San Marino. Gino e Pietro: “Te voja a fe…sa sta zeinta il progetto culturale!”:

Domenica pomeriggio io e Gino, siamo andati alla Sala Eventi della nostra amata Cassa di Risparmio, per ascoltare la presentazione del terzo volume della collana “Gino Giacomini una vita intensa” scritta da Verter Casali.
A dire il vero, con tutti i partiti socialisti presenti in Repubblica, otto con il MIS (poveri noi, ancora non han cambiato il nome!) – ci saremmo aspettati il pienone di neo dirigenti e leader politici. Cosa che, ovviamente, non è stata.
Ma, si sa, è più facile fare un comunicato, un post, cliccare piace o fare un’latro partito piuttosto che avere l’umiltà di ascoltare e imparare.
Eppure, per i nuovi leaders della sinistra 3.0., sarebbe stato utile riflettere sugli eventi che – tra il 1943 e il 1962 hanno contraddistinto la vita di Giacomini: a partire dalla caduta del fascismo, al dopoguerra, all’attività di governo, alle controversie con l’Italia per arrivare i fatti di Rovereta.
Anni segnati da profondi cambiamenti nella società sammarinese che, comparati a quelli odierni, farebbero ancora tremare i polsi.
Al termine della conferenza, presi da una certa nostalgia, io e Gino abbiamo fatto due passi verso lo Stradone.
Passando davanti al Bar abbiamo visto alcuni dirigenti DC che prendevano un aperitivo al bar reduci dalla loro conferenza programmatica.
Da lontano sembravano però più cupi che stravolti dai lavori congressuali: quasi delle ombre rispetto al resto della gente che viveva quel momento domenicale in tranquillità e leggerezza.
Gino allora ha rotto il silenzio: “Vedi, anni fa due momenti come quelli di oggi avrebbero innescato una forte competizione tra la sinistra e la DC e le rispettive basi. Oggi invece entrambi si leccano le ferite”.
Poi, con altrettanta durezza, ha proseguito: “Tornare alle radici, però, non basta più. Occorre uno scatto in avanti. Il Garofano ed il Santo Marino hanno rappresentato per decenni due famiglie politiche ma ora occorre uno scatto in avanti. Ma, come vedi, gli eredi della storia socialista sono solo interessati a farsi le scarpe gli uni con gli altri e i DC non riescono a lanciare messaggi neanche in linea con l’attualità del momento”. Ascoltavo Gino in silenzio, con tormento, senza alcun motivo di replica perché condividevo ogni sua parola.
“Vedi Pietro, io non ho paura di RETE. Credo che potrà fare al Governo molto meglio di questi che hanno gravemente fallito mettendoci nelle pesche a tutti. Soprattutto perché sarà libera dai mille condizionamenti extra politici di questa maggioranza”, ha poi proseguito Gino.
Però la freschezza di Rete non basta perché siamo anche noi in una situazione simile al dopo guerra.
E per questo occorre che le forze popolari a prescindere da ruoli si riorganizzino con una nuova proposta politica e culturale”. “Hai ragione e infatti…” stavo per completare il ragionamento di Gino quando abbiamo visto passare alla velocità del suono un dirigente di uno degli otto partiti socialisti a bordo di Supersuv, brizzolato con l’aria da bullo d’assalto.
E, così io e Gino, ci siamo scambiati uno sguardo sconsolato.
“Te voja a fe sa sta zeinta il progetto culturale!”: ha esclamato Gino.
Non ho detto nulla e ci siamo congedati.
Me ne sono tornato a casa ancor più incupito pensando al futuro della Repubblica ma anche perché, quando avrei acceso la TV, non avrei neanche potuto ammirare gli occhioni di Diletta Leotta dato che DAZN non trasmetteva le partite del campionato.

Gino e Pietro