Non è un caso che Attiva-Mente abbia scelto il 31 luglio per una serie di iniziative sull’inclusione e sul ruolo del linguaggio quando si parla di disabilità. In questa data infatti, esattamente 20 anni fa fu fondata l’associazione volontaristica nell’ambito della disabilità. Commosse parole di ringraziamento sono state pronunciate da Mirko Tomassoni, presidente e anima pulsante del sodalizio, all’indirizzo di Giuseppina Tamagnini, Emma Rossi e Dante Rossi, che furono tra i soci fondatori.
Inoltre, il 31 luglio è passato alla storia per il famoso “Scampo di Garibaldi” che trovò rifugio sul Titano mentre era in fuga da Roma inseguito da ben tre eserciti. Un asilo del tutto temporaneo, ma che gli salvò la vita e gli consentì poi di realizzare l’Unità d’Italia. Garibaldi: un eroe mondiale, la prima popstar della storia, sempre raffigurato a cavallo, con la sua camicia rossa e spada al fianco, impavido e valoroso. Una vera icona, che però per spostarsi utilizzava carrozza, carrozzina e portantina, talvolta anche in battaglia, come è accaduto per esempio a Bezzecca (1866), a Digione (1870), o ancor prima, nel 1849, pochi mesi dopo il rientro in Italia dalla campagna sudamericana. Garibaldi era a tutti gli effetti disabile, un po’ per le conseguenze delle ferite riportate in battaglia, un po’ (e soprattutto) per una forma particolarmente aggressiva di artrite psoriasica, che ne condizionava la mobilità. Tanto è vero che la sua dimora a Caprera, che lui aveva opportunamente modificato per potersi spostare in carrozzina, è diventata il primo museo della disabilità.
Perché la sua disabilità è stata sempre nascosta nella rappresentazione iconografica? L’interrogativo ha dato l’opportunità di organizzare un’intervista impossibile a un personaggio che avrebbe potuto essere il sosia di Garibaldi, ma soprattutto di organizzare una serata in cui parlare della funzione del linguaggio e di presentare il libro “Garibaldi Giuseppe. Disabile e arruolato”. Ospiti di lusso presso il Podere Lesignano per affrontare argomenti delicati e complessi, ma che coinvolgono il 20% della popolazione mondiale, cioè un miliardo e 600mila persone sofferenti di malattie degenerative.
Accanto a Mirko Tomassoni: Lorenzo Sani, autore del libro su Garibaldi; Nino Pellacani che ne ha curato la grafica; Sara Bucci giornalista di RTV; Verter Casali storico. Moderatore: Matteo Selleri. Titolo dell’evento: “Ne uccide più la lingua che la spada” a sottolineare l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio inclusivo e rispettoso quando si parla di disabilità. È cruciale ricordare che dietro ogni etichetta c’è una persona con una storia, aspirazioni e potenzialità. Ridurre una persona alla sua disabilità non solo nega la sua individualità, ma ignora anche il suo contributo unico alla società. Pertanto, è fondamentale soprattutto per i comunicatori usare il linguaggio per rimuovere pregiudizi e stereotipi, uscire dalla rappresentazione banalizzata della disabilità che spesso va dal pietismo alla glorificazione eroica.
Ad esempio, una parola da cancellare è “normodotato”. Chi può dire di essere normodotato? Ci sono parametri per misurare la normalità? O stabilire principi di uguaglianza? A ben guardare, le leggi internazionali non premono sul concetto di uguaglianza quanto sulla non discriminazione al di là di tutte quelle caratteristiche che ci rendono individui unici: il genere, la razza, la nazionalità, il ceto sociale, il credo religioso o politico.
Ecco dunque che il linguaggio diventa un potente strumento per la promozione dei diritti umani, ma soprattutto quella dimensione culturale che pone sullo stesso piano tutti i rappresentanti del genere umano. A San Marino la situazione legislativa è piuttosto avanzata, ma ancora c’è molto da fare e su questo punto Attiva-Mente non farà mai mancare il suo impegno.
Angela Venturini