Dopo l’apertura della crisi di governo da parte di Ap, il caos sembra regnare sovrano nel panorama politico sammarinese. Ap e Psd hanno lanciato la proposta di “grande coalizione”, presentata dalla lista unica Sinistra socialista democratica anche a tutte le forze consiliari. Ma le risposte sono state prevalentemente negative e questo rende di fatto impraticabile l’ipotesi auspicata dal partito di Via Rovellino. Per capire i possibili sviluppi della situazione abbiamo contattato il consigliere Simone Celli, leader di LabDem e esponente di spicco di Ssd.
Consigliere Celli, partiamo dalla sua opinione sulla proposta di “grande coalizione” avanzata dal Psd.
“È una proposta che condivido in pieno e che giustamente SSD ha deciso di confrontare con gli altri soggetti politici. Infatti, occorre essere consapevoli che il Paese sta attraversando una fase molto complessa in termini economici, finanziari e sociali. Continuano ad esserci problemi enormi che vanno gestiti prendendosi la responsabilità di compiere alcune scelte strategiche, che di certo richiederanno un impegno politico fuori dal comune e che avranno un impatto sociale considerevole. Ci troviamo in un momento storico che non ha niente a che vedere con l’ordinaria amministrazione, c’è un vero e proprio stato di emergenza, per cui la politica deve agire di conseguenza”.
I problemi enormi a cui lei fa riferimento si possono risolvere solo con la “grande coalizione”? Dc e C10 al contrario sostengono la necessità di coalizioni coese e non troppo ampie. Chi ha ragione?
“Il punto non è chi ha ragione. C’è una differenza di approccio tra le due visioni. La proposta di “grande coalizione” trae spunto dalla consapevolezza che per affrontare certe problematiche sono indispensabili due fattori: un vasto supporto politico e una accentuata coesione sociale. Non è facile pensare di realizzare le riforme di sistema finalizzate a raggiungere l’equilibrio strutturale di bilancio, di intervenire sulle criticità del settore bancario e di mettere in campo un progetto complessivo per incrementare la competitività di sistema, per creare posti di lavoro qualificati e per rendere San Marino meta appetibile per investimenti e iniziative imprenditoriali di alto livello, avendo contro almeno la metà del Paese. Sia chiaro, è solo una mia opinione, per queste ragioni però ritengo che la “grande coalizione” sia un’ipotesi più che sensata”.
Resta il fatto però che Dc e C10 hanno respinto l’invito al mittente. È già pronto un piano B?
“Prima di pensare al piano B confido che DC e C10 possano valutare con attenzione e senza pregiudizi la proposta che è stata a loro illustrata da SSD. La “grande coalizione” rappresenta una opportunità di riscatto per la politica che, almeno in questa circostanza, potrebbe dimostrare di anteporre gli interessi generali della comunità sammarinese ai tatticismi e alle convenienze di parte. E’ vero che tutte le forze politiche coinvolte in un progetto politico di questa natura avrebbero qualcosa da sacrificare, ma a guadagnarci sarebbe il Paese e questa a mio parere è l’unica cosa che conta. Negli ultimi anni i governi si sono trovati ad inseguire costantemente le emergenze, anche e soprattutto a causa della mancanza di una concreta visione di futuro, la prossima invece dovrà essere la legislatura della ricostruzione della Repubblica di San Marino: una ricostruzione non solo economica, ma anche sociale, etica, culturale e politica. Sarebbe un segnale davvero positivo e entusiasmante che la gran parte delle forze politiche si ritrovasse a condividere una sfida di tale importanza. Dopodiché, al netto delle posizioni finora registrate, è abbastanza evidente che senza il partito di maggioranza relativa non si possa parlare di grande coalizione”.
Con Repubblica futura, invece, c’è stata ampia condivisione sulla proposta avanzata da Ssd. Si può dire che comunque vada sarete alleati?
“È evidente che con Repubblica Futura si sono registrate le convergenze più importanti sulla proposta di “grande coalizione”. Questo è un dato che va tenuto in seria considerazione dal punto di vista politico e che mi auguro possa portare a un rafforzamento della collaborazione in vista dell’imminente passaggio elettorale”.
Se non sarà grande coalizione, Ssd opterà per un’alleanza con o senza Dc? Voci di corridoio ritengono che questa decisione potrebbe mandare in frantumi il processo di aggregazione riformista, è vero?
