San Marino. Gli incontinenti del web – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Lo ha detto Umberto Eco. E chi sono io per contraddirlo? Nessuno, tuttavia resto sempre e comunque un accanito sostenitore della libertà di espressione in tutte le sue forme. Per chi va oltre il seminato, come spesso scrivo, c’è il codice penale. Peraltro se vogliamo dirla tutta, pure oggi gli “imbecilli” vengono messi a tacere dalla comunità. Comunità virtuale, ma sempre tale. Allo stesso tempo i social rappresentano uno strumento di democrazia oserei dire vitale per accedere alle fonti soprattutto in quei contesti in cui le libertà fondamentali sono messe a repentaglio. Certo, i nuovi media hanno portato anche grosse storture, ma io penso che non sia mai il mezzo a dover essere messo sotto accusa, quanto l’uso che se ne fa. Premesso tutto questo devo ammettere però, che sempre più spesso, aprendo facebook ad esempio, mi trovo ad essere d’accordo con la penna sublime che ha dato vita a “Il nome della rosa”, uno dei miei romanzi preferiti assieme a “Quo vadis” di Sienkiewicz. Bando ai miei gusti letterari, un capolavoro è un capolavoro. Non è questione soggettiva, ma oggettiva. La Cappella Sistina è sublime. Punto. Così come è indiscutibile la grandezza del piccolo Maradona. Un metro e sessantacinque di perfezione allo stato puro. Come Michelangelo sta all’arte, l’argentino sta al calcio. Per questo motivo mi ha fatto indignare che nel mare magnum dei messaggi di cordoglio, vi sia stato anche chi – potremmo dire per usare un termine alto, i soliti pirla – ha sparato a zero sul pibe de oro, additandolo di essere stato un simbolo negativo, un tossico e non certo un personaggio da ammirare o tale da meritarsi l’intitolazione di uno stadio. La questione sarebbe molto, molto lunga ma cerchiamo di essere coincisi. E’ possibile scindere l’artista dall’uomo? Torniamo così con la memoria alla polemica che ha accompagnato l’imbrattamento della statua di Montanelli accusato di essere stato razzista e stupratore. Io credo che non solo si possa, ma si debba scindere il genio, che è immortale, dall’essere umano, il quale come abbiamo visto è destinato a perire. Il genio è per sua natura divino, l’uomo in quanto tale può commettere invece errori, è fallace. Prendiamo James Matthew Barrie, accusato di pedofilia. Dovremmo smettere di leggere Peter Pan ai nostri ragazzi? Maradona era un grande campione in campo. Al di fuori di esso certamente non rappresentava una figura da imitare o prendere quale fulgido esempio per le nuove generazioni. Ma lui non mirava certamente a questo. Né a qualcuno è mai venuto in mente di chiedergli di essere un testimonial del nuovo libro sul galateo. Semplicemente quando aveva il pallone fra i piedi dispensava gioia per gli occhi e scaldava il cuore. Ed è così che lo vogliamo ricordare: nel suo mondo, sul rettangolo di gioco. In quel ruolo eccolo trasformarsi da antieroe, nel calciatore che ogni bambino da piccolo vorrebbe essere. “Speriamo che diventerai forte come Maradona”: chi vedrebbe qualcosa di sbagliato in un augurio del genere fatto magari al proprio figlio? Smettiamola allora col falso perbenismo e moralismo. Woody Allen resta un grande regista. Non è che al netto degli scandali può cambiare il giudizio sulle sue pellicole. O sbaglio? Poi l’uomo risponderà di fronte alla legge delle sue condotte e ne pagherà lo scotto. Così come la mano de dios probabilmente ora dovrà dare conto in cielo delle sue azioni terrene provando, chissà, a dribblare qualche castigo attraverso uno dei sui giochi di prestigio. A proposito, tu, lassù, che nel giro di pochissimi giorni ci hai portato via pure Connery, Proietti e D’Orazio… e niente, citando ancora il grande Woody Allen “io non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa…”.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”