Ultimamente le mie analisi del sangue non vanno benissimo, causa colesterolo troppo alto.
E così, su consiglio del Dottore, ho deciso di fare un’ora di passeggiata su e giù per il centro storico.
Questa mia nuova abitudine ha tolto un po’ di spazio alle mie discussioni con Gino al Bar.
Gino, allora, pur di farmi compagnia ha comprato un paio di scarpe comode e mi accompagna nella mia oretta di moto.
Come sempre si parla di donne, della nostra gioventù, dei nipoti e degli occhioni di Diletta Leotta.
A dire il vero cerchiamo di evitare di parlare di politica perché, ultimamente, ci incazziamo un bel po’: otto partiti socialisti che fanno come i capponi di Renzo mentre Rete ed il Governo ridono del loro beccarsi a crepapelle.
L’altro giorno, però, non abbiamo potuto farne a meno.
Eravamo sotto la vecchia sede della DC e abbiamo pensato alla Clara, a Bigi, a Berti.
Tre avversari politici da rispettare e da ascoltare perché, da loro, pur essendo dall’altra parte si poteva sempre imparare qualcosa.
Gino, sagace come sempre, ha poi dato una battuta sull’astensione del PDCS sulla legge che disciplina le “Unioni Civili”.
“Vedi Pietro è la logica conseguenza del declino che sta vivendo l’ex partitone con una classe dirigente (quella che va dai non più tanto giovani delle varie Officine e quella vecchia) non più all’altezza del ruolo e della storia che gli compete”.
Perché? Ho chiesto: “Pietro la DC ha svolto, su questo tema, il ruolo di spettatore passivo. In molti paesi europei i partiti conservatori hanno saputo affrontare con serietà questi argomenti senza abdicare ai valori cristiani. Sono stati capaci di ragionare su come allargare l’area del diritto ad altri tipi di unione vivendola non come qualcosa di sconveniente o come un allontanarsi dai quei principi.”
Poi ha continuato: “Pur da uomo di sinistra mi sarebbe piaciuto vedere il PDCS protagonista per arrivare ad una legge sulle unioni civili ben fatta. Dove i diritti della famiglia, e soprattutto i diritti dei bambini fossero posti al centro. Purtroppo la DC su questo punto si è mostrata subalterna alla sinistra ed ai movimenti lasciandoli liberi di occuparsene. Ha subito sin dal proprio momento questa legge e non ha messo in campo alcun tipo di proposta.”
“Ma Gino, pensavi ci fossero i numeri per bocciare la legge?”, ho chiesto.
“Suvvia Pietro, il problema non era quello di evitare l’approvazione del progetto di legge ma, anzi, il mettere in campo un dibattito culturale su come favorire politiche per la famiglia alla luce delle mutate condizioni economico – sociali. Avrei gradito molto che la DC facesse battaglie per come aiutare un uomo ad avere figli e quindi a mettere su famiglia prevedendo nuovi strumenti di sostegno e rafforzando quelli già in essere. Era impossibile predisporre, in parallelo, un progetto di legge in questo senso? Era chieder troppo aprire un dibattito culturale su cui tanti, tantissimi anche pro unioni civili lo avrebbero sostenuto? Era così difficile preparare serate pubbliche, costruire comitati civici e preparare iniziative consigliari. L’astensione è una scelta comoda ma inutile che non risolve il problema politico e culturale che riguarda oggi l’intera dirigenza DC.”
Non ho detto nulla e gli ho fatto un applauso per tre buoni motivi.
Primo, perché ha detto quello che la stragrande maggioranza del Paese pensa e vorrebbe sentirsi dire.
Secondo perché alla sua veneranda età ha dimostrato una salute fisica ed una lucidità invidiabile a tanti giovanotti 3.0.
Terzo perché, ormai lo sapete, Gino ha sempre ragione.
