È una vera never ending story la questione dei rifiuti solidi urbani. Sono anni che se ne parla, ma una soluzione ancora non è arrivata. Si discute ancora sul porta a porta e sui cassonetti, sull’umido e sui centri di raccolta: purtroppo un progetto serio, economicamente ed ecologicamente sostenibile, pare ancora lontano.
Nella passata legislatura abbiamo assistito all’avvio del porta a porta, che è uno dei migliori sistemi di raccolta. Ma era parziale, perché riservato solo ad alcune zone e soprattutto perché non c’erano gli accordi a monte con le apposite ditte per il conferimento delle materie differenziate: carta, plastica, vetro, alluminio. Riguardo all’umido, non si è mai saputo bene dove andasse a finire. Alla fine, tutta la raccolta veniva scaricata nello stesso camion e portata agli inceneritori fuori confine, con prezzi altissimi. Proprio perché non era differenziata.
Era come avere una bella macchina, ma senza benzina. Quindi assolutamente inutile. Una bella presa in giro dei cittadini da parte del governo di Adesso.sm!
Con la nuova legislatura si sperava che le cose cambiassero e si andasse a colmare la lacuna. Ma dopo pochi mesi dell’insediamento dell’attuale esecutivo, agosto 2020, la Commissione consiliare competente, su proposta di Canti, aveva deciso senza appello che la raccolta differenziata porta a porta era da cestinare e da sostituire con le “più funzionali ed efficienti isole ecologiche con cassonetti intelligenti”. Poi, anche a seguito delle proteste, si è deciso che i due sistemi avrebbero dovuto coesistere.
È stato un flop incredibile, per altro molto costoso e non funzionale. Diverse le motivazioni. Uno perché la gente non differenziava e buttava tutto insieme. Due, perché i cassonetti venivano usati ampiamente dai residenti delle zone limitrofe per risparmiare le tasse nel proprio paese. Tre, perché gli accumuli indifferenziati crescevano patologicamente al di fuori dei cassonetti, specie nei giorni festivi, quando non c’era il servizio di raccolta. Quattro, perché il porta a porta era comunque in vigore in alcune zone del territorio e questa disparità metteva di malanimo tutti. Oltre tutto, nelle stesse condizioni di prima.
Non finisce qui. Nel dicembre del 2021, il Segretario Stefano Canti aveva dettato le linee strategiche ed aveva indicato i passi successivi: differenziata da ottimizzare partendo dal potenziamento degli impianti di compostaggio per trattare in territorio il rifiuto umido, arrivando a coprire così la gestione interna del 50% del prodotto complessivo. A suo dire, avrebbe dovuto essere una risposta ai criteri di economia circolare, con il Governo impegnato a porre sul tavolo gli indirizzi di politica ambientale, cogliendo il mandato della Cop26, per i prossimi 5 anni, di concerto con il tavolo per lo sviluppo sostenibile.
Ma gli impianti di compostaggio non si sono visti e quello di Gaviano produce una sorta di terriccio che funziona magnificamente da diserbante. Buttato sul terreno, negli orti e nei giardini, brucia tutto e non crescono neanche le erbacce. Si vede che il processo di compostaggio è fatto male. Tanto che a un certo punto non si sente dire più niente. E in ogni caso, la raccolta dell’umido nelle zone dove ci sono i cassonetti, non decolla. Insomma siamo sicut erat in principio.
Ormai ogni cittadino ha ben chiara la necessità di differenziare e di riciclare le materie prime derivanti dai rifiuti solidi urbani. Riuso e risparmio hanno a che fare con la gestione virtuosa di tutti i materiali di scarto, il che vuol dire spendere meno, sia i cittadini sia lo Stato, ma soprattutto preservare l’ambiente. Senza contare che la gestione corretta dei rifiuti può diventare una risorsa, come insegna l’esperienza di alcuni Comuni limitrofi.
Perciò, visto che nella giornata odierna è prevista la riunione della IV Commissione Consiliare per affrontare anche questa problematica, ci auguriamo vivamente che il Segretario Canti cambi idea rispetto a quanto fatto finora e presenti un progetto più realistico, risparmioso ed efficiente.
a/f