’illecita attività di svolgimento dell’associazione camorristica sia per conto del clan dei Casalesi che per conto degli acerrani.