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Il confronto tra le forze politiche in campo sta entrando nel vivo, la puntata di Close-up in onda giovedì sera su Rtv condotta da Luca Salvatori ne ha restituito una fotografia a colori.
Tra gli ospiti in studio, Gian Carlo Venturini della Dc, Roberto Ciavatta di Rete, Fabio Righi di Domani Motus Liberi, Gerardo Giovagnoli del Psd, Giovanna Cecchetti di Elego, Dalibor Riccardi di Libera, Roberto Giorgetti di Rf.
Non si è trattato di un dibattito all’insegna della solita ‘vivacità’ perché le denunce di questi anni hanno probabilmente sortito l’effetto di chiarire con una certa evidenza fatti e responsabilità del governo uscente. E ora lo sguardo non può che essere rivolto al futuro.
Un futuro che proprio per i fatti che sono accaduti dovrà svolgersi in totale discontinuità rispetto al passato.
Ragion per cui più o meno tutte le forze che fanno capo alla ex opposizione hanno preso le distanze da Rf, considerato il partito che ha di fatto trainato il governo a targa Adesso.sm. Lo ha sottolineato il segretario della Dc Gian Carlo Venturini che in trasmissione ha detto: “Nelle predichiarazioni, i cosiddetti apparentamenti, abbiamo confermato la disponibilità a dialogare con le ex opposizioni con le quali in questi anni c’è stato un dialogo costante mentre per discontinuità non ci siamo resi disponibili a dialogare con Rf. Ci sono questioni che non vanno dimenticate. Ora si parla della necessità di indebitarsi, voglio ricordare che per la prima volta dopo questi tre anni di legislatura ci troviamo con un debito notevole e che siamo passati da un debito pubblico di circa il 22% al 67%, non ha peraltro inciso solo Carisp ma ci sono ulteriori 100 milioni che non riguardano l’istituto. Ed è una cosa sulla quale è inevitabile riflettere. Preso atto di questo, per ciò che concerne eventuali finanziamenti esteri, bisogna mettersi nelle mani non di un solo soggetto, né si può pensare con quei soldi di coprire i buchi senza fare investimenti. Ma sono tematiche che andranno approfondite, dati alla mano”. Sulle responsabilità è tornato con la consueta determinazione il leader di Rete Roberto Ciavatta che ha detto: “Ricordo che ci sono delle indagini in corso, delle azioni di responsabilità che sono partite, che c’è stata una banda che ha usato il Paese come bancomat e chi si è reso responsabile di spalleggiare coloro che hanno trattato le strutture finanziarie come qualcosa a cui attingere con la copertura di qualcuno, dovrà pagare. Se siamo indebitati per un miliardo e passa di euro, ci sono delle responsabilità”.
Di qui la chiusura a Rf: “Ribadisco che Rete ha escluso Rf. Voglio sottolineare che ad insistere su questa ipocrisia di legge è stato chi aveva perso il referendum sull’onda del ‘altrimenti i partiti fanno quello che vogliono’. Chi ha proposto questa cosa poi ha indicato di dialogare con tutti. Dobbiamo fare purtroppo i conti con queste contraddizioni spaventose. In tutto il mondo dopo le elezioni apri un dialogo con chi ha un programma migliore, con chi ha i candidati eletti che possono essere più compatibili, e con chi ha un numero sufficiente per farti comporre un governo. Noi puntiamo ad essere la coalizione che aprirà le consultazioni, puntiamo a essere la prima forza politica, così abbiamo dovuto lasciarci più spazi possibili di dialogo. Fuori solo Rf perché non condividiamo il metodo. Dicono ancora che hanno soluzioni per il Paese, viene da chiedersi come mai in 13 anni non le abbiano attuate. Ribadisco la nostra ferma volontà di escludere il partito che si è contraddistinto per il traino di un governo fallimentare”.
Da parte sua ‘Noi per la Repubblica’ ha lasciato due porte chiuse. Ad affermarlo il segretario del Psd Gerardo Giovagnoli: “Questa predichiarazione è un elemento da rivedere, la legge che è stata approvata è stata frutto di compromessi e la questione degli apparentamenti è una di quelle un po’ troppo al ribasso, si decide all’oscuro dei programmi e rende una serie di ragionamenti sterili. Premesso questo noi abbiamo inserito la Dc e Domani in Movimento perché crediamo che altre forze debbano ancora su alcune vicende esprimersi in maniera più chiara. Il riferimento è verso Libera che è costituita perlopiù da forze che provengono da quell’esperienza di governo che non abbiamo condiviso. Questo non significa che in questo mese non si trovino possibili convergenze ma andranno prese delle posizioni chiare”.
Più o meno lo stesso ragionamento è stato svolto dall’esponente di Elego Giovanna Cecchetti che ha puntato il dito su un emendamento alla legge che ha rivendicato con forza di non aver votato. “Abbiamo per il momento aperto a tutti anche perché il tempo è stato veramente poco e la scelta è avvenu- ta per così dire al buio”.
Da parte sua l’esponente di Libera Dalibor Riccardi ci ha tenuto a sottolineare che quel partito nasce sulla pianta di un ragio- namento che prende le distanze dalla prima parte della legislatura e dalla necessità di un cambio di passo. Infine Giorgetti che si è trovato ad aggiungere ben poco al dibattito parlando della necessità di uno sviluppo sostenibile e di segnali positivi che avrebbe colto. Di positivo, è vero, c’è la fine di un governo fallimentare e la speranza di riuscire a far fronte presto alle macerie che lascia in eredità ai sammarinesi.
La RepubblicaSM