San Marino. Green pass scaduto per oltre 700 mila medici italiani a metà ottobre: caro ministro Di Maio, come facciamo? … di Alberto Forcellini

Parla il Ministro agli Esteri Di Maio, e si scatena l’inferno. Chiunque, leggendo con attenzione la cronaca giornalistica, può ben vedere che la sua esternazione sui green pass sammarinese è stata una risposta improvvisata, non ponderata, a una domanda mal posta. Eppure, i sentimenti di lesa maestà da parte di molti sammarinesi, il putiferio scatenato dalle opposizioni, che ovviamente non perdono occasione per esternare tutta la loro acrimonia contro il governo, hanno avuto più eco anche rispetto alle giuste considerazioni dei sindaci del circondario e di molti cittadini italiani.

Ormai, alcune cose dovremmo averle imparate. Primo: durata dell’immunità da vaccino e quindi validità del green pass, terza dose e obbligo vaccinale sono argomenti squisitamente scientifici. È la scienza che deve dare risposte a questi interrogativi.  I governi devono solo organizzare la funzionalità tecnica degli strumenti per applicare le norme migliori a tutela della salute dei cittadini.

E qui si innestano le soluzioni, spesso fantasiose, per non imporre l’obbligo vaccinale ma per far sì che la maggior parte dei cittadini di aderisca. La confusione è tanta e le proteste ancora di più, su tutte le mille questioni che ruotano intorno al green pass e alla campagna vaccinale. A cominciare da: tamponi, ingresso nei luoghi pubblici, trasporti a lunga percorrenza, scuole, fabbriche, ristoranti, case di riposo per anziani, strutture turistiche, eventi sportivi, palestre, discoteche (ancora chiuse e quelle che aprono vengono chiuse il giorno dopo).

Ma c’è un altro dato importantissimo: 700mila medici della sanità pubblica italiana e quasi 2 milioni di addetti nell’intero settore sanitario e socio sanitario, non avranno più il green pass da fine settembre. Sono stati i primi a riceverlo e saranno i primi a dover fare i conti con la scadenza della validità, fissata a 9 mesi. Per questo, il governo e il parlamento italiano stanno preventivando di allungare la scadenza a 12 mesi. Il che sposta il problema, ma non lo risolve.  Si sta facendo strada anche l’ipotesi della terza dose, ma solo per le persone più anziane e fragili. E anche questo non risolve nulla, perché i sanitari ovviamente non rientrano in queste categorie.

In questi ultimi giorni, tecnici e scienziati cominciano a valutare una terza ipotesi: la reazione anticorpale dei vaccinati (con qualsiasi vaccino) e di coloro che si sono ammalti di Covid, che comunque sono immunizzati. Se passasse questa linea anche sul fronte politico, va da sé che ci sarebbe la risposta a tutti i problemi, anche in relazione alla mobilità da e per altri Paesi, che si trovano nella stessa situazione di San Marino. Cioè con vaccini non approvati Ema.

Infine, un altro elemento di riflessione, non meno importante dei precedenti, è relativo alla mutazione degli equilibri geopolitici a seguito della situazione in Afghanistan. Il presidente Draghi sta lavorando per la convocazione di un G20 straordinario, con la presenza di Russia e Cina, perché non si può fare a meno dell’alleanza di queste due super potenze per affrontare la situazione, che è drammatica da ogni punto di vista e con una minaccia terroristica sempre più pressante. Non a caso, la settimana scorsa, è avvenuta la visita ufficiale del ministro agli esteri russo Lavrov a Roma. Non è affatto da escludere che sul tavolo della trattativa, la Russia metterà anche lo Sputnik V.

Considerati tutti questi aspetti, il problema dei green pass sammarinesi, forse, per l’Italia è il minore dei suoi pensieri. È ovvio che non si possa sottovalutare la questione ed è giusto che il governo di San Marino cerchi innanzi tutto di rassicurare i cittadini e, al contempo, di lavorare sul fronte bilaterale perché comunque la situazione va risolta. Tempo per lavorare ce n’è, e i risultati portati a casa finora lasciano ben sperare che le malelingue verranno zittite ancora una volta.

a/f