Era il 1972 quando il geologo Lipparini presentò il progetto di un invaso d’acqua a Gorgascura, pensato per garantire una riserva idrica alla Repubblica durante i mesi di siccità. Ricordo bene quella serata afosa nella sala del dopolavoro di Montegiardino, dove il progetto fu illustrato con grande enfasi, tra speranze e applausi.
Da allora sono passati più di cinquant’anni.
E in cinquant’anni, ogni governo, uno dopo l’altro, ha parlato di quel progetto. Lo hanno infilato nei programmi elettorali, nei comunicati, nei buoni propositi.
Tante parole. Tante promesse. Nessun fatto.
Chi più, chi meno, tutti hanno detto: “bisogna fare l’invaso”.
Ma nessuno – e sottolineo nessuno – ha mai fatto un solo passo concreto.
Ora il Consiglio Grande e Generale torna a parlarne. Come potrebbe essere altrimenti, con il caldo che avanza e l’acqua che scarseggia?
E tornano i soliti discorsi: “è urgente, è strategico, è necessario”.
Sì, va bene. Chiacchiere. Di nuovo.
E potete starne certi: anche questa volta non si farà nulla.
Come tutte le volte precedenti.
Il prossimo governo? Forse dirà le stesse cose. E anche lui non farà nulla.
Intanto, non ci resta che sperare in un’estate piovosa. Perché, al solito, ci salverà solo la pioggia. Non certo la politica.
Paolo Forcellini