San Marino. Guerra Russia Ucraina: quante armi si dovranno ancora vendere per costruire la pace? … di Alberto Forcellini

La guerra voluta da Putin e che avrebbe dovuto durare una settimana, si appresta a compiere un anno di vita e ancora non si parla di negoziato. L’unica certezza al momento è l’escalation militare, con arsenali sempre più sofisticati. Gli osservatori, ma anche la gente sul campo, sono ormai certi che le ostilità dureranno almeno fino al 2024.

L’idea che con il costante invio di armi si possano smussare gli elementi di attrito non pare corretta, ma qual è l’alternativa? Finché non ci sarà un “cessate il fuoco” è ovvio che bisognerà tenere le posizioni militari. Per questo dominano smarrimento e paura. Tante persone sono contrarie alla guerra, ma non sanno cosa fare, sono come paralizzate. Una signora ucraina rifugiata a San Marino, raccontando quanto succede nella sua città, commenta amaramente: stanno facendo tutto nero.

In effetti è questo il colore dominante dopo che i missili hanno bombardato case, ospedali, piazze. Il nero della distruzione e della disperazione. Che si aggiunge al freddo, alla mancanza di luce e acqua, alla certezza che ormai non c’è luogo alcuno in cui gli ordigni non possano cadere.

Quanto durerà la resistenza della gente ucraina e della sua leadership alla guerra endemica che serpeggia per tutto il Paese? In cima ai sentimenti sta il rifiuto ad ogni costo del ritorno sotto “la Russia”. Per questo Mosca vuole mettere tutti allo stremo. E allora ci si chiede quanto tempo disponga l’Ucraina nella sua difesa dall’occupazione. In particolare, quanto tempo possano assicurarle i governi democratici, tra paura e propaganda, tra le prospettive e le occasioni mancate dall’Ue, prima che i loro governati si ribellino ai costi economici della guerra e alla minaccia di una sua evoluzione incontrollata.

Ogni guerra, in qualsiasi parte del mondo, è un colpo inferto agli oppressi: è come un virus contagioso, in termini di distruzione ambientale, esseri umani morti sotto le bombe, sradicati dalle proprie case e dai propri affetti, costretti a vivere nel limbo dei rifugiati, degli sfollati…Mentre i potenti della Terra continuano a giocare a Risiko.

Tra le poche cose certe che si possono ricavare tra i continui notiziari di morti ed esplosioni è che fra prezzi in discesa e stoccaggi pieni, Putin ha già perso la guerra del gas. E non solo, perché nonostante i continui bombardamenti non è riuscito a conquistare un bel niente. Ha ucciso uomini, donne, bambini e non si sa quante decine di migliaia di soldati russi. Sul risultato delle sanzioni imposte dall’Europa, le notizie sono discordanti, ma sembra che l’impatto economico su vari fronti sia stato comunque devastante.

Sul fronte estero, il Cremlino ha sempre meno sostenitori proprio a causa della debolezza dimostrata dal suo esercito, mentre sul fronte interno si cominciano a vedere diverse crepe. Putin è diviso tra chi gli promette vittorie, ottenute ignorando le catene di comando e senza alcun riguardo per le vite dei propri soldati, e chi non minaccia la sua sopravvivenza politica. Da notare che proprio nella settimana in cui lo scontro tra Prigozhin e i militari è debordato dai limiti del decoro istituzionale, il Cremlino ha fatto filtrare notizie sull’inizio dei preparativi per la campagna di rielezione di Putin nel 2024. Ufficialmente il presidente non ha ancora annunciato di ricandidarsi, e uno dei motivi potrebbe essere il fatto che tra molti esponenti della sua classe dirigente, egli è meno popolare di un anno fa.

Il consenso sul fatto che l’invasione dell’Ucraina sia stato un errore è abbastanza diffuso, molto meno condivisa è l’idea che la guerra vada fermata. Nello schieramento di chi vorrebbe vincerla, rendendosi conto che una sconfitta della Russia comporterebbe la fine del regime nel quale hanno finora prosperato, si fa sempre più strada il sentimento che non saranno Putin e i suoi generali a portare la vittoria. Uno dei lati forti che Putin offriva al suo elettorato era uno Stato forte e monolitico che il presidente rappresentava, ma il patto diabolico firmato con un’armata di galeotti ha messo in crisi questa percezione.

Nel frattempo, il presidente ucraino Zelensky chiede tutti i giorni armi sempre più potenti, sempre più tecnologiche perché lui e il suo popolo non si arrenderanno mai. Messa così la situazione, è davvero molto difficile prevedere quando finirà la guerra e dovremo continuare a rivendicare la pace.

Anche il Mahatma Ghandi era profondamente antimilitarista. Affermava che la guerra è un crimine contro l’umanità e che anche le cosiddette “guerre giuste” lasciano dietro di sé non solo l’ingiustizia dei morti incolpevoli, ma la mortale convinzione che la guerra sia una continuazione della politica.

a/f