“La giustizia verso gli altri è una carità verso di noi”. Concetto caro a Dostoevskij che ben si attaglia all’attualità. Da giorni ormai al centro dei lavori del Consiglio Grande e Generale c’è la giustizia. Dopo la presa d’atto dei due giudici d’appello il Consiglio si è infatti concentrato sul progetto di legge portato con procedura d’urgenza che il segretario alla giustizia Massimo Ugolini ha spiegato essere un intervento minimale, pochi articoli necessari a ripristinare degli equilibri che erano stati violati. Un dibattito che prima ancora di essere svolto in Aula si era svolto su alcuni media dove era approdato lo stralcio di un parere che nelle intenzioni non troppo velate di qualcuno era l’invito ai due consiglieri, uno di opposizione e uno di maggioranza, nella loro veste di avvocati dell’ex magistrato dirigente, ad astenersi dal prendere parte al voto. E qui l’intervento del consigliere di Npr Gian Nicola Berti ha contribuito a fugare parecchi dubbi. Anzitutto il consigliere Berti ci ha tenuto a precisare che “quando un magistrato è costretto ad andare davanti al giudice perché è stato denunciato, deve farlo attraverso un avvocato. Ci può essere chi come Caprioli e Brunelli chiedono che a pagargli l’avvocato sia il Congresso di Stato benché decaduto. Per un giudice tuttavia scegliere un avvocato di fiducia sarebbe delicato. Ho qui un documento dove l’ex magistrato dirigente si rivolge all’ordine degli avvocati chiedendo l’assegnazione di uno o più avvocati, l’incarico è stato conferito direttamente dal presidente dell’ordine degli avvocati”. Il discorso di Berti è proseguito sulle teste diritte, quelle che non si sono piegate e che nella scorsa legislatura sono state tagliate proprio per questo. “Ci sono delle persone che nell’ultima legislatura sono state aggredite, martoriate dal punto di vista mediatico, persone che nel rispetto delle istituzioni hanno sempre agito con massima sobrietà senza mai rispondere. Dunque non è corretto dire che è in atto un attacco alla magistratura quando l’obiettivo di questo provvedimento è soltanto quello di cercare di ridare dignità al Tribunale. Il veicolo che ci è stato consegnato, la giustizia, era incidentato, vogliamo solo ripararlo per arrivare in carrozzeria. Mettiamoci sulle spalle questa giustizia rottamata e andiamo in officina, inutile dire che c’è bisogno di una giustizia che funziona se poi non facciamo nulla per farla funzionare. Invece si continua qui in Aula a voler dare le sentenze e a dare risalto alla gogna mediatica. Ricordo il caso di un segretario di stato che denunciò un amministratore di banca per minacce quando poi emerse che quelle minacce non esistevano. Frattanto in Aula quel segretario riceveva la solidarietà degli allora Consiglieri. Allora ci fu un duro provvedimento del giudice Ferroni nei confronti di un giudice inquirente per far venire avanti il concetto che se possono andare bene i sequestri, in ogni caso devono esserci le prove. E dalle registrazioni emerse che non vi erano state minacce, che le prove non esistevano. Il prof. Ferroni in quel momento aveva un incarico presso l’Università e quell’incarico scomparve, la cosa poi si compose, Ferroni gettò tanta acqua sul fuoco da uomo di Stato qual era. La stessa cosa capitò al rag. Bizzocchi reo di aver assunto posizioni un po’ particolari nel cda di Bcsm”. A proposito di giustizia e delle sue distorsioni, il consigliere Berti ha anche accennato al conto Mazzini: “tra avvocati scherziamo e spesso mi sento dire che il conto Mazzini l’ho denunciato io perché lo feci attraverso un cliente. Ho letto tutte le 800 pagine e sono rimasto per così dire affamato. Ero contento che l’udienza fosse stata fissata per ottobre. Il processo in realtà è tecnicamente già finito ma non stanno depositando la sentenza. Il portare avanti questa telenovela è una montatura. C’è un vizio di fondo: i processi non si fanno sui giornali. Nei processi si parla di prove non di politica”. Breve ma altrettanto duro l’intervento del consigliere di Rete Paolo Rondelli che agli attacchi provenienti dall’opposizione ha risposto: “Sono una vittima del sistema giudiziario. Meno di una settimana fa ho denunciato un magistrato. C’era un sistema che negli ultimi anni interveniva sulle vite professionali e private delle persone ad uso e consumo di una forza politica”. Un intervento molto equilibrato è stato pronunciato in aula dal consigliere della Dc Filippo Tamagnini che ha detto: “Il collega consigliere Reffi con il quale mi sono confrontato su questo tema mi ha detto di aver maturato la decisione di entrare in politica dopo aver saputo della rimozione dell’allora magistrato dirigente con un odg. Un atto gravissimo perché non lo si è fatto con la legge. Si tratta di azioni potenzialmente irreversibili. Un minimo di saggezza e esperienza politica ti fa pensare che non c’è una reazione che possa combattere e annullare un’azione potenzialmente irreversibile. Solo la macchina del tempo potrebbe riuscirvi. La stima personale è alla base della collaborazione. Come si torna indietro? Questa legge è una possibile risposta. Credete che con questo tornerà la concordia? La possibilità di collaborazione? Non dico che non si debba provare a correggere questi atti. Questi atti vanno corretti, lascerebbero segni indelebili nelle nostre istituzioni. E da ora in poi il principale obiettivo deve essere quello dell’unità”. Della necessità di porre fine al conflitto in Tribunale ha parlato anche il consigliere di Rete Giovanni Zonzini che provocatoriamente ha chiesto a coloro che dai banchi dell’opposizione hanno parlato di sostegno ai poteri forti, di fare i nomi. “Quando voi eravate i burattini di Confuorti ve lo abbiamo detto, io se mi portate le prove esco in 10 minuti da questa maggioranza”. E di uscire dalla logica di contrapposizione che paralizza il Paese lo ha chiesto nuovamente dai banchi dell’opposizione, il consigliere di Libera Rossano Fabbri che ha detto: “Devo constatare che è ripartita la solita divisione, si assiste a strali reciproci, questo non può far bene al dibattito. Non si è funzionali allo scopo. Il provvedimento mi stupisce poco, la giustizia è uno di quei settori dove occorre intervenire per ripristinare un equilibrio. Non vedo grandi forzature, non è un provvedimento che cambierà le sorti della giustizia. Renzi ha fatto il processo delle intenzioni delle intenzioni”.