“Se non sarà “grande coalizione” tutte le componenti di SSD si metteranno attorno ad un tavolo per confrontarsi e discutere su quale sarà la migliore strada da intraprendere. Sono certo che da parte di tutti ci sarà il massimo sforzo per trovare una sintesi unitaria che non mandi all’aria il lavoro compiuto in questi mesi. La storia del riformismo sammarinese ha sempre visto dibattiti molto accesi sul tema delle alleanze. La nostra parte politica ha retto e vinto quando, dopo la battaglia interna, si è ritrovata unita. Il mio percorso politico degli ultimi mesi parla chiaro, ho fatto scelte molto difficili in nome dell’unità dei riformisti, ho riconosciuto pubblicamente gli errori del passato e perciò non mi rassegno e continuo a lavorare perché anche a San Marino ci sia un’organizzazione del socialismo europeo in grado di rappresentare il 25 per cento del corpo elettorale. Sia chiaro: con i riformisti divisi, vincono i conservatori e il populismo. Entrambi gli scenari non possiamo permetterceli, in quanto sarebbero dannosi per il Paese”.
Non ha risposto alla mia domanda. Insomma, con chi si alleerà Ssd?
“Per prima cosa io non posso risponderle per conto di SSD, eventualmente le posso dire qual è la mia opinione ed è quello che farò. Personalmente ritengo che il tema delle alleanze non possa essere affrontato con un approccio di carattere ideologico. Non ci si può limitare a una questione di sigle o di formule. Il problema non è essere “con” o “contro” la DC, ma è stabilire che cosa vogliamo fare con i nostri futuri alleati. Ci sono alcune emergenze che vanno gestite e risolte con una certa tempestività individuando soluzioni concrete e ragionevoli. Ebbene, per quanto mi riguarda queste soluzioni dovranno ispirarsi ad alcuni valori irrinunciabili, come la legalità, la trasparenza, lo stato di diritto, la separazione dei poteri, l’autonomia delle istituzioni di garanzia, il merito, la giustizia sociale e le pari opportunità. Deve essere chiara una cosa: SSD non offrirà mai sponde a tutti quelli che hanno in mente tentativi di restaurazione e di ritorno al passato”.
Rete ha lanciato l’appello a C10 per creare una alleanza dei movimenti in grado di vincere al primo turni. Da avversario le farebbe paura una coalizione del genere?
“Paura no, rispetto si. I movimenti civici hanno portato significativi elementi di novità all’interno del dibattito politico e questo va riconosciuto in termini positivi. Però sinceramente non credo che sia sufficiente condividere la matrice civica per dare vita a un progetto di governo credibile. Tra le altre cose mi pare che tra RETE e Civico 10 ci siano sostanziali diversità di vedute sul piano dell’approccio, dell’analisi e delle soluzione.”
Ultima domanda sul rapporto con i suoi ex compagni del Ps. I ben informati dicono ci siano veti incrociati insormontabili che impediscono qualsiasi forma di collaborazione. È la verità?
“Sarò molto chiaro. Da parte mia non solo non c’è alcun tipo di veto ma c’è la speranza che il PS possa rivedere le proprie posizioni rispetto alla partecipazione al percorso di aggregazione dell’area riformista. Il movimento socialista è parte fondamentale del riformismo e sarebbe davvero importante poter contare sul contributo del PS all’interno di SSD. Perciò, credo sia doveroso ribadire che per i socialisti le porte di SSD sono spalancate. L’unità di tutta la sinistra riformista, a mio parere, è il valore aggiunto su cui l’intero Paese dovrà poter contare nell’ambito della prossima consultazione elettorale e tutti i socialisti hanno il diritto e il dovere di esprimere attivamente il loro impegno all’interno di questo progetto politico. Se uniti, i riformisti vinceranno e riusciranno ad imporre la loro visione di futuro nella gestione del governo. Se divisi, i riformisti continueranno a rappresentare una sinistra irrilevante e subalterna. Per questo considero SSD non solo un progetto politico dotato di straordinaria prospettiva, ma anche una delle ultime opportunità per ridare alla sinistra riformista un ruolo chiave nelle scelte politiche, sociali e culturali, che dovranno essere compiute a livello di governo nei prossimi anni. Va rispettato chi deciderà di restare fuori da SSD, ma dovrà assumersi la responsabilità di aver reso la sinistra riformista più debole”.
La Tribuna.sm