Militare accusato da una ragazza di comportamenti poco professionali. Ma i fatti dicono altro: e? lei alla fine ad essere condannata per diffamazione.
Calvario di tre anni: “Grazie alla magistratura, ma resto con l’amaro in bocca. Sono una persona rispettabile”.
Quella che raccontiamo oggi e? una storia incredibile, che al di la? di tutto dovrebbe fare riflettere i lettori sui danni che possono creare le accuse false e i processi mediatici. Siamo a settembre 2013 durante una bella giornata si sole. Il Pianello pullula di turisti, tra cui la riminese J.R., classe ’93.
Quest’ultima come fanno le centinaia di turisti che ogni giorno visitano Palazzo Pubblico, chiede a una delle guardie di rocca in servizio davanti alla sede del Parlamento sammarinese di scattare assieme una foto. La guardia di rocca ovviamente acconsente, anche perche? il suo ruolo di rappresentanza e immagine impone di andare incontro ai turisti, siano essi giovani o anziani, bianchi o neri, naturalmente. Passa del tempo. E la guardia di rocca cade letteralmente dalle nuvole quando alcuni conoscenti lo informano che la signorina di cui sopra, ha postato su Facebook la foto scattata col militare – sullo sfondo di Palazzo Pubblico – contornandola di commenti offensivi, diffamatori e, come si vedra?, privi di fondamento, su un presunto comportamento poco professionale da lui tenuto.
Da questo momento per la guardia di rocca comincia un vero e proprio calvario e una gogna mediatica che rischia di creargli non pochi problemi a livello personale e lavorativo, come e? facile immaginare. Il meccanismo perverso della rete fa il resto: i commenti di dileggio ne generano altri e alla fine a farne le spese e? lo stesso corpo degli uomini in verde che viene messo in cattiva luce in maniera fuorviante e gratuita. Al militare finito suo malgrado sotto accusa non resta altro da fare che redigere una relazione di servizio sull’accaduto. Purtroppo pero? la questione non finisce li?. Di li? a poco arrivano infatti alcune lettere, indirizzate fra gli altri al Comando superiore delle milizie, alla Segreteria interni e al Comando della Gdr, contenenti la foto e la ricostruzione dei fatti diffamatoria apparsa su Facebook.
Il danno d’immagine e? evidente e ormai la questione diventa di dominio pubblico. Al militare cosi? non resta altro da fare che sporgere querela a San Marino e in Italia. Ed e? solo cosi? che alla fine emerge la verita?.
E’ la stessa indagata infatti a rettificare quanto raccontato in precedenza, sempre dal suo profilo Facebook: “Riposto questa foto per rettificare tutte le stupidaggini false che ho scritto a riguardo, poiche? ho riflettuto sul fatto che era ingiusto che mi fossi inventata delle cose su una persona che si e? resa gentile ed educata. Chiedo scusa alla guar- dia di rocca che mi ha concesso di scattare la foto, per quello
che ho scritto in quando mi sono fatta trasportare da motivi personali e futili”. C’e? ben poco da aggiungere, se non provare a comprendere quali siano questi motivi “personali e futili”, con tutta probabilita? – a leggere gli ulteriori commenti – legati a un ex fidanzato. Fatto sta che arriva a conclusione anche il processo a San Marino, dove il Commis- sario della legge con decreto penale condanna J.R. per diffamazione. Viene dunque sancito in maniera molto chiara come il militare sammarinese sia stato oggetto di accuse completamente false e inventate. Eppure in questi tre anni la sofferenza e? stata parecchia, cosi? come tante sono state le persone che aveva- no gia? “condannato” la guardia di rocca, giudicandola colpevole prima del tempo e in assenza di prove.
Da noi raggiunto telefonicamente il militare ha cosi? commentato: “Un ringraziamento caloroso va alla magistratura sammarinese che ha fatto luce sui fatti addivenendo alla condanna della prevenuta e contestualmente cancellando ogni possibile dubbio rispetto ad accuse infamanti e prive di fondamento che mi erano state rivolte.
Rimane l’amaro in bocca per non essere stato difeso da coloro che avrebbero dovuto farlo e di essere stato esposto alla gogna mediatica attraverso commenti puerili e superficiali. Chissa? se coloro che sono stati cosi? veloci a giudicare allora, saranno altrettanto veloci a commentare questa condanna! Io sono una persona onesta e rispettabile e credo sia emerso chiaramente dai fatti”.
David Oddone, La Tribuna