San Marino. Gaza non è l’Ucraina! Beccari apre una porta che non potremo più chiudere … di Marco Severini, direttore GiornaleSM

L’osservazione del lettore è brutale ma centrata: «Grandissimi, così diventiamo il primo Stato europeo che accoglie i terroristi di Hamas. Saremo sotto mira di Israele e USA».

È una provocazione? Sì.

È eccessiva? Forse.

Ma il punto politico, quello vero, è che il governo e quei consiglieri che stanno spingendo per aprire corridoi d’ingresso senza criteri rigidi e senza tutele adeguate stanno giocando con una partita più grande di loro. Ed è questo il problema.

E’ superficialità, sufficienza o impreparazione?

San Marino non ha gli strumenti diplomatici, logistici e di sicurezza per gestire scenari che coinvolgono attori come Hamas, Israele e Stati Uniti.
E non serve essere geopolitici o esperti di intelligence per capirlo: basta il buon senso.

Accogliere persone provenienti da Gaza senza controlli reali, perché i controlli reali non esistono, è inutile fingere, significa assumersi un rischio che un micro-Stato non è strutturato per sostenere.

E questo non vuol dire che chi arriva è un terrorista, ma che non esiste modo tecnico, giuridico o operativo per verificare chi è chi.

Il lettore dice una cosa che nessuno a Palazzo osa pronunciare: se anche un solo soggetto problematico passa da qui, San Marino diventa, agli occhi di alcune potenze, un punto sensibile. A Roma lo sanno. A Bruxelles lo sanno. A Washington lo sanno meglio di tutti. E a Tel Aviv lo sanno ancora prima che lo si pensi.

Basta guardare la storia degli ultimi vent’anni per trovare decine di Paesi finiti nella lista dei monitoraggi semplicemente per aver attirato, anche involontariamente, soggetti “a rischio”.

Vogliamo anche questo? Dopo tutto il disastro che Beccari e soci hanno combinato con l’Accordo di Associazione UE, che se passerà -come molto probabile dopo le dichiarazioni di Macron – come accordo misto sarà già bello che defunto

Non vi basta non averne azzeccata una?

Un Paese che accoglie persone provenienti da un territorio controllato da un’organizzazione considerata terroristica da USA, Europa e Israele si assume una responsabilità politica che non può scaricare sulla propria popolazione.

Il lettore lo dice in modo crudo: “saremo sotto mira”. Non c’è bisogno di immaginare scenari estremi: basta parlare di diplomazia e sicurezza.

Se San Marino accoglie senza filtri, senza strutture adeguate, senza intelligence propria, delegando tutto a ONG e a comitati vari, inevitabilmente finisce sotto osservazione. È automatico. In un mondo dove tutto è interconnesso, gli Stati osservano i movimenti degli altri Stati, e un Paese da 30.000 abitanti non può giocare a fare la Svizzera della solidarietà senza avere la Svizzera delle infrastrutture.

Con l’Ucraina la situazione era completamente diversa. Stato riconosciuto, istituzioni funzionanti, controlli incrociabili, collaborazioni dirette con governi europei, verifiche documentali, reti consolari, banche dati. Qui no. Gaza non ha uno Stato, non ha un’anagrafe funzionante, non ha un sistema giudiziario riconosciuto, non ha nulla che possa essere utilizzato per verificare identità o precedenti.

Portare qui persone senza questo livello minimo di certezza significa assumersi un’incertezza totale. E l’incertezza, sul piano della sicurezza internazionale, è un lusso che San Marino non può permettersi.

Il lettore va anche oltre: parla di “terroristi Hamas”. È una frase che va pesata, certo. Ma bisogna essere onesti: se non puoi controllare chi entra, allora non puoi escludere nulla. Ed è questo il cuore della questione.

Il problema non è chi fugge dalla guerra, che merita tutta la solidarietà possibile. Il problema è il meccanismo politico scelto da San Marino: aprire le porte senza disporre degli strumenti per selezionare, filtrare e monitorare. Molto più sensato sarebbe destinare queste risorse all’Italia, che ha strutture, competenze e capacità operative per gestire questi interventi in modo serio e sicuro.

A questo si aggiunge un altro aspetto che il lettore non dice, ma che è il naturale proseguimento della sua osservazione: una volta che San Marino apre questo precedente, non potrà più chiuderlo. E ogni nucleo accolto diventerà, nel tempo, una porta spalancata a ricongiungimenti futuri.

Il lettore, in poche parole, sta dicendo una verità che molti fingono di non vedere: San Marino non può prendere decisioni che hanno impatto geopolitico senza avere peso geopolitico.

In un Paese senza intelligence, senza esercito, con forze di polizia ridotte e con risorse limitate, l’unico modo per non diventare vulnerabili è evitare scelte che ti espongono. Ma oggi si sta facendo esattamente il contrario: per apparire “umanitari” si stanno ignorando le conseguenze strategiche, e chi paga non saranno i membri del Congresso di Stato, ma i cittadini, i nostri figli e le nostre  famiglie.

Lettore provocatorio? Sì.
Lettore fuori misura? Dipende dai punti di vista. Lettore che ha colto un nervo scoperto? Assolutamente sì.

Perché la domanda vera è un’altra: un micro-Stato da 61 km² può permettersi di diventare, anche solo potenzialmente, un punto di interesse per potenze che combattono Hamas da decenni?

Beccari e chi lo segue farebbero bene a rispondere a questa domanda, prima di correre dietro a un messaggio di facciata che rischia di trasformarsi in un problema reale.

Marco Severinidirettore GiornaleSM

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