San Marino. Gli auguri e la lettera aperta a Claudio Podeschi e Bjliana Baruca di Enrico Lazzari

Enrico LazzariGentile Direttore, intendo svestire per questo frangente i “panni” di editorialista del suo Giornale.sm e le affido -nella speranza che la medesima venga affidata alle pagine del suo quotidiano e che il medesimo possa varcare la soglia dei Cappuccini- questa lettera aperta indirizzata a Claudio Podeschi e Bjliana Baruca, da ormai sei mesi detenuti in regime di carcerazione preventiva nelle carceri della “più antica Terra della libertà”.

E lo faccio con la speranza che, questa stessa mia, pur nei suoi toni e duri e diretti, possa costituire un elemento di riflessione profonda nei suoi lettori.

 

Caro Claudio, cara Bjliana,

innanzitutto vi auguro un 2015 sereno nel quale sappiate, una volta di più, rispondere con grande dignità alla condizione di cittadini, per la legge tutt’ora innocenti, privati del bene più prezioso, conquistato dai popoli in secoli di guerre e rivoluzioni: la Libertà!

Certo, lo so, è facile da qui… Da fuori… Dall’esterno di una cella ma, soprattutto, dall’esterno di uno stato, di una nazione che, con gli atti della sua Magistratura, sembra tutto ad un tratto aver tradito la sua grande tradizione di libertà e giustizia.

Una nazione di codardi e, dal punto di vista giuridico, ignoranti. Ricordo, cari Claudio e Bjliana, con un sorriso amaro, lo stupore dei miei interlocutori, qualche mese fa in Repubblica, al mio tentativo di spiegare loro che il Diritto internazionale, il Diritto dell’Uomo, vieta ogni forma di tortura mirata ad estorcere confessioni o, peggio, delazioni… Lo stupore, l’incredulità nell’apprendere che la detenzione cautelare ha, deve avere, dei precisi limiti temporali e delle comprovate, inappellabili, chiare ed evidenti motivazioni, altrimenti si configura a pieno titolo nella pratica definita tortura.

Mi è rimbalzata nella mente, in quel momento, una celebre frase dell’ex Ministro del Tesoro statunitense, non a caso avvocato, William Gibbs McAdoo: “È impossibile aver la meglio su un uomo ignorante in una discussione”.

Come se ciò non bastasse, questa comunità, appare guidata da una classe dirigente, politica, a tutti i suoi livelli, di codardi. Incapaci di gestire uno dei momenti più delicati della storia democratica sammarinese. E non mi riferisco alla crisi economica ovviamente…

La base di ogni democrazia è la contrapposizione, l’equilibrio dei suoi tre diversi poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario. Oggi, quest’ultimo, domina incontrastato, grazie alla codardia della classe dirigente e all’ignoranza giuridica della popolazione, o di gran parte di essa.

Ho “assistito” a vicende grottesche come perquisizioni fatte in casa di indagati mesi e mesi dopo dalla comunicazione del loro status di indagati. Che speravano di trovare i magistrati che le hanno ordinate? Chi è quell’idiota che -se avesse avuto qualcosa di compromettente in casa- non lo avrebbe fatto sparire nel frattempo?

Eppure, nessuno è stato capace di porsi questo ovvio dubbio di fronte a titoloni e mega-foto in prima pagina. Nessuno tra i lettori; nessuno nella classe dirigente; nessuno dalle colonne degli stessi giornali, nell’occasione, colpevoli -inconsapevolmente?- di aver posato un ennesimo tassello nel puzzle della delegittimazione di un individuo o, peggio, di una idea politica.

Ma si immagina, la classe dirigente, su cosa avrebbe messo la testa sotto la sabbia, se quello stesso individuo oggetto della grottesca perquisizione-spot, un domani, uscisse con una piena assoluzione da questa indagine? Evidentemente no…

Ma tant’è… Torniamo a noi…

Si sta aprendo un nuovo anno, spero che possa spazzare via questo brutto momento della storia di libertà della Repubblica. Spero che la custodia cautelare torni ad essere un provvedimento straordinario, come dovrebbe essere in ogni stato di diritto, e rarissimo, così da spazzare via ogni dubbio sul fatto che questa venga utilizzata per estorcere confessioni e delazioni. Non solo per una questione di diritto ma anche per la tutela di una giustizia “giusta”. La carcerazione preventiva, l’abuso della carcerazione preventiva utilizzata come forma di tortura per estorcere delazioni e confessioni è stata alla base di uno dei periodi più bui della giustizia italiana. Mi riferisco all’inchiesta “Mani Pulite” dove gli indagati sottoposti a custodia cautelare, pur di riottenere la libertà in fretta, non esitarono a coinvolgere altri; e altri; e altri ancora… Si arrivò ad iscrivere ben 25.000 persone, se la memoria non mi tradisce, nel registro degli indagati. Poi, a conti fatti, solo 1.500 di questi vennero condannati con sentenza definitiva ed esecutiva…

23.500 persone, quindi, si ritrovarono con la vita distrutta, dalla Magistratura e dai suoi metodi, senza motivo…

Spero che la Magistratura sammarinese chiuda in fretta l’indagine e, altrettanto in fretta, vi venga concesso -qualora emergano elementi realmente concreti che rendano ingiusta l’archiviazione- un giusto processo, dove possiate difendervi dalle accuse che vi sono state mosse contro.

Caro Claudio e cara Bjliana, non ci incontriamo né sentiamo da anni, forse dal 2009. Ma il vedervi soli contro tutto e tutti, soli contro una codardia di comodo, una ignoranza dilagante e una arroganza saccente, mi ha turbato profondamente. Ho, dal canto mio, il rammarico di non aver provato prima -quando ero io nei limiti del mio ruolo e incarico a fare informazione in Repubblica- questo turbamento in alcuni casi che hanno interessato cittadini “sputtanati” da una Giustizia ingiusta, fortunatamente riportata nei suoi ambiti da sentenze sovranazionali.

Spero, e qui concludo, che vi venga restituita al più presto la legittima libertà, che spetta ad ogni presunto innocente, che resta tale fino a sentenza definitiva e contraria. E che la vostra brutta esperienza, unita ad una presa di coscienza dell’informazione, possa servire, un giorno, a regalare al Titano una classe dirigente coraggiosa, ligia al servizio di tutela della democrazia, del diritto, pronta -nel perseguimento del bene comune- a controbattere a derive autoritarie o oligarchiche. Una classe dirigente che possa essere d’esempio, di guida per un popolo sempre meno ignorante…

A presto.

Enrico Lazzari