C’è qualcosa di profondamente ingiusto nell’idea che un ultraottantenne, accusato di gesti gravi come il presunto avvelenamento di animali domestici – per qualcuno membri di famiglia – possa sfuggire alla giustizia, alla giusta pena se riconosciuto colpevole da un tribunale, solo per l’età.
Il Titano, culla di civiltà – almeno fuori dai socialmedia – si trova di fronte a un dilemma: come punire chi, come il “killer dei cani” se condannato, ha macchiato la sua storia con azioni che gridano vendetta, senza mandarlo in una cella che non è un ospizio? La risposta è semplice, ma pungente come uno spillo: un processo rapido, vista l’età e la gravità dei reati, e se del caso – una condanna ad almeno 12 ore al giorno, ogni giorno, feste e domeniche comprese, di servizio civile al canile e gattile dell’APAS di San Marino. Che spazzi, nutra e impari, sotto lo sguardo dei cani e gatti che avrebbe ferito. Non è vendetta: è giustizia, con un retrogusto di lettiera…
Le cronache di GiornaleSM del 29 aprile 2025 dipingono un quadro cupo: un uomo, già al centro di indagini per maltrattamenti animali, accusato di aver seminato terrore nella Repubblica. Non serve rivangare i dettagli delle sue azioni, la gravità di quanto già sarebbe stato accertato parla da sola. Ma il sospettato, un ultraottantenne, pone una sfida: il carcere, per un uomo di quell’età, è più un problema che una soluzione. La civiltà sammarinese, che si vanta di equilibrio e umanità, non può ignorare la salute o l’età di un imputato, se non altro perchè aderisce alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Eppure, non può nemmeno voltarsi dall’altra parte, come se i reati fossero solo un pettegolezzo. Qui sta il punto: la giustizia deve mordere, anche quando le manette non sono un’opzione.
Un processo rapido è il primo passo. L’età avanzata del sospettato non è una scusa per rimandare: ogni giorno di ritardo è un affronto alle vittime, umane e a quattro zampe, che chiedono risposte. La gravità dei gesti – dall’ombra dei maltrattamenti animali alle azioni che hanno scosso il Titano – richiede una giustizia che non dorma. E se il carcere non è la strada, che si trovi una pena che sia dura, simbolica, e, con un ghigno sarcastico, educativa. Ecco la proposta: 12 ore al giorno, senza sabati liberi o pause natalizie, al canile e gattile dell’APAS. Che il “killer dei cani”, chiunque sia, all’apparenza un pagliaccio con manie di grandezza, pulisca le gabbie, riempia le ciotole, e affronti gli occhi degli animali che avrebbe voluto assassinare. Che impari, sotto la supervisione severa di chi, come l’APAS, dedica la vita a proteggerli e, magari, sotto gli occhi degli studenti portati idi tanto in tanto in “gita” educativa a vedere che succede a chi maltratta gli animali… Immaginino che riserverebbe, poi, un paese civile come San Marino, a chi maltratta compagni di scuola o persone.
Non è una punizione da operetta, ma un monito.
San Marino non può permettersi di lasciare che gesti gravi svaniscano in un’alzata di spalle. La condanna al servizio civile non è solo una pena: è un messaggio che rimbomba dal Monte, perché la civiltà del Titano non si piega, nemmeno di fronte, se sarà, a un ultraottantenne. Che il colpevole sconti il suo debito là dove ha fatto male, tra i latrati e i miagolii che ha cercato di zittire.
San Marino deve agire… E non con mezze misure. Che il processo sia veloce, che la pena sia inflessibile.
Che la sicurezza si rafforzi, ma anche il coraggio: chi denuncia un abuso, come l’APAS, non deve mai sentirsi solo. Che si educhi al rispetto, perché un Paese che insegna a guardare negli occhi – di un uomo o di un cane – non dà spazio a chi semina dolore.
E, per favore, niente volantini per “sensibilizzare” alla giustizia: qui servono sentenze, non sagre paesane.
San Marino, mostri i denti.
I gesti del “killer dei cani” sono un oltraggio, ma anche un’occasione per dimostrare che la giustizia del Titano è più forte dell’odio.
A chi ha ferito la tua comunità, rispondi con una voce che squarcia il Monte: hai scelto la Repubblica sbagliata. Che il futuro sia fatto di rispetto, non di rimpianti. Altrimenti, fra vent’anni, non ci sarà più civiltà da celebrare. Solo ciotole vuote, lettiere sempre linde e silenzio.
Enrico Lazzari