San Marino. Grazie, Lady Bruschi! Grazie di vero cuore. Nonostante tutto, non si dimentichi di noi … di Alberto Forcellini

Tanto tuonò, che infine piovve. Il direttore generale ISS Alessandra Bruschi si è dimessa e se ne va da San Marino. Sono mesi che, sui media e sui social, arrivano attacchi politici pesantissimi contro di lei. È troppo arrogante. Comanda tutto lei. Assolutamente indisponente. Scrive i nomi con la matita rossa e la matita blu, non si sopporta.

Si sarebbe stancato anche un santo…

Il problema vero non è il presunto caratteraccio di una persona, quanto le capacità professionali che fanno la differenza rispetto alle altre. Una grande differenza. E allora il problema diventa politico.

E pensare che per una come lei, abituata a lavorare ai massimi livelli della sanità italiana, abituata a gestire aziende sanitarie con budget di decine di miliardi, arrivare in un ospedalino con un bilancio di un centinaio di milioni, più la partita di giro delle pensioni, avrebbe dovuto essere una passeggiata.

Invece si è scontrata con il nodo gordiano degli interessi politici; con le magagne ventennali, o trentennali, di una sanità gestita all’insegna dell’improvvisazione e della partitocrazia; con la piccolezza di personaggi che, senza alcuna competenza ma con ambizioni sfrenate, invece di fare il loro lavoro, se ne vanno in giro per gli uffici a spargere veleni, a parlare male di questo e di quello, a cercare di spingere per far entrare l’amico, il familiare, il parente. Talmente subdoli, ma talmente insistenti, che alla fine qualcuno che li ascolta lo trovano sempre. Alzi la mano chi non conosce personaggi di questa fatta!

Che cosa ha fatto Alessandra Bruschi in un anno, o poco più di incarico, è presto detto: ha saputo organizzare l’ospedale nella seconda e terza dell’epidemia, allestendo e potenziando un servizio territoriale capace di non far gravare tutto il peso dei contagi sui reparti ospedalieri (più di 5 mila ammalati, non sono uno scherzo). Ha saputo organizzare una campagna vaccinale di massa, che in due mesi ha raggiunto l’immunità di gregge e ha permesso di riorganizzare i servizi ospedalieri. Sono stati allestiti diversi i servizi online per le prenotazioni e per la richiesta di ricette, che evitano file e perdite di tempo.

Di fronte ad una crescita esponenziale della spesa farmaceutica per i malati di Covid, il bilancio ISS 2020 è stato chiuso quasi a pareggio. È stata attivata un’audit che ha messo in luce gli enormi sprechi, le lacune, le inefficienze perpetrate negli anni passati, allo scopo di porvi rimedio e poter lavorare su altri livelli di efficienza.

Sono stati redatti un piano sanitario e un atto organizzativo che descrivono finalmente una sanità degna di guardare al futuro. È stato predisposto un progetto per il nuovo ospedale, che dovrà offrire la logistica, la tecnologia e le professionalità per questa nuova sanità.

Ma i sammarinesi cosa guardano? Guardano alla telefonata non risposta del centro sanitario, all’infermiera che non c’è, al medico che ti rimanda da Erode a Pilato. A una prenotazione che slitta di qualche settimana. E così parte il mantra: la sanità non funziona. Le opposizioni ci sguazzano. Nessuno guarda al dipendente che non fa bene il suo lavoro, ma ai piani alti che non sanno prendere le decisioni.

Peggio ancora, le opposizioni fanno di tutto per ostacolare ogni passo in avanti con decine e decine di interpellanze, attacchi in Consiglio e con l’antica tecnica di spargere la calunnia.

Un paio di giorni fa, il solito giornale portavoce di AP aveva raccontato dell’udienza della signora Bruschi presso la Reggenza e poi la riunione in Congresso di Stato, avvenute lunedì mattina. Una lunga serie di supposizioni con il tono astioso e malevolo di chi si compiace solo delle negatività, che fa fatica a nascondere la sua soddisfazione quando ci sono dei problemi. Anzi se li inventa perché l’obiettivo è dire sempre male di tutti.

Invece, la signora, non era andata a lamentarsi, ma per prendere congedo dalle istituzioni dimostrando anche in questo una signorilità, un savoir fair, che non si era mai visto. Talmente capace di fare il suo mestiere, che non ha fatto in tempo a dire che era libera da ricevere immediatamente un altro contratto di lavoro in un’importante azienda sanitaria lombarda. Ben altro ambiente rispetto a quello sammarinese.

Insomma, le invidie, le gelosie, le malelingue l’hanno avuta vinta. San Marino non è pronto per i grandi professionisti, né per le riforme, né per svincolarsi dai condizionamenti dei vari capetti del quartierino. C’è ancora molta strada da fare.

Gentile dottoressa Bruschi, ci ha dato una grande lezione di come si fa a lavorare. Speriamo che qualcuno l’abbia imparata. San Marino avrà sempre bisogno di qualcuno fuori confine che dia una mano. Lei non si dimentichi di noi!

a/f