Cercherò di entrare nel dibattito sulla giustizia in maniera costruttiva, sperando in questo modo di creare un confronto serio, per quanto possibile non divisivo. Certamente più facile a dirsi che a farsi. Prendiamola alla larga. I problemi del settore giustizia non arrivano certo oggi e non riguardano solamente la Repubblica di San Marino. In Italia ad esempio un noto e importante magistrato è accusato di aver ricevuto regali e benefici in cambio di favori, e di aver tentato di danneggiare chi aveva avviato un’indagine su di lui. Negli ultimi tempi i quotidiani sono tornati ad occuparsi della vicenda e soprattutto del contenuto delle intercettazioni e delle chat presenti sul suo telefono acquisite dall’inchiesta, che riguardano diversi politici e soprattutto altri magistrati. Mi mordo immediatamente la lingua. I colleghi italiani che hanno pubblicato intercettazioni e chat nel pubblico interesse, difficilmente finiranno sotto inchiesta avendo semplicemente fatto il proprio lavoro. Lo stesso non accade sul Titano, ma come detto questa è un’altra storia. O forse no, visto che sempre di funzionamento della giustizia si parla. Personalmente ho sempre sostenuto che le lancette dell’orologio dovessero tornare indietro all’inizio della scorsa legislatura, quando sono cominciati i conflitti più forti. Da lì si dovrebbe ricominciare a ragionare nuovamente sui possibili correttivi da apportare a un settore che li necessita fortemente. Serve maggiore autonomia della magistratura, meno ingerenze da parte della politica, più mezzi. Allo stesso tempo la magistratura deve garantire credibilità e autorevolezza. Poi le decisioni di competenza della politica dovranno essere assunte tutti insieme, coinvolgendo naturalmente le minoranze. Gli argomenti da sviscerare sarebbero tanti, così come i punti da toccare. Per questo vorrei focalizzare il ragionamento semplicemente sulla serenità e la conflittualità. Come la stessa legge prescrive, un giudice non deve soltanto essere autorevole e sopra le parti. Ma deve anche dare l’impressione di esserlo. Questo è il punto focale dal quale partire in un dibattito serio. Il nostro Tribunale oggi vive un momento di forte conflittualità e le toghe non possono essere serene. Troppe ombre, troppe polemiche. Ad di là delle possibili decisioni del plenario, piuttosto che di quelle della politica, crediamo che chi ha responsabilità talmente alte, debba prendere atto della situazione attuale. Al di là di chi siano le colpe, la fotografia di quello che accade oggi è molto nitida. Sta lì, c’è poco da fare. E’ evidente che i protagonisti debbano creare coesione, cosa che allo stato attuale non esiste. Personalmente sono dell’avviso che si debba semplicemente prenderne atto, visto che sono anni che ormai certe situazioni si trascinano. E il risultato è che in molti casi il Tribunale viene delegittimato. Alla vigilia di importanti procedimenti l’auspicio dunque è che tutti siano responsabili e facciano la propria parte perché uno dei tre poteri dello Stato possa proseguire con convinzione nella propria funzione, a garanzia della democrazia, dunque di ogni cittadino.
David Oddone