San Marino. Get your Gunn … di Caterina Taddei

Riceviamo e pubblichiamo

Get your Gunn è una canzone ispirata dall’omicidio del medico abortita Gunn da parte di un attivista pro life, negli States, generando un controsenso ovvero: ti definisci un pro vita e uccidi? Perché? Io personalmente credo che chi compia gesti scellerati sia mentalmente instabile e che i fanatismi, di qualsiasi genere, non fanno mai bene, dobbiamo mantenerci sempre razionali.

Quindi invito il mondo pro life alla correttezza, alla gentilezza, all’accoglienza, alla comprensione e alla volontà di aiutare.

È stata fatta una preghiera per la vita nella chiesa di Dogana, si organizzeranno rosari, usiamo la preghiera come corretto strumento di protesta al dramma dell’aborto, rimaniamo umani, senza insultare.

Scrivo questo articolo per esporre una mia riflessione personale su Alice Merlo, la testimonial genovese della pillola abortiva. Lei dice che è stata oggetto di linguaggio di odio, anche se io non le credo, nel senso che lei blocca sui social tutti coloro che cercano di intavolare con lei una discussione tranquilla e civile.

Per la Merlo il linguaggio di odio è un semplice e naturale dissenso, insomma non accetta chi la pensa diversamente. Lei definisce “meravigliosa” la possibilità di abortire in casa con la pillola, quando sono risaputi i danni alla salute della RU486, che può provocare anche la morte della madre.

Lei dice che lotta per la “felicita”, io invece, nella sua battaglia, intendo la voglia di non prendersi le proprie responsabilità, a ben 27 anni, l’eta in cui Alice ha abortito, segno di una società che crea eterni bambini capricciosi.

Inoltre afferma che ha messo più tempo a scegliere cosa indossare al mattino che quando ha deciso di abortire, banalizzando un gesto drammatico. Lei afferma che il padre del bambino non sa niente…..della serie c’era grande amore e confidenza tra i due!!!!

Ma da quando il sesso è diventato facile da avere, l’amore è diventato difficile da trovare. Quello che non diranno mai è che Alice Merlo ha preso una “sbanderna” di soldi dalle lobby per prestare il suo volto a questa discutibile campagna, che tratta un bambino come un fastidio, un parassita da buttare giù per il tubo.

Viviamo in piena cultura dello scarto, si butta via ciò che non vogliamo, si ridicolizza il diverso, si cancellano le persone, molte persone si buttano via, con comportamenti sconsiderati e irresponsabili, e non si dà più valore al prossimo, visto come un oggetto da sfruttare.

Niente è più “gratuito”, non si dà più valore alla parola e al gesto. È un’epoca in grave declino e dopo il referendum, l’unica cosa buona che aveva la nostra San Marino, ora non c’è più.

Caterina Taddei