I prezzi del gas in Europa potrebbero aumentare del 60% e arrivare oltre i 4mila dollari per 1.000 metri cubi. L’avvertimento viene lanciato dalla compagnia russa Gazprom, secondo la quale gli aumenti record potrebbero arrivare nel prossimo inverno. Mettendo a rischio le forniture di gas per Europa e Italia. In particolare dal 27 luglio il gasdotto Nord Stream viene utilizzato al 20% della sua potenzialità: attualmente solo una turbina del gasdotto è effettivamente in funzione.
I rincari del metano stanno mettendo in crisi anche il mercato elettrico e in questo caso la causa principale non è la guerra in Ucraina. L’impennata del gas, infatti, avrebbe dovuto causare aumenti dei prezzi dell’energia elettrica prevalentemente nei momenti di picco, in cui le centrali a gas intervengono per far fronte all’aumento della domanda. L’aumento del costo dell’elettricità però si sta rivelando più massiccio del previsto. Una delle cause è il crollo della produzione di elettricità da nucleare francese, che sta mettendo sotto pressione diversi mercati elettrici europei. La Francia, a causa della scarsa produzione, è costretta a rivolgersi ai Paesi vicini per soddisfare la domanda interna. Paesi che prima facevano affidamento sul surplus francese per soddisfare il proprio fabbisogno.
Secondo Bloomberg i prezzi dell’elettricità in Germania hanno sfiorato i 480 euro al megawattora, sei volte il livello del 2021 e il doppio rispetto a giugno. Nella giornata di lunedì 15 agosto anche i contratti per l’indomani hanno registrato nuovi record, in Germania come nel Regno Unito. La tensione sui prezzi riguarda sia il breve sia il lungo periodo, a dimostrazione che, se nel lungo orizzonte a preoccupare i mercati è la tenuta delle forniture di gas, nel breve periodo i principali problemi sono rappresentati dalla domanda di elettricità per i condizionatori e dalla siccità.
È proprio questo l’altro grande problema di questi giorni: la siccità. I grandi fiumi del nord Europa sono a secco, impossibile il trasporto via nave e quello su terra costa molto di più. Poi c’è un problema immenso per l’agricoltura, che deve fare ricorso all’innaffiamento artificiale con un enorme aumento di costi. Condizionatori e frigoriferi fanno il resto nelle percentuali di aumento dei consumi.
Per capire meglio cosa succederà, guardiamo la situazione in Italia. Prima di tutto bisognerà comunque capire se il Bel Paese riuscirà, nei prossimi mesi, a rinunciare al gas russo, o grazie agli stoccaggi o attraverso il ricorso ad altri fornitori. Per quanto riguarda gli stoccaggi, l’Italia ha superato il 76%: l’obiettivo da raggiungere è quello dell’80% entro l’autunno e poi riempire i magazzini del 90% per l’inverno. Target ormai vicini.
Gli stoccaggi, però, potrebbero non bastare. Il taglio dei consumi di gas e luce potrebbe scattare in caso di riduzione delle forniture russe: il piano individuato dalla Commissione Europea prevede già per l’Italia una riduzione del 7%, cioè deve risparmiare 4 miliardi di metri cubi di gas sui 55 annui. Per ora si tratta di una riduzione volontaria, ma che in caso di emergenza potrebbe divenire obbligatoria.
Il razionamento, quindi, non è da escludere. Soprattutto in caso di aumento dei prezzi e riduzione delle forniture di gas. Cosa vorrebbe dire? Sicuramente verranno valutate le ipotesi di spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come la chiusura anticipata dei negozi. Ma ci sono anche conseguenze per l’utilizzo dei riscaldamenti: in inverno potrebbe essere fissato un limite per cui non si potrà salire sopra i 19 gradi anche nelle abitazioni private.
Cosa succederà a San Marino? Per il momento non è dato a sapere nulla. La politica comincerà a girare, come è ormai tradizione, dopo la festa dell’amicizia, che in qualche modo chiude le ferie estive. La crisi energetica e il caro prezzi della primavera scorsa sono stati superati brillantemente da AASS grazie ad una strategia finanziaria che le ha consentito di calmierare i prezzi del gas e dell’energia elettrica per la fornitura di quest’anno e per i prossimi 4 / 5 anni. Questo spiega la ragione per cui i sammarinesi, nonostante i rincari, spendono in bolletta il 250 per cento in meno rispetto ai vicini italiani. E spiega anche perché AASS, di fronte alla situazione drammatica che si è venuta a creare la scorsa primavera, non è andata in default.
Adesso però si presenta un altro problema, che non riguarda solo il costo, ma anche la quantità delle forniture. Se in tutta Europa ci sarà meno gas, questo avverrà inevitabilmente anche per San Marino, quantunque i suoi bisogni siano infinitesimali rispetto ai grandi Stati europei. Ma sembra inevitabile dover affrontare la questione della riduzione dei consumi.
Non c’è tempo da perdere: finirà il caldo, torneranno le piogge, verrà il freddo e dovremo prepararci a capire se anche sul Titano arriveranno i razionamenti, come forse avverranno in tutta Europa.
a/f