San Marino. Guerra in Ucraina, abbiamo perso, tutti, l’arte del “saper perdere” … di Enrico Lazzari

C’è una differenza immensa fra chi la guerra l’ha vissuta -anche se solo per raccontarla o “fotografarla”- e gli ideologi del “sacrificio”, i quali la guerra -quella vera- la osservano come fosse la prima visione dell’ultima pellicola di Oliver Stone: seduti, sul divano in pelle pregiata, con una birra in mano e, nell’altra, i pop-corn… Prontamente riforniti dalla colf.
Quest’ultimi, dai salotti televisivi o dalle prime pagine dei “giornaloni”, ci santificano la gloria di un popolo che difende la sua terra, a costo della vita. Una gloria ed un eroismo innegabili, ovviamente. Un eroismo che spinge i padri a sostituire con i fucili gli orsacchiotti di peluche dei figli.
L’ideale sopra ogni cosa. Il sacrificio per l’affermazione di un principio imprescindible e irrinunciabile.
Ma, c’è un ma… Fin quando questo sacrificio è nobile? Resta tale quando la battaglia è senza speranza? No… Non lo è, per questo motivo, la strenua resistenza dell’eroico popolo ucraino. O, meglio, lo è, perchè la consapevolezza di una sconfitta certa, inevitabile epilogo del bagno di sangue, della carneficina, nelle forze in campo non è una opzione. La vittoria, come racconta costantemente il loro “condottiero”, è solo questione di tempo. L’invasore sta per essere respinto, è la favola raccontanta a chi combatte, magari con innocue bottiglie Molotov contro razzi e Mig.
E noi? Protagonisti, fautori, complici della sanguinaria “illusione” che -al pari di una oggi intollerabile invasione militare- cancellerà un popolo.
Diversa, ovviamente, la visione di chi la guerra la conosce e non deve assoggettare il suo pensiero, la sua analisi -logica o strategica che sia- alla “linea editoriale” dell’informazione di una delle fazioni in guerra.
Ci sarebbero -scopriamo, così, nel pensiero di “tal” Toni Capuozzo, uno che la guerra la conosce- “i margini di una trattativa che consenta a entrambi di cantare vittoria e leccarsi le ferite delle rispettive sconfitte, ma non c’è nessuno che abbia l’autorità per forzarli a trattare…”.
Abbiamo dimenticato, oggi, di frotne al dramma ucraino, la dignità del “saper perdere”. “Il guaio -ammonisce il celebre inviato di guerra- è che nessuno sa perdere. Non sa farlo Putin, e neanche Zelensky”. E non sa farlo l’Ue, come l’Italia o la piccola-grande San Marino, verrebbe da aggiungere…
Il sangue scorrerà a fiumi… E, alla fine, Putin potrà prendersi -con le armi- ciò che fino a oggi neppure immaginava di poter pretendere…

Enrico Lazzari