Il Consiglio Grande e Generale ratifica il decreto attraverso il quale la Repubblica si allinea alle “Misure restrittive attuative della Decisione 2014/145/PESC del Consiglio dell’Unione Europea e successive modifiche e del Regolamento (UE) n.269/2014 del Consiglio del 17 marzo 2014”. Si tratta di disposizioni che coinvolgono tutti gli Stati membri e alle quali, in teoria, San Marino non sarebbe stato obbligato.
Ma sarebbe stato giusto lavarsene le mani e rimanere alla finestra a guardare quello sta succedendo? Rimanere neutrali?
È probabile che di fronte ad un conflitto all’interno della stessa Europa, che comunque coinvolge tutti dal punto di vista umano, valoriale ed economico, la strada della neutralità non sia quella più opportuna. Neppure nella prospettiva tanto romantica quanto remota, di porsi come soggetto negoziale. Non c’è riuscito neppure il Papa, come avrebbe potuto riuscirci San Marino?
La neutralità, intesa come l’equidistanza del non fare nulla, avrebbe solo favorito i soliti furbetti (ci si perdoni il cinismo) che fanno, o hanno sempre fatto, affari con la Russia. Qui non siamo a condannare la cultura russa, i suoi grandissimi scrittori, compositori, pittori, ballerini; né i suoi sportivi, né tanto meno il suo popolo che forse soffre quanto altri popoli e vede davanti a sé solo lo spettro della miseria.
La condanna, inappellabile, è verso l’invasione di un paese sovrano, con un suo parlamento e un suo sistema economico. Se dovesse passare questo concetto, ogni Paese è a rischio, perché potrebbe entrare nelle mire di qualcuno che magari si crede più forte. Sono le norme di diritto internazionale che hanno fissato il rispetto dei confini nazionali: qualsiasi trasgressione, per qualsivoglia motivo, non può essere tollerata. La sovranità degli Stati è riconosciuta reciprocamente da tutti, per quanto tutti abbiano contezza che si tratta di sovranità limitata in forza appunto degli accordi internazionali. Per questo, nessuno può fare quello che gli pare.
Tutto il resto viene di conseguenza, anche perché le guerre non si accendono per caso, ma per interesse, come è sempre stato in tutti i millenni della storia umana. Sulla testa dell’Ucraina si giocano immensi interessi minerari, oltre che una posizione strategica per il commercio mondiale.
Le cronache ci raccontano che l’obiettivo dell’Europa è la pace e il ritorno alla normalità, usando sia l’arma delle sanzioni, sia quella della diplomazia. Per l’America di Biden, l’obiettivo è il cambio di regime a Mosca.
Per costruire un negoziato, servirebbe un compromesso, che al momento nessuno sembra disposto a perseguire. Sembra piuttosto che le parti cerchino ciascuna la vittoria sul campo e la sconfitta dell’altra, unica condizione per sedersi al tavolo della trattativa. In questo senso può essere interpretata la recente estensione del fronte in Transnistria, di fatto Stato indipendente, non riconosciuto dall’ONU essendo considerato parte della Moldavia, russofono ma con comunità ucraine. Una serie di esplosioni su siti strategici fa temere che Putin, che non ha accettato alcuna richiesta di tregua neppure per la Pasqua ortodossa, non abbia alcuna intenzione di fermarsi all’Ucraina. Il Ministro degli Esteri Lavrov avverte: “Reale pericolo di una terza guerra mondiale ma per noi il conflitto nucleare è inaccettabile”. Gli Usa replicano: “Faremo di tutto per fermare Putin”. La Cina si dice fortemente contraria alla terza guerra mondiale e lancia un appello di pace, ma al momento è da sola.
Siamo di fronte a un Risiko dove la posta in gioco è il futuro mondiale, e primo di tutto il futuro delle popolazioni europee. Stando così le cose, ha fatto bene San Marino ad allinearsi con l’Europa, anche se formalmente non ne fa ancora parte, perché questa è un’implicita condanna alla guerra.
San Marino, che non ha armi, né eserciti, è tuttavia scesa in campo con una grande carica di solidarietà, fatta di accoglienza e di inclusione per tutte le persone (poco meno di 300) che hanno bussato alla porta. Si tratta in prevalenza di donne e bambini, per i quali è stato disposto un permesso di soggiorno rinnovabile per tutto il tempo che sarà necessario. E tutto questo vale più di mille discorsi su un concetto di neutralità che, forse, è tutto da riscrivere.
a/f