San Marino. Governo, crisi scongiurata in un vertice super-segreto e ristrettissimo … di Enrico Lazzari

La quiete dopo la tempesta… O forse solo l’occhio del ciclone? Difficile a dirsi viste le forti tensioni degli ultimi mesi, ma nei giorni scorsi, durante un summit super-segreto che ha riunito di fronte allo stesso tavolo i vertici “veri” dei partiti che sostengono questo esecutivo -insediatosi dopo le elezioni del dicembre 2019 che hanno “spazzato” via dalle poltrone che contano il governo AdessoSm e i partiti che lo sostenevano-, sarebbe stata definita una bozza di accordo di legislatura che dovrà portare il governo alla sua scadenza naturale del 2024.
Trapela poco o nulla se non un -quanto mai eloquente, praticamente una conferma “involontaria”- “si sono raccomandati di non diffondere nulla fino a che l’accordo non sarà ufficiale”. Infatti, raccolta, “intercettata” l’indiscrezione ho “imbracciato” il telefono in cerca di conferme, trovando tutti, con la bocca cucita… O quasi cucita…
Si sa ben poco, però, di quella riunione, se non che è stata ristrettissima e ha riunito -forse all’insaputa anche di gran parte dei consiglieri dei rispettivi gruppi- solo sei esponenti delle forze politiche che sostengono il governo. Sei “pezzi grossi” riunitisi in gran segreto -al contrario di quanto accadeva in passato, quando la location era solitamente uno sperduto paesello del pesarese o delle montagne romagnole- in territorio sammarinese.
Inviolabile la coltre nera stesa attorno ad altri dettagli come il luogo preciso e il giorno dell’incontro. Ma ciò non ridimensiona il senso della sopra citata “conferma involontaria” che mi fa affermare qui, con relativa certezza, che quel summit c’è stato, non più di tre o quattro giorni fa e che la fumata uscita dal comignolo è stata, se non addirittura bianca, di un grigio molto, ma molto chiaro.
Unendo come in un puzzle quanto raccolto nei cosiddetti “corridoi” della politica biancazzurra è emerso cripticamente che, superato un primo momento di tensione fra i leader di Rete e Motus Liberi -da tempo più simili, nei loro rapporti politici, a Zelensky e Putin che non ai celebri Craxy e Andreotti dei tempi che furono- l’aver concentrato il confronto su temi concreti come l’associazione con l’Unione Europea e la necessità di impellenti e inderogabili riforme del calibro di quella fiscale o pensionistica, il clima si sarebbe rasserenato anche fra i “nemici-alleati”.
Rasserenato al punto che da quel summit sarebbe uscita una bozza, messa nero su bianco e sottoscritta da tutti sei i presenti, in cui si sarebbe definita la tabella di marcia del governo, punto per punto, mese per mese, da qui al 2024, termine in cui questa legislatura si esaurirà.
Ora, però, questa pur estremamente dettagliata bozza deve trasformarsi in una sorta di nuovo programma di governo, che tutti i gruppi politici di sostegno parlamentare al governo dovranno, magari arricchendola o affinandola, condividere e sottoscrivere senza se e senza ma, in una sorta di impegno del “finchè fine legislatura non ci separi…”.
Ma cosa prevede questa prima bozza di accordo? Qualcosa di preciso, nonostante le bocche “quasi” cucite, anche in tal senso è trapelato. I primi tre atti sarebbero, nel preciso ordine, la riforma fiscale, la riforma pensionistica e quella del lavoro, con la terza, in ordine di tempo l’ultima delle tre, che dovrà vedere il suo iter concluso entro otto mesi, quindi entro l’anno.
Sia che la almeno apparente serenità ritrovata in seno alla maggioranza si riveli un occhio del ciclone o una quiete più duratura, questa non può che rappresentare una ulteriore e necessaria spinta verso la concretezza di azione dell’esecutivo, che non può certo permettersi di mancare il traguardo delle riforme, perchè necessarie a creare le condizioni per costruire, poi, su questo consolidamento delle “fondamenta” economiche sammarinesi, un serio, razionale e globale piano di sviluppo che porti il Titano fuori dal pantano in cui è piombato anche e soprattutto grazie ai governi degli anni scorsi, oltre che, ovviamente, ad una per nulla evidente efficienza d’azione dell’attuale. Certo, la risoluzione, la definizione di parte delle problematiche “ereditate” da AdessoSm, fra cui l’indebitamento non palese, hanno assorbito parecchie energie nel primo stralcio di legislatura, ma riparare non può significare da solo la sufficienza, visto che è indispensabile, oggi più che mai, costruire o, meglio, ricostruire visti gli sfarzi passati della Repubblica, la cui gente era invidiata da tutti coloro che vivevano anche solo un metro al di là del confine.
In ogni caso, la ritrovata serenità, sarà indispensabile in un momento delicato come questo, che vede un sempre più serrato tavolo di confronto sull’accordo di associazione con l’Unione Europea, i cui termini andranno ad influire in maniera decisiva sul futuro della Repubblica e dei sammarinesi…
In attesa dell’annuncio ufficiale di un ridefinito piano di azione di questo governo che potrebbe arrivare addirittura in settimana, tutti, a parte i sempre più “salviniani” -nei toni, nei modi e nei metodi s’intende- leader dell’opposizione parlamentare di Repubblica Futura e, pur in misura minore, di Libera, possono tirare un sospiro di sollievo, perchè in questo delicatissimo momento San Marino non può permettersi un governo “arrabattato”, meno coeso e meno forte di questo, né, tantomeno, nuove elezioni, che significherebbero immobilismo e tempo perso per tanti mesi… Probabilmente troppi!

Enrico Lazzari